Diversamente laureati

DIVERSAMENTE LAUREATI

 

DIVERSAMENTE LAUREATI

Mauro Cosmai *

 L’ex Belpaese ha visto i più improbabili ministri della Pubblica istruzione, senza neppure la maturità ma abili nel celare o indorare gli scarsi titoli di studio. Le persone non si misurano in centimetri e certificati, tutti d’accordo, ma nel momento in cui si tenta di contrabbandare, in tutti i campi, la musica è diversa.

Quando è stato messo un intellettuale all’alta carica lo si è visto piangere come un vitello di fronte alle prevedibili difficoltà; non era un politicante di professione che non ha mai tempo per studiare poiché accordi, “inciuci” e compromessi portano via tutto quello disponibile. Di conseguenza il tarlo può essere il conseguimento di un titolo di studio mancante. Non si tratta comunque di una ricerca più approfondita del sapere ma di semplice posizionamento sociale, che vidima quindi un ambiguo (e inconfessato) interesse per ciò che invece si tende pubblicamente a minimizzare. Esistono però nazioni compiacenti (Albania, Romania) che cedendo al fascino della pecunia elargiscono titoli altisonanti a chi ha il portafoglio per poterseli permettere. Anche le università nostrane diventano a volte “premiati diplomifici”, si tratta solo di imboccare i sentieri giusti. Le cadute nella farsa, nel ridicolo, sono quasi inevitabili ma ciononostante si continua imperterriti a inseguire un traguardo che si considera irraggiungibile o troppo faticoso.

 


 

Le impalpabili diatribe fra diplomati e laureati sono all’ordine del giorno (anche se tanti diplomati danno la birra a tanti laureati) e i risultati si vedono da sempre, primo significativo esempio nella scuola dove le (belle e utili) materie che prevedevano attività manuali e pratiche si sono via via trasformate in semplici nozioni teoriche poiché, a quanto pare, non posizionavano socialmente (sic) gli insegnanti delegati.

I mass media danno il loro bravo contributo all’andazzo generale: un campione di motociclismo (neppure diplomato) ottiene una laurea honoris causa (per la cronaca in “Comunicazione e pubblicità”) ed è subito chiamato “dottore”, un campione di calcio sorpreso a leggere un libretto buddista viene visto come un intellettuale. Così va il mondo (della notorietà).

Le esasperazioni sono foraggiate anche da chi si arrocca dietro i suoi titoli considerandoli una polizza (r)assicurativa, forse ignorando che esiste chi campa gettando le reti da pesca e che dà lezioni di civiltà ed educazione a professori e primari. Le gerarchie professionali sono inevitabili e spietate, ma chi non rincorre sterili fantasie di superiorità è molto più appagato di tanti altri.

Per concludere: dalle nostre parti vi sono due nutrite categorie di individui che danno troppa importanza a una laurea: quelli che ce l’hanno e quelli che non ce l’hanno.

  * psicoanalista – sessuologo

   (docente universitario)

 Gli aforismi di Mauro Cosmai

 

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