Cinquanta sfumature di grigio verde

Cinquanta sfumature di grigio verde

No, i militari non c’entrano. Il grigio è quello del cemento, il verde muffa ce lo mettono quelli di Pontida.

Cinquanta sfumature di grigio verde

 No, i militari non c’entrano. Il grigio è quello del cemento, il verde muffa ce lo mettono quelli di Pontida.  Muffa perché parliamo di progetti obsoleti, stantii, pericolosi, devastanti, contrari al comune senso del pudore che erano rimasti fermi per anni, sempre respinti, sempre dormienti nell’ombra, o intenti a un paziente “scavo” sotto le trincee, in attesa di tempi migliori. E che ora, miracolosamente, in momenti di ristrettezze, ricicciano.

Arecco della Lega, vice Sindaco e assessore all’urbanistica, aveva promesso trasparenza, e bisogna ammettere che la mantiene meglio dei predecessori, anche se ci voleva poco. Aveva anche, allo scopo, inviato ai consiglieri neoeletti una lunga lista di progetti in sospeso, giusto per far capire cosa li aspettava. Alcuni mai sentiti, mai sospettati, forse, persino dimenticati dai proponenti stessi, faldoni sepolti sotto cumuli di polvere. Ma ora servono oneri, tutto fa brodo. Il concetto è: non si butta via niente. Scommettiamo che di quell’elenco si farà passare tutto?


Ve li ricordate, i giuramenti, mano sul cuore, dei principali candidati Sindaco, basta nuove edificazioni, basta cemento in collina…  Be’, scordateveli.  Quelli servivano a prendere i voti, che credete. Insieme con tutte le magnifiche sorti e progressive che si preannunciavano alla città, fingendo di non vedere il disastro di bilancio. Da parte delle due candidate al ballottaggio, ma primariamente della vincitrice.

Inutile dire che noi eravamo sinceri, sia nel mantenerci bassi nel profilo delle aspettative sulla base della situazione concreta, sia nell’annunciare opposizione al cemento inutile. Ma che ve lo dico a fare.

Bene, ora dunque, neanche finito di tamponare i bilanci, è già partita di gran carriera una nuova stagione del cemento, partendo proprio dal peggio della vituperata controparte, tanto criticata quando Arecco era all’opposizione.

La scusa delle mani legate, dei progetti già avviati e impossibili da fermare è subito crollata miseramente, smentita dalle circostanze, e ora il gioco si fa plateale e senza alibi.

Dopo il Crescent 2, dopo il riavvio della speculazione fronte mare via nuova passeggiata, è partita una miriade, una galassia di autorizzazioni.  E soprattutto l’attacco alle colline, che la giunta precedente aveva dovuto contenere per concedere qualche contentino alle sinistre in maggioranza.

Quel poco che si può raggranellare è battuto scrupolosamente.


Progetto Binario blu

 In corso o realizzati i progetti in darsena, il vecchio S. Paolo, la foce del Letimbro, imbastito il lungomare sulle orme precise precise di Di Tullio, resta poco di appetibile. Binario blu fa contenzioso sulle aree di piazza del Popolo, ma in realtà ha poco interesse a edificare lì in tempi di manifesta crisi, e forse punta a compensazioni altrove. Orti Folconi e altro collegato sono al palo, anche a Legino la spietata e coscienziosa cementificazione del poco che resta di quei meravigliosi e insostituibili orti si è fermata, siamo in impasse.  Tra alloggi sfitti e invenduto in città siamo ampiamente oltre capacità.

Ma i nostri eroi non si scoraggiano.  Qualcosa per i preziosi oneri, rovistando nel fondo degli armadi, si può sempre trovare.

Oneri su cui ci sarebbe da obiettare, spesso discutibili come compensazione, spesso inferiori alle attese, quando non disattesi del tutto o in contenzioso per fallimenti, come quello del gruppo GIS che aveva realizzato la prima parte del complesso alla foce del Letimbro.

Insomma, i guadagni di Pirro, giusto un ossigeno a casse morenti per prolungarne l’agonia, devastando ulteriormente l’ambiente e gonfiando il tessuto urbano.

