Comune di Savona – Commissione Prima del 25 gennaio 2015

COMUNE DI SAVONA
Commissione Prima del 25 gennaio 2015:
se partecipazione e condivisione sono nostre, non piacciono.
E i cittadini possono attendere

COMUNE DI SAVONA – Commissione Prima del 25 gennaio 2015:
se partecipazione e condivisione sono nostre, non piacciono.
E i cittadini possono attendere

Si parla soprattutto di modifiche statutarie, e di una pratica minore. In Capigruppo si era deciso di mettere mano a una revisione completa dello Statuto e del Regolamento comunale, e di affidare questi incarichi alla Capigruppo stessa, come fatto per il regolamento di polizia urbana, per risparmiare soldi di gettoni.


 

Nell’attesa, però, poiché due proposte statutarie, una nostra e una di Acquilino, giacevano da tempo a far polvere, si era deciso di mandarle avanti autonomamente come delibere.

Prima modifica, proposta da Casalinuovo: attribuire appunto alla Capigruppo le competenze per valutare lo Statuto e gli altri regolamenti. Passa senza problemi all’unanimità tranne uno, Bracco che si astiene, perché ritiene che quelle competenze dovrebbero rimanere in capo alla Prima Commissione.

Una pratica riguarda i cartelloni pubblicitari. Secondo Martino si tratta di modifiche tecniche, per cui illustra direttamente il dr. Fortuna.

Si tratta di adeguare il testo del piano generale con le caratteristiche dei mezzi pubblicitari. Si era dimenticata la fattispecie di quelli collocati dalle ferrovie sui cavalcavia, appunto, ferroviari.

A parte una critica estemporanea di Santi, sui tabelloni pubblicitari in pessimo stato, viene approvata all’unanimità.

 
Sergio Acquilino e Livio Bracco

Si passa alla modifica dell’articolo 13 dello Statuto, relatore il proponente Acquilino.

In qualche modo è una pratica che promuove se stessa: si chiede che le proposte dei consiglieri comunali siano esaminate entro tempi certi e stabiliti da Commissioni e Consiglio.

Io faccio una osservazione, non strettamente inerente, su mandato di Pongiglione assente, di cui ho delega: dato che siamo dalle parti degli articoli su diritti/doveri dei consiglieri, si critica la pratica delle assenze ripetute, anche endemiche, dal Consiglio, la cui sola comunicazione non dovrebbe bastare a considerare l’assenza giustificata, e per cui dovrebbero essere posti dei limiti, dei richiami e delle sanzioni, fino alla decadenza.

Per il resto un breve intervento di Bracco e unanimità anche qui.

Tutti d’amore e d’accordo? Seduta idilliaca? Macché! Dobbiamo ancora arrivare noi, ed è noto che dove c’è il M5* gli altri alzano rapidamente un muro. Persino se, almeno a parole, si dicono d’accordo sulla materia in oggetto.

La nostra modifica riguarda il fondamentale istituto del referendum cittadino. Fondamentale, perché la partecipazione è sancita dall’art. 8 del TUEL, e perché anche l’Europa sempre più spesso ne proclama l’importanza.

Come stiamo messi a Savona? L’art. 30 parla di referendum consultivo o abrogativo, alcuni commi lo disciplinano, ma non si è mai riusciti ad attuarlo. Perché? Mancano i regolamenti attuativi.

 
Daniela Pongiglione e Giuseppe Casalinuovo

Anche quando i Verdi raccolsero firme contro la torre Fuksas, furono rispediti al mittente con questa burocratica motivazione. E i regolamenti, nella passata legislatura, non furono mai approvati, di ritardo in cavillo.

Cosa proponiamo noi dunque? Già che ci siamo, invece di aggiungere quel che manca su un impianto comunque debole e parziale, cambiamo radicalmente: prevediamo chiaramente nello Statuto le diverse tipologie di referendum, abrogativo, propositivo, consultivo, abrogativo-propositivo, e aboliamo tutto il resto, richiamandoci a un regolamento separato.

Su questo regolamento, anch’esso già depositato, ci saranno tutte le modalità attuative e i vincoli.

In questo modo saremo dotati di uno strumento snello, facilmente modificabile senza andare a toccare lo Statuto.

