Di nuovo, a Palazzo Sisto, non c’è nulla

MENTRE IN ITALIA SI RIMONTA
 A SAVONA SI RICONTA!!

 MENTRE IN ITALIA SI RIMONTA
 A SAVONA SI RICONTA!!

Il Sindaco che in Campagna elettorale aveva promesso, una volta rieletto, un nuovo modo di fare politica, che sembrava essere stato contaminato da quel vento che poteva regalare anche a Savona una nuova speranza, la stessa che ci ha fatto emozionare per i bagni di folla di Pisapia a Milano, di De Magistris a Napoli.

 Che ci ha fatto commuovere davanti alle lacrime di gioia di Zedda a Cagliari, portandoci a credere che gli italiani, veramente si stavano svegliando e avevano deciso di chiedere un vero cambiamento nell’amministrare, nel fare politica, nel riscoprire la partecipazione. Quel Sindaco, rieletto a Savona, col sostegno diretto di quelle stesse forze di sinistra, ci ha ineluttabilmente riportato nel vecchio modo di fare politica, quello della bieca spartizione delle poltrone che tornano a condizionare la composizione di una nuova Giunta.

 Di nuovo, a Palazzo Sisto, non c’è nulla, perlomeno nel futuro governo della città.

 Oltre alle tanto ambite poltrone degli assessori, si stanno distribuendo i soliti incarichi come fossero posti di lavoro all’Ufficio di collocamento.

Senza un preciso progetto, se non quello di sostituire persone che hanno di meglio da fare, tutto rimane com’era. Si ricollocano i “trombati”, si prendono accordi con le segreterie, si baratta questo o quello in modo da rimettere i tasselli al loro posto.

“ Ma Savona deve dialogare di più, soprattutto con i cittadini, deve essere in grado di ascoltarli” sostiene il Sindaco, che così si giustifica davanti agli attacchi dei “grillini” che contestano i cinque incarichi del suo .

Così a fronte di Imperia e La Spezia che per lo stesso staff contano 2 addetti (quest’ultima con 95.000 abitanti), Genova che, con 608.000 abitanti, ne conta quattro, il Sindaco Berruti ne assume ben cinque. Sì perché vicino ai tre che già potevano svolgere, come finora hanno fatto, il loro lavoro, ha pensato bene di affiancare i due “trombati” del Partito Democratico: Musso e Molteni. Lo doveva alla Segreteria per quei famosi equilibri in nome dei quali si fanno liste elettorali, si decide a tavolino chi deve amministrare, si baratta un ente di secondo grado con due posti in altri enti meno “onorevoli” o meno profittevoli.

Insomma esempi di piccole prime, seconde e terze repubbliche che, come si è visto nell’ultima tornata elettorale vanno incrinandosi, ma che qui da noi continuano imperterrite a sopravvivere.

 Indisturbate come prima?

No, come prima no.

La nuova presenza della “lista cinque stelle” sta già facendo la sua parte, denunciando lo “sperpero di danaro” per questa anomalia di inutili incarichi che fanno andare il Comune in tutt’altra direzione di quella auspicata dell’esempio di rigore e dell’ ottimizzazione delle risorse.

Che sta denunciando non solo il perpetrarsi delle “parentopoli”, ma anche la spartizione degli Enti di secondo grado come merce di scambio tra le segreterie di partito, per ricompensare proprio quelli che la politica l’hanno scelta per professione.

 

Infatti, il Sindaco, sembra sia caduto dalle nuvole quando la consigliera Debenedetti, gli ricordava l’esistenza di una legge dello Stato, ( fatta , pensate un po’, dal Governo Berlusconi!!!) che vieta incarichi su Enti di secondo grado e partecipate a parenti di amministratori e ad amministratori  che non abbiano fatto passare tre anni dal loro ultimo incarico.

 

Federico Berruti

Livio Giraudo

 Gli sarà stato difficile motivare il cambio di decisione avvenuto dopo  l’imbarazzante tira e molla che, da giorni, vedeva il signor Giraudo, marito dell’assessore uscente e “rientrante” Sorgini del PD, reclamare la sua riconferma alla testa dell’azienda Ata.

 

Gli sarà venuto un colpo dopo le sue recenti rassicurazioni fatte al signor Giraudo, che si vedeva nuovamente seduto su quella poltrona che a Savona frutta la modica cifra di  40.000 euro l’anno.

Sarà venuto un colpo anche all’ex assessore Tuvè e al Vice Sindaco uscente, Caviglia, che, forte delle vecchie abitudini delle Segreterie di Partito, aspettava di entrare in qualche “partecipata”, ricompensa della sua non candidatura al Comune.

 

 E’ vero, Signor Sindaco, il Comune deve comunicare di più e soprattutto deve cominciare ad attuare concretamente quella trasparenza amministrativa che i cittadini italiani hanno cominciato a chiedere da più parti e che anche i savonesi non tarderanno a chiedere.

