Considerazioni sull’agricoltura biologica

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
CONSIDERAZIONI
SULL’AGRICOLTURA BIOLOGICA

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
 (Quinta parte)
 

In assoluta coerenza con impegni assunti nella scorsa settimana, sottoponiamo oggi all’attenzione ed al giudizio dei nostri lettori il seguente argomento:

CONSIDERAZIONI SULL’AGRICOLTURA BIOLOGICA

(Data: 8 maggio 2007)

Dopo la lunga ed articolata riflessione sugli Organismi Geneticamente Modificati, mi sembra opportuno e logico svolgere alcune considerazioni sull’ AGRICOLTURA BIOLOGICA e sui prodotti alimentari da essa generati e, di conseguenza, meditare sulle sostanziali caratteristiche che la differenziano dall’ AGRICOLTURA TRADIZIONALE.

– Incominciamo, allora, a chiarirci le idee sul Concetto di Agricoltura Biologica. Le regole di questo nuovo tipo di agricoltura sono state definite da una legge -Quadro dell’Unione Europea, che risale al 1991 e che porta la sigla di  CE 2092.


Pietro Gentilucci, in diversi saggi scritti sull’ argomento, ha bene precisato il contenuto di questo documento, al fine di rendere edotta l’opinione pubblica (almeno italiana) “delle implicazioni e del rigore imposto a tutti coloro che intendono intraprendere iniziative nel settore”.

Riporto le sue parole:

” Per biologico si intende un prodotto che, dal Campo alla Tavola, in tutte le fasi che vanno dalla coltivazione e raccolta (o allevamento) alla conservazione, trasformazione e confezionamento, rispetta regole precise, definite dalle Direttive CEE sul settore e dalle normative nazionali, promosse dalle associazioni specializzate.

Di conseguenza, questo nuovo genere di attività deve avvenire su Terreni non esauriti (e, cioè, non coltivati intensamente) sui quali non si impiegano concimi chimici di sintesi, nè pesticidi o diserbanti, inquinanti e pericolosi per l’uomo e per l’ambiente”

Il motto che presiede al concetto di Agricoltura Biologica è racchiuso nella dizione “LAVORARE SECONDO NATURA”; l’applicazione , in concreto, di questo fondamentale principio comporta, ovviamente, modalità di produzione e di conservazione dei prodotti alimentari, assolutamente originali e specifiche, che vengono a differenziarle, sostanzialmente, da quelle tipiche della cosiddetta Agricoltura Tradizionale.

Lo schema sottostante (tratto da altro analogo, pubblicato, nell’Aprile del 2006, da Stefania Mordeglia) evidenzia, sia pure in maniera molto schematica, tali differenze:

– Come è facile rilevare dall’ esame della Tabella sopra riportata, gli effetti positivi del ricorso all’ agricoltura biologica prevalgono nettamente sugli eventi indesiderati o negativi.

Possiamo, oggi, tranquillamente affermare che ha fatto ormai breccia, in molti esponenti politici ed operatori economici, la consapevolezza dei benefici ambientali, di carattere generale, offerti dal biologico; infatti, sul territorio, rallenta il processo di erosione del suolo, migliora la qualità del terreno, viene ridotta la contaminazione delle falde acquifere; per quanto riguarda la produzione  ed il consumo degli alimenti, la diffusione del biologico riduce enormemente la tossicità dei pesticidi e la pericolosità  dei residui dei fitofarmaci.

Non a caso, dunque, l’Agricoltura Biologica ha avuto una straordinaria crescita evolutiva in molte aree del nostro Pianeta.

L’ Italia non si è sottratta certamente a questo trend positivo.

Oggi, il nostro Paese, con un milione di ettari destinati al biologico, è il primo produttore in Europa ed il terzo nel mondo (dopo l’Australia e l’Argentina); i dati ultimi disponibili (riferiti all’ anno 2004) dimostrano che le Aziende di Produzione ammontano a 36.639 Unità e, parallelamente, è aumentato il numero delle Aziende di Importazione (+13%).

Il giro d’ affari è pari a 1,4 miliardi di Euro (corrispondenti al 3,2 % del comparto agricolo ed all’ 1,5% di quello alimentare).

A livello Regionale, secondo i dati forniti dagli Organismi di Controllo e grazie all’ elaborazione del SINAB (Sistema di Informazione Nazionale sull’ Agricoltura Biologica) è la Sicilia (con 6.785 aziende agricole) a detenere il primato del biologico, seguita dalla Calabria (con 4.211 aziende), dall’ Emilia Romagna (con 4.026 aziende), dalla Puglia (3.373) e dal Lazio (2808).

La nostra Liguria è collocata al terz’ultimo posto in Italia (con 444 aziende), seguita, soltanto, dal Friuli-Venezia Giulia (378) e dalla Valle d’ Aosta (78).

– I dati, or ora riferiti, dovrebbero condurre tutti noi ad un sereno ottimismo, con particolare riferimento al futuro della popolazione planetaria.

Tuttavia (come già ho avuto modo di evidenziare nella Pubblicazione ” Scienza e Utopia”, pagine 113 e 114), accanto a questi aspetti decisamente positivi, vanno doverosamente poste alcune, serie e pesanti riserve sui limiti della diffusione del “biologico” su scala mondiale e sulla sua autentica possibilità di sostituire, anche parzialmente, le tecniche (tradizionali ed innovative) della corrente produzione agricola.


Alcuni di questi limiti sono INTRINSECI alla stessa natura dell’ “essere biologico” ed alla sua reale impossibilità di poter essere diffuso nella variegata gamma dei suoli.

