Corsa al Quirinale

Corsa al Quirinale

Corsa al Quirinale

Il 18 aprile inizieranno le sedute per l’elezione della prima carica dello Stato, il Presidente della Repubblica.
  Il Parlamento si riunirà in seduta comune a Montecitorio, dove la Boldrini dirigerà questa serie di sedute (difficile venga eletto già alla prima votazione). In aggiunta ai 630 deputati, 315 senatori ed ai 4 senatori a vita, si aggiungeranno i 3 delegati regionali per ogni Regione d’Italia, uno solo per la Val d’Aosta, per un totale di 1007 elettori.
Regole
Il Capo dello Stato deve essere eletto con una maggioranza qualificata dei 2/3 dei componenti l’Assemblea (672 voti), questo per garantire una condivisione su un nome che deve essere garanzia della Costituzione e rappresentare l’intera nazione. Se questa maggioranza non viene raggiunta entro tre votazioni, dalla quarta in poi basterà la maggioranza assoluta dei componenti (504 voti). Può essere eletto qualunque cittadino italiano che abbia compiuto 50 anni e che goda dei diritti civili e politici. Dura in carica sette anni, è rieleggibile anche se non è mai successo.

Poteri

Il Capo dello Stato di una Repubblica Parlamentare discende direttamente dal Re delle vecchie Monarchie Costituzionali, calato ovviamente in una forma di governo più democratica. I suoi poteri sono di garanzia del funzionamento dei poteri dello Stato, di tutela della Costituzione, della rappresentanza dell’Italia intera. Vediamo alcuni dei poteri più importanti.

– Rappresenta l’unità d’Italia ed è garante della Costituzione.
– Dichiara lo stato di guerra, previa deliberazione delle camere, ratifica i trattati internazionali su proposta del Governo (e, quando occorre, previa deliberazione delle camere).
– Può sciogliere anticipatamente le camere, eccetto se coincidano in tutto o in parte col cd. “semestre bianco”.
– Nomina fino a 5 senatori a vita.
– Autorizza la presentazione dei ddl, promulga le leggi o le rinvia alle camere con messaggio motivato (se la legge torna a lui tale e quale, è obbligato alla promulgazione).
– Nomina il Presidente del Consiglio e, su proposta di questo, i ministri.
– emana dl, d. lgs. e regolamenti del Governo, nonché gli atti amministrativi del Governo stesso (i famosi dpr).
– Presiede il Consiglio Supremo di Difesa ed il Consiglio Superiore della Magistratura, nomina un terzo dei giudici della Corte Costituzionale.
– Concessione di grazia, commutazione di pene.
Per il Presidente della Repubblica vige il principio di non responsabilità politica (eccetto l’alto tradimento o l’attentato alla Costituzione), pertanto tutti i suoi atti (su cui sorvolo sulla lunga differenziazione) sono controfirmati dal Ministro.

 
In più ha il cosiddetto potere di esternazione, ossia la possibilità di “richiamare all’ordine” le Camere con messaggi scritti od orali, informali. Basta ricordarsi le celebri picconate di Cossiga.

 
Ora, essendo una carica che deve essere di garanzia per tutti i cittadini, per tutti i poteri dello Stato e custode della Costituzione, è evidente il fatto che in 20 anni di malapolitica bipartisan, ci ritroviamo a non avere più quelle celebri personalità di spicco all’interno dei partiti, perché avvelenati dalla corruzione, dal conflitto d’interesse e dagli inciuci.

 
Ci ritroviamo con l’accoppiata B&B alla ricerca di un accordo, come a pensare che, in cambio dell’appoggio al Governo, ci ritroviamo un Presidente non inviso al PdL. Dall’altra parte, il M5S che con le sue votazioni online potrebbe proporre un nome che può spaccare il PD.

Per Berlusconi non importa che sia una persona di grossa levatura morale ed etica, gli basta un garante per le sue leggi ad-personam, che eventualmente gli possa concedere la grazia o commutare la pena, in vista delle probabili condanne in arrivo. Un Amato, un Violante sarebbero per lui perfetti, irricevibili però dall’opinione pubblica. Ma a B. non importa, anzi, punterebbe senza indugio su Violante o addirittura il solito amico del giaguaro: Massimo D’Alema.

Il PD ha quasi i numeri per farcela da solo, ha bisogno di buttare dentro un nome per accalappiare consensi dalle altre forze in Parlamento, come la Lega, Monti e i delegati regionali non di centro-sinistra.

 

 Il nome più gettonato era Romano Prodi: inviso a gran parte del centro-destra, soprattutto a Berlusconi, ma in grado di attirare simpatie da tutti gli schieramenti. Difatti nonostante il passato da vecchia politica, i procedimenti giudiziari (tutti finiti assolti o archiviati, ma questo non implica l’assenza di responsabilità politica) e la vicinanza ai poteri forti della finanza mondiale, è l’unico interno al PD capace di essere più super-partes. Anche Emma Bonino ha gli stessi pregi e difetti di Prodi, con la differenza che la Bonino è stata alleata di Forza Italia, ma ai tempi delle battaglie dei Radicali degli anni ’70, si è distinta per le lotte per i diritti civili ed umanitari.

Il M5S porterà il nome che uscirà dalle proprie consultazioni online. Tra i 10 più proposti, su cui gli iscritti sceglieranno nuovamente, figurano i già citati Prodi e Bonino. Ma ci sono soprattutto tre nomi che, oltre a causare spaccatura nel PD, possono essere veramente simboli di legalità e garanzia.

Il primo, che personalmente ritengo il più adatto, è Ferdinando Imposimato, ex-giudice istruttore di grandi casi di mafia e terrorismo (caso Moro), il primo a denunciare il malaffare e la corruzione dei partiti e le loro connivenze con le imprese mafiose negli appalti delle grandi opere, soprattutto nell’Alta Velocità. Portò un rapporto a Prodi, che rabbrividiva e scappò, senza proferir parola alcuna. Inoltre è un profondo conoscitore della Costituzione e chiede con gran voce la verità sulle Stragi di Stato.

Il secondo è Stefano Rodotà, fu il primo Garante per la Privacy, ma soprattutto è un fautore e promotore della rete, democrazia diretta usando il web come strumento, redattore della Carta dei Diritti del Web e promotore della diffusione dell’internet libero e gratuito.

  Il terzo è Gustavo Zagrebelsky, uno dei più autorevoli costituzionalisti (lo ritengo uno degli ultimi a potersi definire tale) italiani, ex-giudice della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Questo basta per ritenerlo adatto. Poi leggere i suoi pezzi, i suoi libri, le sue pubblicazioni. Un punto di riferimento per chi studia diritto, che di solito lo fa sui suoi libri.

Sta tutto lì: il Presidente sarà garante di tutti o garante dell’accoppiata PD+PdL?

  Vedremo se il PD continuerà nel suo processo di auto-distruzione o cercherà di allungarsi leggermente la vita.

  La via di mezzo per il PD, sarebbe quella di andare per le lunghe e portare avanti Prodi, che prima dell’incontro B&B era già certo dello scranno.Ora sorge qualche dubbio.

Noi tutti speriamo sia il Presidente degli italiani: vogliamo un nuovo Pertini!

Manuel  Meles  da Il cittadino frustrato

 

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