Tra i progetti ripartiti, quello degli ex cantieri navali di Zinola, un piano casa già approvato dalla passata amministrazione, gemello, ahinoi, del famigerato progetto Saredo. C’era l’ostacolo degli oneri, la prevista rotonda e quanto concordato con gli abitanti, che presentava difficoltà. Nessun problema: si monetizza.  Non ferma il cemento risanatore neppure il fatto che la società proponente, la Boletus srl, sia nominata nell’indagine che vede coinvolto l’arcivescovo Calcagno. http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/17/vaticano-il-presidente-della-societa-che-amministra-patrimonio-della-chiesa-indagato-per-concorso-in-malversazione/2736320/

Neppure un qualche principio di precauzione.


Progetto di via Saredo

E a proposito di Saredo… i proponenti non si arrendono mai, nonostante il vincolo inedificatorio, tentano qualsiasi via, assaltano continuamente il Comune, e gli abitanti sono costretti a restare sulle barricate.

Parliamo un attimo di pini. “Pini” is the new “pitosfori”, direbbero gli yankee.  È partita la guerra al pino, e appena se ne avvista uno si spara senza preavviso, controlli di stabilità all’uopo allestiti, anche se non vi è alcuna diagnosi di malattia. Il peccato originale è essere, anche se sanissimi e imponenti, alti e con radici superficiali. Una persecuzione razziale. Googlando rapidamente o girando su Facebook pare che la lotta al pino, insieme con le capitozzature folli, sia diffusa capillarmente nel Paese, come nuovo sport.

 
Sede Cgil di via Boito ancora con i pini e i pini di corso Tardy  Benech

Che c’entrano i pini? Be’, dopo quelli CGIL tagliati a suo tempo in via Boito, dopo l’apocalisse che si preannuncia in corso Tardy e Benech e partirà a breve, anche quelli rimasti in darsena sono destinati a saltare.  Ennesima autorizzazione edilizia con ampie deroghe per un esercizio commerciale in ampliamento, e pini adiacenti nel mirino. Speriamo di no, ma dubito si salvino.

Tra l’altro, anche qui, non essendoci parcheggi pertinenziali nelle adiacenze, si monetizza.  Ormai siamo ridotti a mendicare gli spiccioli. Svendita totale del territorio per pre-dissesto.

Quando l’altro giorno, in Commissione, ci è stato presentato il progetto Famila di via Nizza, abbiamo potuto intravedere alcune sagome grigie ai lati, non direttamente collegate a quello, ma facenti parte del nuovo megadelirio passeggiata che ci attende. Forme curiose e piramidali.  Ci è stato detto che sono di competenza di Autorità Portuale. Forse un mausoleo sulla spiaggia, chissà. Di certo non ci si annoierà a scoprirlo.

Anche se questi scossoni alla noia si trasformano facilmente in rabbia impotente.

 
 
Villette a Madonna del Monte

 Come per un altro progetto che ci è stato presentato in Commissione, insieme con il de profundis dei pini in darsena, il Famila e un ascensore per la Villetta come ipotetico contentino, si direbbe per far giocare i consiglieri di maggioranza, visto l’entusiasmo dimostrato, dopo lo sconforto per dover approvare certa roba. Quella, ahimè, concreta e incombente, l’ascensore molto ipotetico e non finanziato. Ma fa niente. Nel gioco il “facciamo che io ero” è fondamentale.

Cementificazione, dunque, a Madonna del Monte.  Da quelle parti il fuoco è passato e ripassato, e un pilota di Canadair ci ha pure rimesso la vita.  Ma scommettiamo che, quand’anche i terreni in questione facessero parte delle zone percorse, sarebbero trascorsi gli anni fatidici per ripartire?

Il progettista è lo stesso della Romana al Santuario. Infatti anche quella incalza e presto verrà presentata, si dice, in Commissione, a dispetto di ogni contrarietà degli abitanti a un megainsediamento scempiante collinare che snaturerebbe il borgo Santuario.   

