DIVERGENTI VIE DEL MANIERISMO

Una breve recensione della mostra a Palazzo Strozzi dedicata a  Pontormo e a Rosso Fiorentino

DIVERGENTI VIE DEL MANIERISMO
(Pontormo e Rosso  Fiorentino)

Una breve recensione della mostra a Palazzo Strozzi
dedicata a Pontormo e a Rosso Fiorentino
 
DIVERGENTI VIE DEL MANIERISMO
  (Pontormo e Rosso Fiorentino)

       E’ aperta dall’8 marzo e durerà fino al 20 luglio 2014, a Firenze (Palazzo Strozzi), la mostra  dedicata a Jacopo Carucci, noto come Jacopo da Pontormo, e a Giovan Battista di Jacopo, detto Rosso Fiorentino, nati entrambi nel 1494, ed entrambi allievi di Andrea del Sarto. La mostra, allestita circa sessant’anni dopo quella intitolata “Pontormo e il primo manierismo fiorentino”, sempre a Palazzo Strozzi, è curata dallo storico dell’arte Carlo Falciani e da Antonio Natali, direttore degli Uffizi.

 La scelta di riunire nelle sale di Palazzo Strozzi questi due grandi interpreti di quella che il Vasari definisce “maniera moderna” è quanto mai opportuna e significativa, perché pone in dialogo  due forti   personalità  artistiche formatisi in quegli anni  in cui l’Italia era percorsa (e saccheggiata) dagli eserciti imperiali, francesi, spagnoli e in cui si manifestavano tutte le contraddizioni tra la raffinata civiltà (urbanitas) delle corti e delle signorie italiane e l’incapacità di costruire uno o più Stati in grado di reggersi autonomamente e di salvaguardare  la propria indipendenza a fronte delle  potenze che si contendevano il predominio politico, militare, economico e religioso-confessionale sul bel paese dove il sì suona.

Questa mostra è veramente importante perché offre l’occasione di  una nuova lettura delle opere di due protagonisti di quel capitolo della storia dell’arte italiana che  sta sotto l’etichetta di “manierismo” e che di certo non è ormai più considerato da nessuno come una fase di passaggio dal classicismo rinascimentale  al barocco.


 E’ difficile immaginare due artisti che siani tanto affini e, al tempo stesso,  tanto diversi: il Pontormo, legato ai Medici, rappresenta la figura dell’artista malinconico, ipocondriaco e solitario, sempre inquieto e sempre intento a ricercare una irraggiungibile perfezione, anche innovando o rompendo gli schemi accademici tradizionali: “Si travagliava il cervello che era una compassione, guastando e rifacendo oggi quello che avava fatto ieri” (Vasari); quanto allo stile, non è difficile cogliere influenze leonardesche e persino qualche riferimento a Durer.

Diverso il carattere di Rosso Fiorentino – che fu invece dalla parte dei repubblicani e del Savonarola, viaggiò per tutta le vita e morì alla corte di Francesco I, a Fontainbleau – descritto dal Vasari come uomo di brillante conversazione e di  ottima cultura letteraria, testimoniata, tra l’altro, dalla sua amicizia con Pietro Aretino; anche Rosso, sia pure più attento alla tradizione classica, fu stilisticamente originale, come altri artisti ascrivibili alla “maniera” cinquecentesca.   Scrive in proposito Giuliano Briganti: “Furono, di solito, umori balzani, malinconici, solitari. Sono note le loro stranezze e bizzarrie, riferite già dai contemporanei con quella compiacente indulgenza, velata  appena di convenzionale moralismo, che, a cominciare da loro, ha contribuito a conferire alla figura dell’artista quel carattere d’individuo separato dal resto della società, cui molte cose sono permesse: un ritratto divenuto più tardi tipico e caro soprattutto all’età romntica” (La maniera italiana, Sansoni, 1985).


La caratteristica del linguaggio manieristico, d’altra parte, è la tensione tra regola e licenza; inoltre così la facilità d’esecuzione come la rapidità sono qualità molto apprezzate dal Vasari, qualità che corrispondono alla “sprezzatura” di cui parla Baldassarre Castiglione nel suo Cortegiano

Una delle  sale della mostra in cui il visitatore sosterà più a lungo,  è certamente quella in cui sono esposte la Pala dello spedalingo (1518) del Rosso, la Pala Pucci (1519), del Pontormo, e, al centro, la mirabile Madonna delle Arpie (1517) di Andrea del Sarto, il loro comune maestro. In ogni caso, chi entrerà a Palazzo Strozzi prima del 20 luglio, potrà seguire il proprio itinerario estetico personale lungo le divergenti (o convergenti) vie della maniera.

FULVIO SGUERSO

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