Don Ghilardi scrive al nuovo Priore

Oltre le colonne d’Ercole
Don Ghilardi scrive al nuovo Priore
delle confraternite diocesane
Prima Parte

Oltre le colonne d’Ercole
Don Ghilardi scrive al nuovo Priore delle confraternite diocesane
Prima Parte
La chiesa

Stimatissima Professoressa Milly,

sei stata eletta da poco “Priore Diocesano” delle confraternite in Savona e già per la terza volta hai fatto sosta a Voze. Nella prima ti sei limitata a vedere dall’esterno l’Oratorio. Nella seconda, abbiamo conversato su alcune controversie che hanno contribuito a rendere difficili i rapporti della confraternita col parroco.

 Nella terza, hai tenuto nell’Oratorio un incontro di preghiere con alcuni confratelli in cappa, la  sera del 20 giugno.

Il sottoscritto non era presente, perché aveva un impegno di  preghiera altrove.

Al mio rientro, ho trovato nella cassetta delle lettere della canonica un biglietto:

“Caro Don Giovanni, ci dispiace non abbia potuto essere con noi per questo breve incontro di preghiera – Buona estate.”

Il tono familiare da te usato mi incoraggia richiamarti alla memoria quello che ti avevo esposto precedentemente. Mi limiterò a descrivere le fasi principali attraverso le quali da parroco mi sono ritrovato “amministratore parrocchiale”.

 

IL MANDATO – Dopo la chiusura della Casa salesiana di Savona (2004) l’allora vescovo della diocesi di Savona-Noli, monsignor Domenico Calcagno, attuale Cardinale di Santa romana Chiesa, mi ha chiesto se ero disposto a dare una mano alla diocesi.

Una mano se la si può dare, la si dà e mi ha nominato parroco di Voze (2007).

Il suo successore, l’attuale vescovo, mi ha affidato la seconda parrocchia “Santissimo Salvatore e Santo sepolcro“ confinante con la prima (2009).

 

GLI ANNI D’APPRENDISTATO – Non avendo io diretta esperienza di parroco, nei primi due anni, ho osservato l’agire degli altri parroci e ho tratto tesoro dal loro operato, sapendo distinguere il nuovo dal vecchio. Nello stesso momento studiavo il comportamento dei fedeli, la loro presenza alla celebrazione eucaristica, la pratica dei sacramenti, il loro livello di cultura religiosa.

Assistevano a messa di precetto solo alcune persone per lo più anziane. Di domenica in domenica, si ripeteva sempre la medesima scena come capita in molti altri paesini dell’entroterra ligure. Che fare?

Lasciare le cose come stavano poteva essere una scelta. Cambiarle si poteva tentare.

 

GLI ANNI DEL CAMBIAMENTO. Ho tranquillizzato i  fedeli rassicurandoli che avrei salvaguardato tutte le loro tradizioni religiose purché per le processioni trovassero un altro celebrante come si usa nelle occasioni solenni.

In parrocchia, era attiva una sola pia persona che faceva parte della confraternita e si occupava di tutte le faccende che ruotavano intorno alla chiesa. Ritenendo più corretto che la confraternita facesse parte della comunità e non che la sostituisse, ho iniziato formare un nucleo di persone che rendesse visibile la comunità parrocchiale e offrisse spazio anche ad altri soggetti, ponendo particolarmente attenzione alle giovani famiglie che erano solite disertare la Chiesa con i loro figli.

Col tempo, crescevano di numero le persone che apprezzavano i nuovi contenuti religiosi e organizzativi. Anche genitori con figli in età di  catechismo condividevano il tentativo di smuovere le acque per un graduale cambiamento.

Alla fine di agosto, una madre di famiglia mi chiese se si poteva fare il catechismo. Alla risposta affermativa, domanda: “Quando inizia?”

Le rispondo: “Quando volete”.

Una settimana dopo, si presentano più di 50 bambini e inizia il catechismo.