E meno male che c’è un insostituibile consulente del vicesindaco di quelle parti, se no, chissà, ripartirebbe anche Riborgo. Mai dire mai, comunque.

Dunque a Madonna del Monte, in mezzo a un terreno coltivato a ulivi, si voleva piazzare un imponente borgo di case mediterranee a schiera, a metà collina. Il tutto conforme agli strumenti urbanistici, quindi sarebbe passato senza colpo ferire. Si parla del 2011.

La Sovrintendenza, e meno male, si mette di mezzo e dice che no, l’aspetto è troppo impattante, la strada necessaria e i servizi scempierebbero la collina. Bocciato.

  
Orti Folconi e la Romana

Naturalmente un normale privato si arrenderebbe. Uno speculatore, con tempo e soldi da investire, no.  E chi è il proponente?  Una misteriosa “Infinity” srl , con titolare un giovane savonese di 28 anni e sede a Valenza.

Si rivede il progetto.  Le casette mediterranee, impattanti e banali ma congrue, diventano quelle cose leggiadre e civettuole ultramoderne e mezzo interrate come bunker.

La soluzione per il no al borgo a schiera, incompatibile con la zona urbanistica rurale di mantenimento, diventa spezzettare le casette.

La soluzione per non dover fare strade diventa piazzarle in cima alla collina.  Casualmente la Sovrintendenza aveva detto che già a metà erano troppo in alto.  Ma si mimetizzano.

Nel frattempo, giusto per non lasciare nulla di intentato, c’è un ricorso aperto contro la Sovrintendenza. Come osa bocciare.

A questo punto, però, il progetto non è più conforme allo strumento urbanistico.  Occorre apposita variante, ed ecco accorrere il Comune soccorrevole.

Dunque riepiloghiamo: presenti un progetto conforme al PUC, ma così impattante che la Sovrintendenza te lo boccia.  Per renderlo meno impattante devi trasformarlo in qualcosa che non ha niente a che vedere con l’ambiente intorno, qualcosa di imposto e piazzato lì e avulso dal contesto e non previsto dal PUC, alla faccia del recupero delle zone rurali in armonia con l’ambiente e le esigenze di mantenimento del territorio.

Allora il Comune ti modifica il PUC.  Attenzione: NON, a quanto ci risulta, a parere positivo ottenuto dalla Sovrintendenza per le modifiche, ma giusto come viatico.

Perché qualora la Sovrintendenza avesse ancora da obiettare, così si spiana la strada, diventa più difficile a posteriori negare. Il ricorso viene ritirato e tutti amici come prima.

Arecco ha minimizzato sostenendo che questa soluzione è meno impattante.


Nuovo Insediamento Residenziale alla Madonna Del Monte

 A noi, invece, questo sembra un precedente gravissimo che apre la strada a molti altri, e un pessimo modo di procedere.  Non certo una novità per l’urbanistica comunale, d’accordo, ma questo non giustifica che si voglia mantenere e perpetuare ciò che contrasta in pieno con una pianificazione urbanistica dignitosa e con il Comune nel ruolo di capofila, non di umile e accondiscendente facilitatore di piccoli e grandi scempi.  

Chissà se lo vedremo mai, nelle nostre vite.

Facile comunque prendere i voti proclamando basta cemento in collina, e poi fregarsene.

L’importante è la facciata, bei convegni su sviluppo e innovazione e turismo salvaguardando le colline. Parole al vento.

Una bella dimostrazione di coerenza e serietà.  Speriamo se ne rendano conto anche quei molti elettori che si illudevano di un cambiamento.

E nel frattempo, cercasi giornalisti impegnati, gli stessi che per anni, con bravura e competenza, ci hanno informato sugli scempi edilizi, gli autori dei quali, peraltro, mai hanno smentito, in molti essendo ancora tranquillamente sulla scena politica.

Si sente parlare meno di cemento, mi pare, di recente.  Ah, già, dimenticavo: sono tutti impegnati a manifestare delusione e scoramento, spiegando quanto è brutto e cattivo il M5*.

 

    Milena Debenedetti  Consigliera del Movimento 5 stelle

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.