Ci sembrava una proposta positiva, di buon senso. Un aggiungere possibilità, senza obbligare a niente, senza forzature. La cosa più “light”, neutra, operativa e condivisibile che si potesse ideare. Ci sembrava, già.


 Non solo. Non volendo imporre niente ad alcuno, ma anzi cercando la più ampia partecipazione, fin da quando è stata depositata (novembre 2013 la modifica statutaria, febbraio 2014 la bozza di regolamento), abbiamo fatto sì che circolasse fra i consiglieri, il Sindaco, la Giunta, in attesa di opinioni, critiche, contributi.

A distanza di più di un anno, quando finalmente sono arrivati tutti i pareri degli uffici competenti ed è stata istruita la delibera, nessuna risposta.

In Commissione, praticamente nessuno aveva letto, e si capiva che parlavano senza conoscere nel merito la proposta.

Improvvisamente, tutti erano preoccupati dalla mancanza del regolamento. Dobbiamo darci tempi certi per approvarlo, inserirli in delibera, propone Bracco, mentre Larosa trova rischioso darsi dei tempi.

La mancanza del regolamento (peraltro sempre rimasto lettera morta) crea una vacatio pericolosa, ammonisce Aschiero. Ci ritroveremmo a non potere fare referendum.

Come se finora ne avessimo fatti!

Persino qualcuno in maggioranza, persino il Presidente Addis, è costretto a sottolineare la contraddizione di queste affermazioni.

E io sono costretta a ribadire, forse non avendolo spiegato bene, che il regolamento esiste già, depositato, e magari se qualcuno lo guardasse, non ci vorrebbe molto a inserire eventuali modifiche e approvarlo.


 

Romagnoli è perplessa sulle tipologie di referendum (c’è da capirla, la democrazia diretta non è proprio la “tazza di te’ “ del suo partito…) e deve intervenire il vice segretario Merialdo a spiegare che non solo sono tutte ammesse dalla legge, ma sono anche ampiamente previste in molti statuti cittadini.

L’assessore Lugaro, l’unico ad aver esaminato i documenti da noi inviati, si dice favorevole all’istituto e disponibile ad appoggiare l’attuazione dei referendum cittadini, anche se mostra qualche cautela sulla proposta in sé.

Acquilino (del suo stesso partito) si dice perplesso, e molto dubbioso sulla democrazia diretta. E’ pericoloso affidare cose ai cittadini, dice, se non sono sufficientemente informati, perché si rischiano strumentalizzazioni.

Frumento fa l’esempio del referendum leghista sulla legge Fornero, dichiarato inammissibile. E se poi anche a noi capita qualcosa del genere?

A parte il confronto fra locale e nazionale, stiamo parlando di due cose diverse, gli leggo alcuni passi del regolamento dove c’è un elenco lungo e dettagliato di materie non ammesse a referendum cittadino.

Insomma, questi solo alcuni degli interventi e delle obiezioni pervenute, anche se a parole tutti erano molto favorevoli allo spirito della proposta. Imbarazzati non potendo accusarci di voler forzare la mano, di essere demagogici e populisti, di non cercare condivisione… visto che i fatti concreti dimostravano il contrario, non volendo a nessun costo permetterci di fare bella figura, non sapevano cosa inventarsi.

Praticamente tutta la maggioranza o quasi.

Alla fine, visto che votare contro mette un po’ male, ci ritroviamo con una astensione massiccia. Ecco il dettaglio del voto.

Maggioranza: Acquilino, astenuto; Addis, favorevole; Aschiero, astenuto (e se permettete ha del clamoroso); Demontis, astenuto; Frumento, astenuto; Ghersi, astenuta; Larosa, astenuto; Lavagna, favorevole; Maida, favorevole; Nigro, astenuta; Vignola, astenuto.

Quindi solo Addis, Lavagna, Maida a favore.

In minoranza, tutti favorevoli: Pongiglione col mio voto per delega, Bracco, Bussalai, Romagnoli.

Tutti tranne Santi. Che si astiene, forse per non far sentire troppo sola la maggioranza.

E questo è quanto. Lettura da suggerire e incorniciare per chi dice che non siamo propositivi.

Ma in Consiglio andrà anche peggio. Alla prossima puntata.

Milena Debenedetti  consigliera del  Movimento 5 stelle

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