Disobbedienza civile

 Senza dover ricorrere a personaggi storici che furono gli antesignani di questa forma di protesta pacifica, tenterò di fare uno schizzo dell’attuale situazione in cui versano tante piccole partite Iva, prendendone ad esempio una: quella di gestori di bar e ristoranti e affidandomi alla formula del dialogo, in quanto più vivace e diretta.

 

Thoreau (1817-1862) fu ispiratore della resistenza pacifica in Gandhi e Martin Luther King. Praticò la disobbedienza civile contro leggi ritenute ingiuste e contrarie all’interesse collettivo 

Un signore attempato (S) è seduto al tavolino di un bar sorseggiando una bibita. Il bar si trova in Liguria, zona Covid arancione, e precisamente a Savona. L’ultimo DPCM ha proibito la somministrazione di cibo e bevande a bar e ristoranti, se non per asporto, col conseguente, ovvio, restringimento della platea di clienti a un’esigua frazione del normale.

–  Confermi di non essere un automa

Un vigile (V) gli si avvicina

V – Signore, lei sta commettendo un’infrazione. Non è permesso fare consumazione al tavolo; è consentito solo l’asporto

S – Questo lo so. Ma mi spiega perché si chiede ai cittadini, baristi compresi, di rispettare le regole, quando chi le emana, e cioè lo Stato, è il primo a infrangerle?

V – Non so a cosa lei si riferisca; ma il mio compito è quello di farle rispettare, non di discuterle.

S – Ah, lei dunque è come un automa, che applica gli ordini qualunque sia la loro natura

V – Non sono affatto un automa, ma se i tutori dell’ordine dovessero far applicare le leggi a seconda del proprio giudizio, sarebbe un’anarchia

S – Va bene, sospendiamo il giudizio, morale e politico. Lei mi chiede di alzarmi e, di conseguenza, estende la sua intimazione al gestore del bar, rinchiudendolo per l’intero orario di apertura fasulla dentro il locale per incassare una miseria

V – Lei obietti pure, ma obbedisca, o la sanzionerò. E assieme a lei, anche il gestore: in caso di opposizione, verrà decretata la chiusura del locale per il numero di giorni stabilito dalla legge

S – Intanto, non è una legge, ma un DPCM. Vorrei vedere se facessero lo stesso a lei, togliendole lo stipendio e costringendola in casa. Come farebbe a pagare le spese inderogabili, come l’affitto, le bollette, il cibo?

V – Perché mai? Io obbedisco alle leggi

S – Perché non toccano la sua persona, la sua famiglia, come gran parte dei cittadini che hanno un reddito garantito e se ne infischiano di quanti vengono messi a pane e acqua

V –Forse non ha sentito il premier Conte e il ministro Gualtieri? Il governo non abbandona nessuno, e tutti riceveranno dei sussidi per compensare i mancati guadagni

S – Sì, li ho sentiti. Ma nessuno può vivere di sole promesse di aiuti, senza una scadenza certa. Lei ricorda quale è stata questa scadenza?

Il ministro dell’Economia, Gualtieri: tutti coloro che saranno penalizzati da questi DPCM riceveranno i ristori entro il 15 novembre. Mente spudoratamente

V – Beh, mi pare il 15 novembre

S – Infatti. Era domenica scorsa; ma dopo una settimana non conosco nessuno che abbia ricevuto questo fantomatico ristoro

V – Ci sarà qualche intoppo burocratico, siamo in Italia…

S  –  Ci sarà certamente: basta vedere in che stato sono ridotte, prima l’INPS in marzo-aprile, quando doveva erogare il bonus di € 600, che pochi ricevettero, ad agosto o settembre; e oggi l’Agenzia delle Entrate. In entrambi i casi i loro call center, dedicati al rilascio di informazioni sulla conformità ai requisiti richiesti e sulle date di erogazione, erano e sono perennemente intasati e uno non sa se può far conto su un sussidio, la sua entità e la data di ricevimento

I numeri sul Covid che ci danno sono reali o rispondono ad esigenze di diversa natura?

V – Come le ho appena detto, ritardi burocratici

S – Già, ma nelle more dell’attesa, nel dubbio se sia vana o fondata, il gestore come fa a far fronte alle spese che corrono inesorabili: affitti, bollette, merce, personale, più le spese di casa? Deve promettere a tutti i creditori che saranno pagati, replicando il comportamento dello Stato? Se questo poi non lo paga per tempo, gli vengono sospesi il gas e la luce, i fornitori smettono di rifornire e i padroni dei muri danno gli sfratti. E’ il sistema perfetto per far fallire chi produce e far sopravvivere soltanto chi consuma. Una stortura economica, o no?