Infatti: 

  •  molti suoli sono esauriti per cause naturali o per le tecniche negative, precedentemente utilizzate dall’ uomo; non sussistono, quindi, i presupposti fondamentali per seminare e raccogliere prodotti, secondo le regole puramente biologiche; 

  •  molti suoli, per le ragioni sopra esposte, hanno bisogno di forme particolari di concimazione; in questo senso, l’unico valido ragionamento, rigorosamente tecnico-scientifico, è quello di individuare il fertilizzante idoneo  a quel determinato terreno ed a quella determinata coltura;

  •   non sempre, è possibile impiegare Biotipi, che possano favorire la presenza di antagonisti naturali dei parassiti, per cui è tuttora necessario il ricorso ad antiparassitari sintetici.

Esistono, inoltre, limiti ESTRINSECI oggettivi, che ostacolano la diffusione del “biologico”, vale a dire:

  •  l’impossibilità di fornire quantitativi sufficienti di ” biologico” per il mercato;

  •   la consistenza dei prezzi d’ acquisto, che continuano ad essere troppo alti, e, quindi, economicamente poco appetibili;

  •   l’aspetto esteriori di molti prodotti (frutta in particolare) che appare, tuttora, poco attraente

Infine, occorre aggiungere che i controlli e le modalità di effettuazione dei controlli stessi non offrono, ancora, sufficienti garanzie; esistono serie ed alte possibilità che si infiltrino, nel settore agro-biologico, comportamenti truffaldini nei diversi momenti costitutivi del ciclo, il che farebbe automaticamente cadere la genuinità e l’eticità del prodotto.

Va evidenziato, in particolare, che esiste un serio pericolo di contaminazione dei prodotti biologici da parte degli OGM; desidero evidenziare, in proposito, che, a livello comunitario, sta avanzando una ponderosa proposta di riforma del Regolamento Europeo sull’ Agricoltura  Biologica, che prevede l’introduzione di una soglia di tolleranza per la contaminazione accidentale dei prodotti biologici da parte degli OGM, di valore analogo (0,9%, allo stato attuale) a quella prevista, quale soglia, per l’ etichettatura dei prodotti convenzionali.

Questa negativa innovazione vanificherebbe l’ “ESSERE BIOLOGICO”; il cittadino-consumatore, di fatto, non avrebbe alcuna motivazione per acquistare prodotti biologici, perchè non si sentirebbe più garantito, meno che mai sotto il profilo etico.

Io non avanzo dubbi sulla sincerità dei politici proponenti tale innovazione, perchè, in sintonia con Tristan Bernard, penso che

GLI UOMINI SONO SEMPRE SINCERI – 

CAMBIANO SINCERITA’, ECCO TUTTO

 Savona 8 maggio 2007 

 

 Ma le nostre considerazioni sull’agricoltura biologica non possono fermarsi a questo punto.

Nel maggio di quest’anno (2017), abbiamo avuto notizia che la Camera

dei Deputati ha approvato un innovativo disegno mi leggi sull’agricoltura biologica, che, finalmente, prelude al superamento del vuoto nella nostra normativa legislativa.

 Oltre agli aspetti tecnici, ha valore intrinseco il fatto che la produzione biologica venga dichiarata “attività” di interesse nazionale con funzione sociale. (Riconoscimento che comprende anche l’agricoltura biodinamica).

Altro aspetto positivo è il fatto che la legge in via di approvazione consenta la vendita dei semi in ambito locale e (in quantità limitate) da parte delle aziende biologiche ad altri agricoltori.

C’è, poi, il capitolo della ricerca: il futuro “Fondo per lo sviluppo dell’agricoltura biologica” destinerà a questa voce una riserva del 30%, alimentato dal 2% del fatturato dell’anno precedente relativo alla vendita di prodotti fitosanitari.

Oggi più che mai abbiamo bisogno di una ricerca capace di sviluppare innovazioni, tanto più nel nostro Paese dove l’agricoltura biologica costituisce un’autentica eccellenza.

Secondo i dati del Sistema nazionale per l’agricoltura biologica (Sinab), l’Italia è leader mondiale nella produzione di agrumi bio, al secondo posto per apicoltura, uva e olive, al terzo per la produzione di frutta e al quarto per le leguminose.

Solo nel corso del 2015 i terreni coltivati secondo questo metodo sono cresciuti del 7,5%, un dato incoraggiante soprattutto se si considera che a trainarlo sono le regioni meridionali: Sicilia, Puglia e Calabria concentrano infatti circa il 45% degli operatori italiani.


 Il trend, insomma, va nella direzione di un’agricoltura più sana ma bisogna incoraggiare chi lavora: lo snellimento delle procedure di certificazione e dei costi per le aziende è un tema su cui lo Stato può (e deve) intervenire con altrettanta convinzione.

 Ma noi, carissimi amici lettori, dobbiamo andare oltre e ricordarci, fra le altre cose, che esiste, da parte dell’Unione Europea, una bocciatura politica nei confronti dell’Italia per le drastiche restrizioni, apportate nei confronti dell’utilizzo degli OGM (Organismi Geneticamente Godificati).

 Chiudere gli occhi nei confronti degli OGM significa semplicemente chiudere gli occhi al futuro.

In altri termini, è necessario, per l’intera umanità, un percorso parallelo fra la cultura contadina tradizionale e l’innovazione scientifica e tecnologica. Sottraendo l’esclusività delle nuove scoperte ai monopoli imperanti.

 In altri termini dobbiamo pensare a realizzare:

L’AGRICOLTURA DEL FUTURO

Di conseguenza, questa sarà l’argomento delprossimop articolo.

 

Savona 8 settembre 2017     ALDO PASTORE          

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