Cronistoria del carbone

CARBONE E DINTORNI

CARBONE E DINTORNI  

  •  Le centrali a carbone in Italia 
    In Italia, ad oggi, esistono 13 centrali a carbone sparse in 8 regioni e ben 3 di queste 13 hanno sede nella nostra regione, la Liguria: una a La Spezia, una a Genova (che fra cinque anni verrà dismessa) ed una a Quiliano-Vado, più potente di Genova e  La Spezia messe assieme, ed in assoluto l’impianto più grande di tutto il nord-Italia e, purtroppo, quasi unico nel suo genere, costruito in pieno centro abitato: una vera e propria centrale in città.

Produrre energia col carbone è conveniente; costa circa la metà che produrla col metano, anche se inquina il decuplo, mentre con l’eolico o il fotovoltaico ad oggi non  si segnala alcun effetto collaterale sulla salute della popolazione….. 

  •  Tirreno Power 

 

Nasce a seguito della liberalizzazione del mercato italiano ed è oggi uno dei principali produttori di energia elettrica del paese, presente sul territorio nazionale con le centrali termoelettriche di Torrevaldaliga (Civitavecchia), Vado-Quiliano e Napoli.

A Civitavecchia ci sono due gruppi di produzione alimentati a metano della potenza totale di 1.200 megawatt, terminati nel 2005 a seguito della trasformazione delle precedenti unità alimentate ad olio combustibile, mentre a Napoli abbiamo una nuova unità a metano, della potenza di 400 megawatt, che sostituisce i tre vecchi gruppi che utilizzavano olio combustibile.

Le centrali di Napoli e Civitavecchia economicamente non sono in perdita, tutt’altro……. ed il carbone è totalmente assente!

Semplicemente produrre energia col carbone anche se inquina molto molto di più, costa di meno e quindi comporta maggiori profitti.

Da qui l’accanimento terapeutico di T.P. sul carbone…..

T.P. ha cercato anche altrove di costruire impianti a carbone, ma la classe politica locale non glielo ha consentito.

Cosi a Vado – Quiliano , accanto ad un moderno impianto a metano da 800 megawatt, entrato in funzione nel 2007, abbiamo due unità a carbone, ciascuna da 330 megawatt, per un totale di 660 megawatt, vero e proprio prototipo di archeologia industriale, giacchè i due gruppi risalgono come entrata in servizio al lontano 1971. Hanno cioè festeggiato i 40 anni ed hanno ancora pochi anni di vita davanti perchè stanno letteralmente cadendo a pezzi ed inquinano moltissimo e da almeno cinque anni funzionano in deroga, senza l’obbligatoria AIA (Autorizzazione Ambientale Integrata), la cui concessione è vincolata obbligatoriamente all’impiego delle BAT (migliori tecnologie disponibili), attuabili solo con il totale rifacimento dei gruppi esistenti.

 

T.P ha però collegato la ristrutturazione, DOVUTA e NECESSARIA, dei gruppi esistenti alla costruzione di un nuovo gruppo a carbone da 460 mw, che si andrebbe ad unire ai 660 mw esistenti, per un totale di 1.120 mw. Il progetto di T.P. ha incontrato i favori politici di tutto il centrodestra e, da dicembre dello scorso anno, a sole 72 ore dalla prima conferenza dei servizi deliberante di Roma, anche dell’Italia Dei Valori (Secolo XIX di domenica 12/12/2010: dichiarazioni del duo Quaini – Tuvè e dell’onorevole Paladini),  aspetto che purtroppo non sembra apparire una semplice coincidenza e, tra l’altro,  in barba ad una precedente campagna elettorale decisamente ambientalista e contraria ad ogni tipo di potenziamento. Da qui la delibera regionale di sintesi dello scorso 14 marzo che autorizza, previo abbattimento dei due gruppi esistenti, la costruzione di due nuovi gruppi, ma non da 330 mw, bensì da 460 mw. Un ampliamento in piena regola, quindi, con il Presidente della Regione Claudio Burlando che ha cercato una difficile sintesi e mediazione fra le diverse anime della sua maggioranza, con Italia Dei Valori, a parte qualche piccola sfumatura, collocata sulle stesse posizioni del centrodestra di Berlusconi. 

  •  Esposto con valore di denuncia  (articolo 333. c.p.p)
 
Qualche mese fa un gruppo di cittadini, coadiuvato da un team di avvocati e avvalendosi di perizie giurate e studi scientifici, ha presentato alla Procura della Repubblica di Savona un esposto con valore di denuncia. Alcuni dati  che emergono da questo esposto sono davvero stupefacenti.
 