V – Senta, io ho perso la pazienza, quindi bando ai cavilli e veniamo al dunque. Vuole alzarsi o no?

S – Mi alzerò quando lei mi darà una soluzione, invece di intimare a me e al titolare del bar di rispettare ordini idioti.

V – Non sono idioti. Il virus circola alla grande e le restrizioni servono proprio a limitarne la diffusione. Sa come cono messi gli ospedali?

S – Questi tavolini sono all’aria aperta. Che senso ha non poterli usare, muniti di mascherine, e rispettando il distanziamento? 

V- Non sta a me far derogare i bar col dehor aperto. Quindi adesso si alzi. O comincio a scrivere

“Lei mi sta multando, pur sapendo che ho ragione, perché non vuole passare nei miei panni. Lei sta sempre al di là, e io sempre al di qua dello steccato tra salvi e perdenti, tra sceriffi e fuorilegge, anche quando le leggi sono assurde”

S – Lei scriva pure, ma io non pagherò la multa, perché si tratta di uno stato di necessità; non mio, ovviamente, ma di chi gestisce questo bar del quale mi permetto di interpretare il pensiero. Il dilemma è tra fallimento e trasgressione. Accogliamo migliaia di finti profughi da guerre inesistenti per poi farli mantenere da quello stesso Stato che porta noi alla fame. Se lo Stato mi vieta di lavorare, togliendomi il reddito, io voglio vedere i ristori. E SUBITO! L’alternativa sono i prestiti dagli usurai, che infatti stanno festeggiando per questo inaspettato incremento del business. Non voglio finire dagli strozzini, quindi non mi resta che lavorare. Lei sanzioni pure. Non pagherò mai la sua multa. Lei me la dà perché non vuole perdere il posto e finire nella stessa condizione del multato. Lei è dall’altra parte della barricata, quella degli immuni dalla sferzata economica del virus. Gli altri, che s’arrangino. 

E con lui, grazie allo strabismo del governo, ci sono i proprietari immobiliari, che, bontà loro, permettono di saltare un mese o due; ma pretendono che poi, quanti riescono a superare la traversata dell’inferno, coi redditi ridotti al lumicino, paghino un affitto maggiorato, per ricuperare i mesi persi. Per cadere appena finita l’emergenza, anziché durante. Lo Stato, pur di non toccare i rentier, se ne accolla parte delle eventuali perdite, concedendo un credito d’imposta del 60%. Ossia, ti dà respiro sulle tasse a venire, mentre sei crollato oggi, e quelle tasse non le pagherai più, anche se ridotte al 40% degli striminziti incassi dell’anno precedente, cioè quello corrente.

Alberto Zangrillo ridimensiona l’allarmismo isterico delle istituzioni: lui osservatore diretto della realtà ospedaliera, le istituzioni asserragliate all’interno dei Ministeri. Chi è più credibile? [VEDI]

 

Se non si fosse creato il clima di terrore, di isteria permanente, gli ospedali non sarebbero così presi d’assalto. Così come non lo erano durante le ricorrenti influenze. E il Covid è una forma più grave di influenza, ma i morti sono più o meno gli stessi. Per giunta il loro conteggio è quanto mai aleatorio. Tutto questo dà adito al sospetto che alla base del tam-tam mediatico e governativo ci sia solo l’utilizzo del virus per incollare al potere una compagine di sprovveduti opportunisti, col sostegno del capo dello Stato.

Pertanto, ci sono tutti i presupposti, non tanto per uno sciopero fiscale, quanto per una DISOBBEDIENZA CIVILE, fatta sotto l’incombenza della NECESSITA’. Non si può obbedire ad ordini cervellotici che portano mezza nazione al fallimento, salvando l’altra mezza; anche perché la mezza che si lascia morire è quella che lavora e mantiene l’altra mezza.

Se tu Stato mi togli la possibilità di guadagnarmi il pane, provvedi tu a darmelo. Se no, che razza di Stato sei? Oltre ai banchieri, adesso ingrassi anche gli usurai, ben felici di proporsi in vece tua?

   Marco Giacinto Pellifroni           22 novembre 2020 

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