Clima da guerra fredda

ESCALATION PER ORA SOLO VERBALE MA IN UN CLIMA DA GUERRA FREDDA

ESCALATION PER ORA SOLO VERBALE
MA IN UN CLIMA DA GUERRA FREDDA

CRISI. Accade abbastanza spesso che il linguaggio diplomatico non rispecchi esattamente quanto gli interlocutori si dicono nel silenzio ovattato di una stanza. Non è meno vero però che le parole pronunciate di fronte a una telecamera, come è successo con Biden nel definire Putin con l’epiteto di “killer”, assumano un significato inconfutabile che da il via a una crisi dalle conseguenze ancora imprevedibili. Killer, ovvero assassino, detto da un Presidente misurato in tutte le sue apparizioni, è un giudizio che difficilmente, nonostante il cambio di strategie, si potrà aggirare con le contorsioni semantiche in uso in questi casi.

Ne consegue che adesso tra Stati Uniti e Russia volano gli stracci, ed è roba pesante, molto pesante. L’oggetto del contendere risale alle interferenze di Mosca, denunciate da Washington, per condizionare e intorbidire il clima in occasione delle ultime elezioni presidenziali americane.

La polemica si trascina ormai da lungo tempo, e parlare di sorpresa sarebbe eccessivo. D’altronde, che le relazioni tra i due Paesi fossero giunte al livello di guardia dopo l’infausto quadriennio di Trump che ha scompaginato molte tessere del mosaico internazionale era piuttosto evidente. E questo non è di sicuro il solito scambio di “cortesie” tra competitori sempre in lotta per la supremazia in ogni campo. Nell’ottica della Casa Bianca il leder del Cremlino “pagherà un prezzo” per quanto accaduto, al che Mosca replica che tali insinuazioni sono un insulto al popolo russo, facendo salire la tensione a livelli molto alti.

Nell’escalation per ora verbale vi sono insomma gli elementi per fare rivivere il clima della guerra fredda, seppure declinata con altre modalità rispetto “all’impero del male” denunciato da Reagan che non c’è più. Probabilmente non si arriverà a una rottura traumatica, ma nemmeno si intravvede all’orizzonte un tentativo di un vertice pacificatore tra i due leader simile allo storico summit Krusciov-Kennedy per comporre la crisi di Cuba. Fuori dalle priorità ufficiali, soprattutto nel controllo degli armamenti, il disgelo a questo punto resta subordinato alla sfida più drammatica da affrontare in comune mediante una strategia planetaria: la crisi del Covid che condiziona in maniera implacabile l’agenda mondiale delle cose da fare subito.

 Renzo Balmelli

da  L’avvenire dei lavoratori (il sito al momento non è disponibile)

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.