CINEMA:The Impossible

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala 2 del Diana e in altre sale
The Impossible

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In  sala 2 del Diana e in altre sale
The Impossible

 

Titolo originale: The Impossible

Nazione e Anno: Spagna, U.S.A., 2012 Genere: Drammatico.

Regia: Juan Antonio Bayona

Cast: Ewan McGregor, Naomi Watts, Geraldine Chaplin, Marta Etura, Tom Holland, Sönke Möhring

  Distribuzione: Eagle Pictures

  Produzione: Apaches Entertainment, Telecinco Cinema.

Recensione di Biagio Giordano

In sala 2 Diana Savona e in altre sale della Provincia

 Il 26 dicembre del 2004 una estesa porzione di mare, messa in moto  da una  energia sottomarina spaventosa causata da forti  sommovimenti tellurici della crosta terrestre, sconfinò provvisoriamente dal  suo solco abituale, e si abbatté violentemente sulle coste sud orientali dell’Asia con un muraglione d’acqua terrorizzante, causando la morte di circa 300 mila persone.

Gli italiani sopravvissuti al disastro hanno dato testimonianza dei fatti con storie molto commoventi, spesso sconvolgenti. I loro racconti apparivano dapprima incredibili per l’originalità degli effetti di distruzione  messi in moto dal maremoto, per poi rilasciare via via un dolore puro, non deformato, realistico e sordo.

Il muro d’acqua grande come un palazzo di tre piani ha portato  a disfacimenti di ogni genere, travolgendo con una forza inarrestabile dovuta alla sua costanza  tutto ciò che incontrava nel suo cammino. Le testimonianze con i loro racconti agghiaccianti  hanno, per interminabili istanti, annichilito gli ascoltatori sconvolgendo ogni loro sensibilità per la vita,  ferendola  nel proprio intimo attraverso sia l’affiorare di dettagli conoscitivi orrifici che l’emergere di una  presa di coscienza  nuova riguardante l’immenso potere della natura, la cui indifferenza verso gli umani rende buona parte della nostra vita  straniante, divisa.

 Il cinema non è rimasto indifferente  a quello spaventoso evento catastrofico, ci aveva già provato qualche hanno fa a raccontare qualcosa Clint Eastwood con il paranormale Hereafter un film molto discusso, che ha lasciato il segno per la sua invidiabile potenza drammatica  cui ha contributo una eccellente ricostruzione scenica della dinamica dello spaventoso tsunami, il cui merito fotografico va attribuito principalmente  alla pazienza di Clint Eastwood.

 Con The Impossible ci riprova lo spagnolo J.A. Bayona a dirne qualcosa, portando sugli schermi la storia vera di un nucleo familiare colpito direttamente da quella catastrofe. Precisamente sono le vicende  della famiglia occidentale Alvarez-Belon, marito, moglie e tre figli provenienti dal Giappone (nella realtà erano spagnoli) fortunosamente sopravvissuti a quella  calamità naturale ma ad un prezzo molto alto: comprensivo di traumi psichici e grosse ferite al corpo.

Il film  dopo la prima parte che si svolge in una modalità spettacolare classica  riguardante gli effetti estetici – pietisti del contrasto vita bella e suo precipizio improvviso nella disperazione, entra in una zona temporale narrativa asettica, priva di emozioni forti, lo fa quasi un po’ a sorpresa, cioè come se ad un certo punto per uscire dalla banalità fosse necessario  dare al film una dimensione più meditativa, dominata dal dolore e dalla rassegnazione, dove non vi potesse essere più posto, per dare un senso al film,  per la vitalità manifesta ma per quella inconscia agente silenziosa tra le pieghe  di una rimozione riattivata, ridestata e sollecitata dalle scene stesse.

Allora ad un certo punto sembrerebbe formarsi nei colpiti dalla sventura una nuova filosofia, caratterizzata dai buoni sentimenti, dall’aiuto per il prossimo, dall’amore senza interesse. Una filosofia esistenzialista  che traccia con il dolore un campo visivo nuovo dominato dal bene e il cui contrasto con il male viene finalmente a mancare a causa degli eventi particolari della vita che sterilizzano ogni gioco malizioso.

Un delirio poetico, un’autoterapia dell’inconscio che allontana da ogni passione umana vissuta o ancora immaginata relegandone i ricordi nell’oblio, e tutto questo sembra avvenire a vantaggio della creazione di una dimensione più quieta della psiche, una zona temporale dove tutto il negativo sembra voler lasciar spazio alle intenzioni di  un bene puro caratteristiche dei malati.

BIAGIO GORDANO

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