La centrale produce ogni anno il quintuplo del fabbisogno energetico dell’intera provincia di Savona ed ogni giorno sono bruciate, secondo l’ingegner Prelati della T.P, ben 5.000 tonnellate di carbone, per un totale di 1.825.000 tonnellate di carbone all’anno.

 

Il processo combustivo del carbone riversa nell’ambiente, per un raggio di oltre 50 km, cospicue quantità di agenti inquinanti, che, favoriti dai venti cosi frequenti nella nostra regione, ricadono in acqua, nell’aria e nel suolo.

 Una centrale a carbone emette sostanze ad attività cancerogena per l’uomo in quantità enorme: arsenico, cromo, mercurio, cobalto, radon (presente nelle ceneri del carbone e considerato la seconda causa di morte del cancro al polmone dopo il fumo), benzene, diossine, polveri sottili.

Sostanze che sono le principali responsabili di neoplasie, infarti, ictus, emorragie cerebrali.

A proposito dell’uranio, un articolo di Repubblica dello scorso anno sostiene che la ditta canadese Sparton Resources intenda ricavare uranio dal carbone usato in una centrale elettrica a Yunnan in Cina; il procedimento si applica sia alle ceneri volatili emesse nell’atmosfera dalle ciminiere sia a quelle residue sul fondo della caldaia dopo la combustione del carbone ed il fatto che questo possa rappresentare un business per un’impresa interessata all’energia nucleare (e quindi al reperimento di uranio che, come noto, sta scarseggiando sul nostro pianeta) significa che la quantità di uranio presente nelle ceneri del carbone è di assoluto rilievo.

 Mi soffermo in particolare sulle polveri sottili, le cosiddette pm 2,5 (quelle sotto i 2,5 micron); si tratta di polveri frutto della combustione del carbone che non riescono ad essere filtrate da nessun filtro, neppure da quelli di ultima generazione e che veleggiano nell’atmosfera a distanze anche superiori ai 50 km. Sono polveri assai più pericolose di quelle grossolane, poiché passano indisturbate la barriera emato-polmonare, col risultato così di causare ancora maggiori casi di malattie trombotiche (infarti ed ictus), nonché tumorali. Non sono quindi le macropolveri sollevate per il vento dai depositi di carbone (che non sono coperti neppure oggi, dopo 40 anni di attività) il maggior pericolo per la salute dei cittadini, semmai lo sono per i poggioli e i davanzali, con relativa biancheria stesa, come succedeva tanti anni fa quando i filtri dei camini lasciavano passare il particolato più grossolano (PTS). Ora invece i filtri lasciano passare le polveri più sottili possibili, le quali, a differenza delle loro antenate, non vanno a cozzare contro le difese delle nostre vie respiratorie e i filtri degli alveoli polmonari, ma, penetrano in essi per andare a minare all’interno, “sottilmente”, subdolamente, la salute del nostro organismo. Più cioè sono “efficaci” i filtri industriali, meno risulteranno quelli umani…..

 

 

 Gli studi del medico americano Pope hanno dimostrato come che per ogni incremento di 10 microgrammi /m3 di PM 2,5 si riscontri un aumento del 14% dell’incidenza del cancro al polmone nella popolazione.

 Ampliare la potenza della centrale significa aumentare le polveri sottili; è come se si sostituissero due vecchie Fiat 600 invece che con due nuove Fiat 600, migliorandone il rendimento, con due macchine  di cilindrata più grande, per esempio due Mercedes, che bruciano più benzina delle 600. Nel nostro caso due gruppi da 460 mw che bruciano più carbone di due gruppi da 330 mw.

 

 

Il progetto della comunità europea Externe ha dimostrato che il costo di produzione di elettricità dal carbone e dall’olio combustibile raddoppierebbe qualora fossero conteggiati i costi esterni, come i danni all’ambiente, la mortalità e soprattutto la morbilità, corrispondenti a circa 140 milioni di euro ogni anno, gravanti quasi interamente sulla comunità del Savonese e della Val Bormida. Il risparmio attuato rispetto alla produzione col metano risulterebbe vanificato da questo studio; il problema è che i danni dell’inquinamento non ricadono su chi produce energia elettrica, ma sull’intera collettività.

 A pagare sono cioè i cittadini, vittime di scelte politiche scellerate.

 

In Provincia di Savona, fra il 1988 ed il 2004, la mortalità standardizzata dell’intera provincia è risultata significativamente più elevata rispetto alla media regionale in entrambi i sessi, con un eccesso di circa 3.000 decessi. 