La piazza di Voze

 LA COMUNITÀ IN CAMMINO – Da un gruppo di persone anziane ne è nata una comunità capace di valorizzare le risorse umane e cristiane delle persone. Si sono costituiti alcuni gruppi con compiti specifici per una buona organizzazione della comunità: il gruppo di preghiera, il gruppo catechistico e il gruppo liturgico.

Vi è un maestro di canto; i lettori e i bambini che servono all’altare; le catechiste e i catechisti che seguono circa 50 ragazzi e ragazze; chi si occupa della pulizia della Chiesa, dei fiori, delle tovaglie, dei vari addobbi, delle faccende economiche.

Il “Saloncino Don bosco”, ricuperato da un vecchio frantoio-Mulino che serviva da deposito, è una sala attrezzata con mezzi audiovisivi moderni, adatta per riunioni e catechismo.

Uno spazio recintato e sicuro per bambini e famiglie costituisce un “parco giochi” con due altalene e uno scivolo. Non manca il mercatino per raccogliere fondi per le opere parrocchiali.

 

La parrocchia ha organizzato per il secondo anno una colonia estiva a  Roburent (Cuneo) per circa 50 ragazzi e ragazze con soddisfazione dei partecipanti e delle famiglie. Per il quinto anno consecutivo ospita la Corale  Alpina Savonese con la partecipazione anche di altre scuole di canto. Alla sera del giorno dedicato alla festa patronale è stata offerta una cena di beneficenza per circa 250/300 persone con piatti freddi e caldi. Un maxischermo in Piazza della Chiesa ha permesso ai presenti di assistere alla finale europea di calcio. Dal 23 al 28 settembre 2012, la parrocchia ha organizzato in pellegrinaggio a Medjugorie.

Persino una lezione pratica di cucina con piatti tipici Liguri è stata tenuta è alla presenza delle persone interessate.

 

La celebrazione eucaristica del sabato e della domenica richiama numerosi fedeli che hanno imparato a riunirsi nel nome del Signore per pregare e cantare, ascoltare la parola di Dio e riflettere. I genitori, affezionati alla parrocchia, vi portano i figli per il battesimo (16 nel 2011).

Alcuni fidanzati scelgono la chiesa di San Pietro come Parrocchia di elezione e vi celebrano il matrimonio (21 nel 2011).

Ogni ultimo venerdì del mese è assicurata in chiesa la presenza di un sacerdote per accogliere chi desidera confrontarsi con una persona competente in argomenti di coscienza. La chiesa di Voze è l’unica nell’entroterra aperta al pubblico per coloro che vi vogliono far sosta.

Il Vescovo Lupi

PRIMA COMUNIONE E CRESIME – Nel 2012, a Voze, sono stati preparati alla prima comunione 16 bambini e bambine e altrettanti hanno ricevuto il sacramento della cresima accogliendo anche 3 adulti che venivano da fuori. In questa occasione, la responsabile della preparazione dei giovani cresimandi si è rivolta al vescovo celebrante con queste parole:

“Molto reverendo Monsignore Vescovo Vittorio Lupi, a nome di tutta la comunità parrocchiale di Voze, io, diretta responsabile dei giovani a cui è stato amministrato il sacramento della cresima, porgo a Lei i ringraziamenti per essere venuto oggi in mezzo a noi.

Anche al salesiano Don Giovanni Ghilardi nostro parroco, va la nostra diretta riconoscenza per la sua presenza discreta. Senza di lui non avremmo potuto iniziare il cammino di fede che ci vede protagonisti e che coinvolge tante persone, molte delle quali stanno ritrovando la pratica religiosa nella celebrazione eucaristica domenicale.

A Voze non esisteva la comunità parrocchiale ma un gruppo di anziani che andavano diminuendo con l’avanzare dell’età. Non si ricordava in chiesa la presenza dei giovani, dei bambini delle bambine che adesso fanno a gara a servire la Santa Messa. Gli anziani, le famiglie, i genitori tutti guardano con simpatia alla nuova realtà ecclesiale. Anche chi non è praticante ci osserva con interesse. Abbiamo ritrovato la gioia di appartenere alla Chiesa universale; il gusto di scoprirci figli di Dio. Ci sentiamo orgogliosi di essere dei battezzati, impegnati a dare testimonianza di fede.

