Prevenzione delle malattie infettive

IL VOLTO DELLA MEMORIA (Centunesima parte)
CONSIDERAZIONI SULLA PREVENZIONE
DELLE MALATTIE INFETTIVE

IL VOLTO DELLA MEMORIA
(Centunesima parte)

 In data 17 maggio 2017, è comparsa, sul Quotidiano Nazionale LA STAMPA la seguente notizia:

È ALLARME MORBILLO

 CRESCE DEL 230 PER CENTO PER IL CALO DI VACCINI

Nella parte iniziale dell’articolo a firma di FABIO DI TODARO,

(Pagina 29 del quotidiano, sopra citato) è possibile leggere quanto segue:

LE CONVINZIONI DEGLI ITALIANI IN MATERIA DI SALUTE, PRIMA DI TUTTO QUELLE SBAGLIATE, SONO DURE A MORIRE. NON SI SPIEGA ALTRIMENTI LA RETICENZA SVILUPPATA NEI CONFRONTI DEI VACCINI.

L’EMERGENZA È TUTT’ALTRO CHE RISOLTA, ANZI SI AGGRAVA, SE IERI IL MINISTERO DELLA SALUTE HA DOVUTO ALZARE LA VOCE PER METTERE IN GUARDIA SUL CALO DELLA VACCINAZIONE TRIVALENTE: È QUELLA CHE METTE AL RIPARO DAL MORBILLO, DALLA PAROTITE E DALLA ROSOLIA.

Questa dichiarazione (decisamente drammatica) ci ha portato, quasi istintivamente, AL VOLTO DELLA MEMORIA DI ALDO PASTORE, memori del fatto che, su quest’argomento, Egli si era, più volte, espresso.


 

ALDO, riservandosi una BREVE ANNOTAZIONE FINALE, ci ha consegnato il seguente articolo (datato 19 luglio 2006) e così intitolato:

CONSIDERAZIONI SULLA PREVENZIONE DELLE MALATTIE INFETTIVE

Nel mese di giugno di quest’ anno si è svolto a Lisbona il VII° Simposio Internazionale sulle Malattie Virali.

Si è trattato di un avvenimento scientifico di straordinario interesse, perché ha messo in evidenza l’attuale situazione in tema di diffusione delle malattie infettive a livello planetario, ha sottolineato le profonde disparità esistenti, in questo settore, tra il Nord e il Sud del Mondo e, soprattutto, perché ha posto, a tutte le Nazioni del Pianeta l’esigenza di raggiungere, in tempi brevi, il traguardo della piena copertura vaccinale delle popolazioni.

E’ bene premettere, in proposito, che l’infettivologia è un settore della medicina in continua e costante evoluzione; possiamo però dire che, grazie all’ introduzione delle tecniche vaccinali, molte malattie infettive possono, oggi, considerarsi definitivamente vinte, almeno sul piano teorico (vedi: vaiolo – peste – carbonchio – rabbia – tetano – poliomielite – difterite – etc), altre stanno per essere debellate (vedi: pertosse – morbillo – rosolia – varicella – herpes zoster – etc.) altre sono sparite nel Nord del Mondo, ma continuano ad interessare grandi fasce della popolazione nel Sud del Mondo (ad esempio: colera, tifo e malaria), altre, infine, possono essere vinte attraverso sistematici studi ed approfondimenti; mi riferisco, in particolare, al tema dell’ AIDS e delle Epatiti Virali, recentemente evidenziate.

In questo contesto globale, l’Italia non ha certamente brillato, non tanto per il valore dei suoi esperti nel settore (nel senso che essi non hanno nulla da invidiare ai colleghi stranieri in tema di conoscenze scientifiche e di proposte operative), quanto, invece, sulla capacità di affrontare il problema sul piano economico–finanziario e, più in generale, sul piano  etico-culturale.


La conferma di questa mia considerazione giunge dall’esame dei dati ufficiali, emersi nel Simposio.