Niente di astioso, niente di personale, nessun discredito o giudizio sulle capacità personali dei suoi collaboratori, ma, solo voglia anche a Savona di voltare pagina.

 In campagna elettorale tutti i candidati Sindaco si sono dichiarati favorevoli a una politica nuova improntata alla trasparenza e alla riduzione dei costi, oggi , però,il Sindaco Berruti se ne è già dimenticato!” dichiara Erik Festa del Movimento Cinque stelle.

   “ Questo è un modo di fare politica che il nostro movimento rifiuta, chi entra in politica non deve farlo a vita! Invece di avere al governo della città persone competenti e preparate, ci ritroveremo nuovamente quelle indicate spudoratamente dalle segreterie dei partiti, in base a quanto i segretari battono i pugni sulla scrivania di Berruti!” aggiunge ancora Milena De Benedetti.

Anche Daniela Pongiglione, consigliera di opposizione per Noi per Savona e Verdi, dichiara la sua indignazione ”Si sta naufragando sugli scogli del più arcaico partitismo. Abbiamo assistito alla passerella di candidati assessori, Presidenti di Consiglio e altre cariche, come pedine di scambio per accontentare i partiti.”

Quest’opposizione rischia, così, di essere l’unica novità a Savona, un’opposizione preparata e promettente. 

 

A Savona, ha vinto, come è tradizione il centro sinistra, ma quello ancora ancorato alla vecchia politica del PD, quella che solleva appetiti in diverse direzioni, quella non ancora riformata che, ancora troppo, somiglia a quella di chi elettoralmente ha battuto.

 

 Il suo modo di far politica non troppo dissimile da quella del partito del Cavaliere, non sembra neanche smuovere gli animi o dichiarare la ribellione dei partiti della sinistra che lo sostengono.

La federazione della Sinistra e lo stesso Sel che in Italia ci ha regalato i Vendola, i Pisapia, i Zedda , qui sembrano fagocitati dal sistema.

 Fed  polemizza, dopo aver contato i suoi voti savonesi, e spinge per entrare in Regione, troppo distratta sulla mancata innovazione savonese del fare politica che avrebbe potuto, oggi con la loro partecipazione, essere concreta.

A Savona ci si continua a turare il naso, coscienti di farlo, qui l’odore per alcuni non è ancora troppo forte.

L’odore emanato dalla gestione dei rifiuti la cui bolletta post elettorale è aumentata, a fronte di una differenziata a livelli  ridicoli e a discariche “compartecipate” in espansione, magari aiutate, in futuro, da un’inevitabile (così ci verrà detto) incenerimento.

L’odore emanato dalla vicinissima centrale a carbone Tirreno Power, ancora accesa nonostante la mancanza di tutele ambientali e di permessi ministeriali AIA, nonostante i ricorsi e le denuncie dei cittadini, sulla quale si sprecano proclami sui falsi problemi occupazionali, da parte del Sindacato e dell’Azienda che spingono per il suo ulteriore ampliamento.

L’odore della cementificazione dissennata della costa e dei vuoti urbani provvidenzialmente liberati dall’industria e della congestione della viabilità urbana ed extraurbana, mai risolta dal punto di vista programmatico e progettuale.

L’odore della mancanza di prospettive di lavoro che l’inadeguatezza della classe imprenditoriale savonese e l’atteggiamento supino proprio della classe politica e sindacale non hanno mai contrastato, prestando invece spesso il fianco sulla depredazione del territorio troppo mutato nelle sue destinazioni d’uso residenziali, con finalità e profitti spesso discutibili.

Le chiavi della città sono rimaste nelle stesse mani, proprio per l’incapacità politica di forze come Sel, Fed e tutte quelle legate agli svariati movimenti cittadini che insieme ai Verdi sono all’opposizione, di proporre un comune candidato sul quale cercare poi la convergenza del PD.

 E’ vero, a Savona non c’era da mandare a casa il Pdl di Berlusconi, il suo candidato non era poi neanche così credibile, ma avremmo forse potuto sperare non tanto in un Sindaco dalle” masse innamorate” che lo assediano e lo chiamano per nome, ma in un Sindaco che ci avrebbe allontanato dalle tristezze partitocratiche che nella politica savonese accomuna tutti in una visione talvolta anche trasversale.

 

Ciò che di veramente straordinario è accaduto nel resto d’Italia è che per abbattere il Berlusconismo e il regime del centro destra con la Lega, ha vinto anche l’insperata voglia di aria nuova, di una politica lontana dagli apparati dei professionisti della politica, dai verticismi e dai tatticismi delle segretarie. 

Quello che avremmo voluto era solo una Savona un po’ più arancione.

 

                                                    ANTONIA BRIUGLIA 

 

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