Consigli per sapere se la vostra casa può “reggere” al terremoto

La paola all’esperto/
Ecco la guida più semplice antisismica. Cosa prevede il “Piano Berlusconi”
Consigli per sapere se la vostra casa può “reggere” al terremoto
Sermoni, disquisizioni, allarmismi, ricerca dei colpevoli, intanto si faccia subito prevenzione 

  Trattiamo gli Italiani alla stregua di bambini che vogliono sapere, ma a cui tutto non si può dire!

 Penso che per prima cosa gli Italiani vorrebbero sapere infatti, se la casa dove abitano è sicura……..   Pur non essendo molto complicato nessuno si azzarda ad affrontare seriamente l’argomento. 

Ecco che cosa va fatto per saperlo: 

Caseggiati non in cemento armato. 

1)  noi tecnici esaminiamo le pareti esterne ed interne del caseggiato verificando le eventuali cavillature da assestamento o da dilatazioni della massa costruttiva, fotografandone il contesto; 

2)  constatato che non vi siano cedimenti in atto procediamo al collaudo dei solai; 

3)  Collaudo dei solai: si sgombera una camera “supponiamo avente mq. 16,00 di superficie”, si applica saldamente, nel centro sottostante del solaio, un cavetto di acciaio armonico teso a gravità da un piombo del peso di un Kg. che sopporta una barretta in acciaio a punta orizzontale; si fissa un’altra uguale, barretta orizzontale su di un conveniente supporto fissato al pavimento con cemento di pronta presa, cotrollando accuratamente la coassialità delle due punte.

Si distribuiscono sul solaio in esame 20 fusti da 200 litri cadauno, e si riempono d’acqua. 

Dopo 24 ore misurando la differenza tra le due punte in acciaio ci

si rende conto dell’assestamento subito dal solaio sotto carico ed in esame.

Si procede quindi a svuotare i fusti di acqua liberando così il solaio dal carico previsto di 250 Kg. ogni metro quadrato, e si procede ad una nuova misurazione dello spazio tra le punte in acciaio.

Se le punte sono tornate a riavvicinarsi compatibilmente, il solaio ha evidentemente avuto una deformazione “elastica”; per cui si presuppone un  discreto  coefficiente di stabilità della struttura in generale. 

Se le punte permangono invece, distanziate come si presentavano sotto carico, la deformazione si definisce “plastica” e, come prevede la tecnologia nel merito, si dovrebbe riprocedere al collaudo nelle

identiche modalità descritte prima. Naturalmente il buon senso dell’operatore, che dovrebbe, “per legge”, procedere sino ad arrivare a riconoscere una deformazione “elastica”, deve indurlo a fermarsi là, ove il rischio potrebbe assumere tragiche dimensioni.

 Caseggiati in cemento armato.

La verifica immediata va fatta riesumando il progetto dei cementi armati obbligatoriamente depositato in “Provincia” insieme al “collaudo delle stesse opere in c.a.” eseguito all’epoca e prima della “FINE LAVORI” 

Verificato che i calcoli corrispondano alle normative prestabilite, si procede alla verifica dello stato attuale dei pilastri d’angolo del fabbricato.

Scrostata una conveniente superficie di intonaco, con uno strumento denominato “sclerometro”  si verifica  dal suono  e dalla penetrazione sul primo strato,  la compattezza  e lo stato di resistenza attuale dei manufatti in c.a..

A seconda della prova si procede all’esame dei travi in c.a. e dei solai 

verifcando attentamente che non vi siano passaggi di correnti galvaniche o addirittura collegamenti con impianti di “messa a terra” generali della struttura.

Infatti una delle principali concause di collasso delle moderne strutture in c.a. È proprio il continuo, a volte ormai inevitabile passaggio di correnti elettriche che negli anni, in occasione di manutenzioni, ristrutturazioni, modifiche per inserimenti di nuovi impianti tecnologici, producono campi magnetici che si vanno a scaricare nel primo più facile campo di attrazione, costituito dalla gabbia in ferro del cemento armato!

 In Francia nel 1967, demolendo un capannone industriale, ove queste correnti avevano trovato sede in modo definitivo, mi sono trovato con tanti buchi neri al posto dei ferri stentando a capire come la struttura avesse resistito fino a quel momento! 

       Questa, credo sia la prima cosa che gli Italiani vogliono sapere, prima di partecipare a qualunque disquisizione nel merito di terremoti! Questo va fatto per le scuole dove mandiamo i nostri figli, e credetemi questi “COLLAUDI” si fanno in tre giorni!

 E veniamo alle “new- town”.


 Nelle mie su trucioli n° 192 del 15/03/09 disquisivo su quello che avviene nel resto del mondo: concedere il raddoppio della cubatura catastale esistente, a chi demolisce e ricostruisce con nuove concezioni di sicurezza, energetiche, e tecnologiche, la propria abitazione, più quindi, un’altra da porre in vendita, per recuperare la notevole spesa da sostenere avendo così a disposizione: due abitazioni “SICURE”.

 Mi pare che la situazione delle zone in oggi terremotate, (mi perdonino chi ha avuto nella sciagura lutti e tragedie) le demolizioni siano già state purtroppo effettuate, e, occorrerà a breve,……. ed a suo tempo, solamente ricostruire.

 Ritengo quindi che tutti i proprietari delle case crollate o lesionate dallo scisma potrebbero recuperare quantomeno un’abitazione certamente più “sicura” e confortevole di quella testè distrutta, senza gravare completamente sugli aiuti sociali che avranno comunque e sempre le loro gravi e necessarie incombenze.

Dopo il terremoto degli anni ’60 a Caracas iniziarono la ricostruzione “condensando e raddoppiando i volumi esistenti” ricostruendo così la città, dotandola di ampi spazi verdi e di servizi.

La tecnica di allora si basò sull’accertamento dei rilevanti costi da sostenere per rendere le nuove costruzioni, antisismiche, infatti essendo il primo presupposto costruttivo, costituito da una considerevole piastra in cemento armato strutturata insieme al caseggiato soprastante, tale che insieme possano oscillare ( come una nave sulle onde, per farmi intendere ), è emerso dall’esame dei costi, che questa piastra diventa antieconomica se attuata per tante piccole costruzioni come purtroppo ci troviamo a dover affrontare  nell’odierno nostro caso.

 Secondo me, e le mie deduzioni si basano sempre su quello che ho fatto o che è stato fatto da altri, l’economicità rapportata al massimo del risultato antisismico, si ottiene con costruzioni di altezza compresa tra i sei – dieci piani di cui uno o due interrati per parcheggi e servizi.

Il tutto costruito sempre sulla predetta robusta piastra in c.a..        

 Appare evidente che le promesse di ricostruire quello che esisteva mantenendo gli stessi volumi di allora, può solamente essere riferita alle nostre opere d’arte che inserite in un nuovo contesto urbanistico oggettivamente più verde, non potranno che guadagnare in ammirazione e godimento,(vedi la Torre di Pisa).

Nell’esprimere un forte sentimento di solidarietà ai nostri cugini Abruzzesi……… 

 

Guido Luccini

SAVONA 09/10/2009

 lucciniguido@yahoo.it

 

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