Infatti:

1.   Il 5 % dell’intera spesa sanitaria dovrebbe essere destinata alla Prevenzione (complessivamente considerata); l’Italia, invece, per questa voce, spende soltanto il 4,24%, facendo, inoltre, registrare notevoli differenze tra Regione e Regione;

2.   La spesa per vaccini colloca l’Italia al penultimo posto in Europa, con circa 3 euro spesi per abitante, contro, ad esempio, i 5,56 della Gran Bretagna;

3.   La spesa per le vaccinazioni ammonta all’ 1 per 1000 della spesa sanitaria complessiva ed all’ 1 per 100 di quella farmaceutica; in molte Nazioni dell’Unione Europea è pari almeno al doppio;

4.   Lo Stato Italiano potrebbe risparmiare una cifra pari a 49 milioni di euro all’anno (riducendo la spesa per ricoveri, ospedalizzazioni e farmaci) se fosse attuata una piena copertura vaccinale, soprattutto in età pediatrica;

5.   Se riduciamo gli esempi ad una sola malattia, vale a dire all’ Herpes Zoster (o fuoco di Sant’ Antonio) è emerso, ad opera dell’infettivologo Antonio Volpi dell’Università Tor Vergata di Roma, che, ogni giorno, in Italia, 14 persone (metà delle quali anziani) vengono ricoverate a causa di questa dolorosissima infezione, di conseguenza, il costo complessivo, per la sanità pubblica, ammonta a circa 200 milioni di euro all’anno.


Dal prossimo anno (2007) potrà essere disponibile il vaccino per prevenire questa malattia; tutto questo potrà significare scomparsa delle sofferenze fisiche indotte dalla malattia e, contemporaneamente, un significativo risparmio per il bilancio dello Stato; è, tuttavia, necessario, per il nostro Paese, passare dal Dire al Fare.

Ma, come ho cercato di sottolineare poc’anzi, il ritardo della nostra Nazione non è soltanto dovuto alla pochezza degli investimenti finanziari.

Esiste, anche, una insufficiente informazione ai cittadini.

Pierluigi Tucci (Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri) ha testualmente affermato:

” vi è, da un lato, un inadeguato finanziamento per vaccini; ma, dall’altro lato, vi è anche una certa resistenza culturale, poichè, spesso, le famiglie non hanno l’esatta percezione dei vantaggi della vaccinazione rispetto alle conseguenze della patologia.”

L’ obiettivo, ha detto ancora Tucci, è di raggiungere il 95% dei vaccinati per le differenti patologie, ma, in varie Regioni Meridionali, per patologie infantili come rosolia, morbillo e parotite, ci attestiamo ancora ad un livello di copertura vaccinale dell’80%.

Merita, infine, una particolare attenzione la situazione savonese; lascio parlare, in proposito, la D.ssa Paola Oreste, Direttore del Servizio di Prevenzione della nostra Regione:

” Rispetto al resto della Liguria, i dati sulla vaccinazione infantile sono insufficienti e questo è dovuto ad una tradizionale mancanza di sensibilità che si protrae da anni”

Condivido  interamente questo giudizio, memore della straordinaria difficoltà che il Comune di Savona ha incontrato, nei primi anni ’70 ( prima della creazione del Servizio Sanitario Nazionale), per introdurre la vaccinazione volontaria (e non obbligatoria) contro la rosolia nelle bambine e nelle adolescenti prima della comparsa dei cicli mestruali; ricordo che, in allora, molti genitori rifiutavano la vaccinazione, perché non erano a conoscenza delle gravi malformazioni congenite che possono sorgere a carico del neonato, allorquando questa malattia, apparentemente benigna, viene a colpire la donna in stato di gravidanza.

Ribadisco, allora, ancora una volta, il Concetto: OCCORRE FARE PREVENZIONE; ma, in questo settore, Prevenzione significa Informazione ed Educazione Sanitaria rivolta a tutti i cittadini, da realizzare attraverso la scuola ed all’ interno delle famiglie.

Savona 19 Luglio 2006

 

 ANNOTAZIONE FINALE


 Le considerazioni, svolte in questo articolo, valgono sicuramente per tutte le malattie infettive, causate da virus a struttura intrinseca fissa

Non valgono per i virus a struttura intrinseca autogena e, quindi, instabile (e, fra essi, il virus influenzale il virus AIDS)

Per quanto riguarda, in particolare, la malattia influenzale, è necessario conoscere preventivamente, da parte degli scienziati (e, quindi, delle case farmaceutiche) la struttura intrinseca del virus (ben sapendo che essa muta da un anno all’altro); su questa base, creare il nuovo (annuale) vaccino antinfluenzale e procedere, successivamente, alla vaccinazione di massa.

 Il ricorso al vaccino, utilizzato nella precedente annata si è dimostrato inefficace ed ingiustamente costoso, perché non conforme alle attuali conoscenze tecnico scientifiche

   ALDO PASTORE

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.