Commenti

2 commenti  all’articolo “Apple, il museo nascosto”

GRAZIE A VOI
Milena Debenedetti

… per l’impegno, le informazioni e le precisazioni. Mi confermate sia alcune problematiche, sia le potenzialità che ci sono. Speriamo che, anche attraverso la pubblicizzazione e la risonanza mediatica, come ho cercato di fare anch’io nel mio piccolissimo con questo articolo, si riesca a trovare la quadra giusta per valorizzare e accrescere il museo. Milena Debenedetti

 

Conoscere e visitare il museo All About Apple

Di Alessio Ferraro

Gentile Milena, innanzitutto ti ringraziamo per aver parlato del museo All About Apple, nuovamente aperto al pubblico da poco tempo, per la precisione dallo scorso 28 novembre. In qualità di attuale rappresentante legale del Museo, ho piacere di contribuire a fare maggiore chiarezza sia per te sia per chi ci legge, nel tentativo comune di farlo conoscere meglio. All About Apple è un’associazione di volontariato ONLUS che dal lontano 2002 ha come unico scopo statutario quello di raccogliere e mostrare al pubblico quanto più possibile materiale Apple sia mai stato realizzato, commercializzato o meno, in modo da far toccare con mano la nascita e l’evoluzione dell’informatica personale attraverso un’esperienza unica nel suo genere: i pezzi esposti, come tu hai evidenziato, sono accesi e funzionanti, è possibile fotografarli, toccarli, usarli, vivere insomma un’esperienza immersiva totale e diversa da tutti gli altri musei di questo genere. La parola d’ordine è: si prega di toccare. I magazzini del museo ospitano più di 9000 pezzi; non tutti sono personal computer, ma troviamo monitor, stampanti, scanner, prototipi, gadget, accessori, manuali, libri, poster… ci vorrebbero 2000 metri quadrati di spazio per ospitare tutto, ma nei quasi 250 che generosamente l’Autorità Portuale di Savona ci ha concesso a titolo gratuito a tempo indeterminato, è esposta una piccola selezione di poco più di 50 pezzi, rappresentativi dei passi fondamentali della storia di Apple. Abbiamo scelto di non mostrare – per ora – quasi nessun tipo di periferica, per non creare disordine nell’esposizione, che è stata realizzata dall’architetto Luigi Lorenzini. Il risultato che hai visto è lo sforzo di persone che – senza alcun compenso – hanno lavorato duramente per ottenere un riconoscimento e uno spazio sufficientemente visibile per poter essere raggiunto dal pubblico, aiutati dagli sponsor che fanno mostra di sé all’ingresso del museo, e dai crowdfunders i cui nomi sono ricordati su alcune piastrelle del soffitto. L’apertura in questa nuova splendida cornice, dopo l’esperienza iniziale offerta dal comune di Quiliano, è però solo un nuovo punto di partenza, perché la parte ancora più difficile del percorso è adesso quella di riuscire a promuovere il museo, a farlo conoscere, non solo sul territorio savonese. Le prime difficoltà sono paradossalmente costituite proprio dalla location: piazza De Andrè è bella ma come tu osservi poco frequentata, e purtroppo il ferreo regolamento condominiale vieta l’apposizione di qualsiasi tipo di insegna esterna. In zona darsena al momento non è ci è ancora stato permesso apporre una segnaletica opportuna, per cui i fogli A4 che hai visto sono i resti dei primi tentativi di fornire qualche indicazione; in questi giorni sono stati sostituiti da pannelli colorati semi-rigidi più strutturati – pur provvisori – nell’attesa di capire come fare per avere i permessi ufficiali dal Comune. I giorni di apertura, che al momento corrispondono con il calendario delle crociere Costa, sono dovuti a precisi accordi contrattuali con l’Autorità Portuale, nei confronti della quale ci siamo impegnati a tenere aperto ALMENO in quei giorni. Non abbiamo alcuna intenzione di farne diventare un’esclusiva per i crocieristi (l’ingresso in quelle date è aperto a tutti), ma non riusciamo al momento a fare di più per mancanza di volontari: come ho accennato sopra, apparteniamo tutti all’associazione che ha ideato e realizzato il museo, nessuno di noi percepisce un compenso, per cui l’apertura è affidata alla disponibilità dei volontari. Il prezzo, fissato a 7 euro, è corredato da ampie possibilità di sconto: 5 euro per i