Tirreno Power vuole ampliare la produzione a carbone in un contesto nel quale le emissioni ai camini vengono controllate dal produttore stesso, cioè controllore e controllato coincidono, mentre le emissioni al suolo vengono misurate per mezzo di alcune centraline, almeno in parte obsolete (una di queste, secondo il sito Savonanews, è risultata fuori produzione da vent’anni) e limitate alla sola misurazione delle PM 10; in tutta la Provincia esiste una sola centralina che rileva le polveri PM 2,5. 

 

Altro problema è l’inquinamento delle acque; le acque di raffreddamento della centrale si riversano in mare e, oltre ad avere talvolta una temperatura più elevata di quella ammessa, pare non vengano controllate agli scarichi per quanto riguarda polveri e metalli pesanti: il sito della Regione Liguria riporta, infatti, soltanto esami riguardanti colibatteri e affini e non i livelli di arsenico, mercurio, cromo, nichel, piombo, zinco, cadmio e idrocarburi totali.

 

Risulta, però, un livello impressionante di inquinamento alla foce del torrente Quiliano , riscontrabile nella relazione ARPAL sul monitoraggio effettuato nel 2008-2009 lungo le coste liguri allo scopo di rilevare il livello di inquinamento delle acque. Il torrente Quiliano, alla sua foce, è molto più inquinato del mare nei pressi dell’area Stoppani a Cogoleto. 

  •  Ampliamento e alternative 

Nonostante questa situazione ambientale allarmante, Tirreno Power ha presentato un progetto di ampliamento mirato al suo esclusivo interesse economico (questa azienda produce già oggi il quintuplo del fabbisogno energetico dell’intera provincia). Tra l’altro, l’attuale Piano provinciale dei rifiuti prevede il possibile incenerimento del CDR (combustibile derivante dai rifiuti solidi urbani) nei gruppi alimentati a carbone (con la produzione di diossine e metalli pesanti), mentre ciò non sarebbe possibile nei gruppi a metano. Col potenziamento dei gruppi a carbone, si passerebbe dagli attuali 5,4 milioni di tonnellate all’anno di anidride carbonica a circa 7 milioni, con un incremento, quindi, di quasi due milioni di tonnellate di CO2 rispetto alla situazione attuale; le tonnellate di carbone bruciato passerebbero da 1.825.000 a circa 2.500.000. 

Inoltre la ricaduta occupazionale del progetto è assolutamente risibile: si parla, a regime, di una quarantina di posti di lavoro, allorchè fino a pochi anni fà, azienda e sindacati incentivavano forme di mobilità e prepensionamento per lasciare i lavoratori a casa…..  

Le alternative esistono. E non sono esclusivamente l’eolico e il fotovoltaico (nel 2050 la Germania produrrà energia solo attraverso queste due fonti), ma lo stesso metano. La migliore tecnologia a turbogas produce circa 80 volte meno SO2 e circa 4 volte meno Nox rispetto ai vecchi gruppi a carbone ed anche l’anidride carbonica prodotta è di gran lunga inferiore. 

 

I profitti continuerebbero ad esistere, ma riducendosi un po’ nell’interesse di tutti.

 

 Ciò che in ogni caso non può passare è il progetto di potenziamento della centrale di Vado – Quiliano. Ritengo, infatti, che una forma di compromesso accettabile possa essere tale solo se non vi sia un innalzamento dei megawatt di potenza ed un aumento del carbone combusto. Fermo restando che gli effetti collaterali del carbone sono tali e tanti da rendere quanto mai necessario un suo superamento in tempi non troppo dilatati. 

Per ottenere il consenso popolare sul carbone la società Tirreno Power continua ad investire cospicue somme in varie forme pubblicitarie e di comunicazione (giornali, manifesti, sponsorizzazioni di eventi sportivi e non, logo sulle maglie di squadre di basket….) attraverso le quali persiste nell’ inviare messaggi spesso fuorvianti  e, nel contempo, rassicuranti sulle “magnifiche sorti e progressive” del carbone pulito. 

 

L’amministrazione comunale di Savona non più tardi dello scorso anno ha finanziato la propria stagione culturale estiva anche grazie ad un contributo di Tirreno Power. Sarebbe auspicabile che chi farà parte della prossima giunta non commetta questo grave errore, se del caso non turandosi la bocca, come precedentemente fatto, ma dando un chiaro e concreto segnale di discontinuità, promuovendo magari manifestazioni culturali alternative, seppur più modeste, ma evitando di farsi foraggiare da chi, giorno dopo giorno, si è trasformato silente nel carnefice della nostra salute.

 

 

          Federico Gozzi 

 

 

 

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