Ci ritroviamo nel pensiero di una signora che palesa la sua felicità quando può partecipare alla messa nella nostra parrocchia. Sa coniugare fede, carità e opere buone. Non sappiamo chi sia, ma condividiamo ciò che ha scritto, in un foglietto senza data nè firma: “Mi sento molto felice, pur attraversando un periodo difficile della mia vita, quando posso partecipare alla celebrazione eucaristica con voi in questa chiesa.”

E aggiunge: “Una piccola offerta per le sue “opere” a favore di chi è in difficoltà.”

 

L’EDIFICIO ORATORIO – A Voze, nel periodo invernale, la messa festiva veniva celebrata dell’Oratorio, i cui titolari rispondono al nome dei santi Rocco e Sebastiano, perché dotato di riscaldamento. L’idea di provvedere di riscaldamento anche l’edificio – chiesa poteva rientrare  nell’interesse generale. Nel 2008, anche la chiesa parrocchiale viene provvista di riscaldamento

 

Mancavano le aule per il catechismo mentre edificio oratorio rimaneva chiuso. Cosa fare perché le porte dell’oratorio si aprissero alle attività che competono a parrocchia? Volendo conoscere il pensiero della gente su questo argomento, parlavo apertamente con tutti sulla possibilità che l’immobile fosse messo a disposizione anche della comunità parrocchiale. I dirigenti locali della confraternita cominciano a nutrire sospetti verso l’agire del parroco e informano il priorato diocesano sulle sue intenzioni.

 

IL SEGRETARIO DEL DIOCESANO. Il 10 settembre 2010, sono invitato ad una riunione oratorio. Era presente segretario della confraternita venuto Savona per far comprendere al parroco che l’oratorio non poteva servire ad usi diversi da quelli auspicati nella raccomandazione del vescovo monsignor Domenico Calcagno che chiarisce in modo definitivo utilizzo degli oratori.

 

Dopo qualche giorno, uno della confraternita mi consegna una circolare datata 8 settembre 2004.  “gli oratori che in passato sono state adibiti a magazzino, teatri, cinema, sale per riunioni, attività sportive o da altri usi profani devono essere ripristinati nella loro originaria destinazione vale a dire luoghi di culto….. Si sappia che per l’uso improprio dell’oratorio (come deposito di mobili, tavoli, attrezzature per sagre eccetera) si può incorrere nelle sanzioni comminate dalla soprintendenza.”

Essendo l’Oratorio sotto completo utilizzo e controllo della confraternita, il parroco cercava di capire perché rimproverassero a lui l’uso scorretto dell’ immobile, mentre confratelli, da anni, compivano all’interno dell’ Oratorio quelle stesse manifestazioni che il priorato diocesano condannava.

Alla domanda chi fosse il legale rappresentante dell’Oratorio si rispondeva essere il priore ma nessuno era in grado di produrre un documento che suffragasse tale affermazione.

IL PARROCO – Nell’attesa di individuare con certezza il proprietario dell’immobile, il parroco fa eseguire all’interno alcuni lavori ritenuti necessari: messa a norma del sistema elettrico; sostituzione delle due finestre in cattivo stato di conservazione con due nuove che da mesi giacevano abbandonate in un angolo; cambiamento dei cilindri delle due serrature difettosi perché consunti dall’uso e cessione delle tre chiavi alla stessa confraternita nella persona della pia signora che tutti apprezzavano.

 

Poi propone ai confratelli che se la confraternita avesse concesso l’uso dell’oratorio alla comunità parrocchiale, il parroco avrebbe messo a sua disposizione l’uso del mulino-frantoio come magazzino e avrebbe accettato  di posizionare i frigoriferi in un luogo appartenente alla canonica  ma adiacente all’Oratorio.

Intanto l’ Agenzia del territorio di Savona, alla richiesta del parroco di dare un nome all’ente proprietario dell’Oratorio, si  pronuncia e decide di assegnarlo alla Parrocchia di San Pietro in Voze, secondo i documenti in suo possesso….

CONTINUA LA SETTIMA PROSSIMA

 

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