giovani sotto ai 18 anni, per gli adulti oltre i 65 anni e per i giornalisti, 3 euro per i bambini e ragazzi dai 6 ai 12 anni, gratuito per i bambini fino a 5 anni, per i disabili e per i soci (la quota societaria è di soli 20 euro l’anno); stiamo anche valutando l’introduzione di un prezzo ridotto per le famiglie. Purtroppo dobbiamo fare i conti con le spese di gestione che sono altissime: almeno 700 euro al mese per le spese condominiali e per le utenze (le macchine esposte sono tutte accese e richiedono molta energia elettrica), e poi ogni settimana qualcuna di esse si guasta, e va riparata: è un lavoro senza fine, condotto da persone che hanno lavori spesso completamente diversi, e che svolgono l’attività museale la sera, nei weekend, o dedicando giorni di ferie per poterlo tenere aperto il più possibile. Fino ad ora tuttavia la fatica è stata ripagata perché tutti quelli che sono venuti in visita al museo hanno espresso grande soddisfazione, testimoniando di aver vissuto un’esperienza unica. Per dare ulteriore valore all’esperienza di visita, abbiamo anche realizzato un’apposita ‘app’ gratuita che funziona su qualsiasi smartphone – Apple o Android – in grado di raccontare, in italiano e in inglese, la storia del museo e di guidare il visitatore durante il percorso, fornendo informazioni storiche e multimediali contestualizzate rispetto a quello che ci si trova davanti, tramite la tecnologia dei ‘beacon’. Apple stessa conosce il nostro operato; pur non supportandoci direttamente, ‘dietro le quinte’ segue la nostra evoluzione, fin da quando nel 2006 siamo stati loro ospiti direttamente a Cupertino, in California. In quella occasione – ben documentata sul nostro sito – siamo stati accolti come il ‘loro’ museo, perché Apple è un’azienda che guarda al futuro e non al passato, e non possiedono niente del genere. Come fare quindi per valorizzarlo ulteriormente? Innanzitutto ci sono problemi pratici: volontariato. Chiunque voglia aiutarci per aumentare le ore o le giornate di apertura, è il benvenuto. Competenze elettroniche: servono esperti che ci possano aiutare nelle riparazioni più difficili. Promozione: fino ad ora siamo stati supportati dall’agenzia di comunicazione ‘Punto a Capo’ di Savona, uno degli obiettivi per il 2016 è quello di integrarci il più possibile prima di tutto con la nostra città, farci conoscere dagli studenti e organizzare delle visite guidate affinché possano conoscere questa storia così vicina a noi eppure così poco nota. Corsi serali: stiamo cercando di organizzarci per effettuare corsi di utilizzo dell’informatica nell’uso quotidiano. Eventi: nel corso dell’anno organizzeremo manifestazioni ed eventi speciali per variare il percorso espositivo del museo e attirare nuovi visitatori, o invogliare chi è già stato nostro ospite a tornare a trovarci. Esiste a tale scopo un’area speciale del museo, denominata ‘Area 51’, sufficientemente ampia per ospitare esposizioni temporanee di oggetti inerenti alla storia dell’informatica, o per esporre periodicamente altri oggetti Apple attualmente conservati nei nostri magazzini. Proprio relativamente a questo ultimo punto, colgo l’occasione per parlare di una particolare ’spada di Damocle’ che incombe ancora sul museo, un problema logistico tuttora non risolto: i magazzini. L’immane quantitativo di materiale non esposto è al momento conservato – ma sarebbe più corretto dire stipato – in alcuni spazi che ci sono stati concessi gratuitamente dalla S.P.E.S. Spca nell’area del Campus Universitario di Savona. Nei prossimi mesi dovremo trovare un’area adeguatamente capiente – possibilmente in zona darsena – in grado di accoglierlo tutto, per cui siamo alla ricerca di un’area di almeno 3-400 metri quadri offerta possibilmente da un ‘main sponsor’ che voglia contribuire al funzionamento del museo. Grazie ancora Milena per la tua visita, siamo in attesa dei pareri e dei suggerimenti di tutti, perché Savona possa continuare ad accoglierci completando il nostro percorso, e per far sì che questo potenziale ‘gioiello’ – come tu lo definisci – splenda al meglio anche oltre i confini della nostra provincia. Alessio Ferraro

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.