Cinema:The Blair Witch Project

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

The Blair Witch Project (Il mistero della strega di Blair)

DVD reperibile su Ebay

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO  

The Blair Witch Project

(Il mistero della strega di Blair)

 

 Regia: Daniel Myrick, Eduardo Sanchez

Produzione: USA 1999
Genere: Thriller
Durata: 81′
Interpreti: Heather Donahue, Michael Williams, Joshua Leonard
Recensione di Biagio Giordano
DVD reperibile su Ebay

   Siamo nel paesino di Burkittsville, un tempo chiamato Blair, nello stato del Maryland, nell’autunno del 1994. Tre studenti di cinema,  Heather Donahue di 22 anni, Joshua Leonard di 23 anni, Michael Williams di 24 anni, hanno intenzione di girare, inserendosi sullo sfondo di un’opera cinematografica come attori protagonisti e narratori, un film documentario sulla leggenda della strega di Blair.

Nella pellicola, che troverà diversi collaboratori e produttori, intendono mantenere i loro nomi originari.


 Si dice nella narrazione tradizionale proveniente da quei luoghi, che la strega di Blair  oltre ad aver due secoli prima torturato e ucciso diversi bambini del paese, abbia poi cercato di influenzare persone psichicamente malate cercando di trasformarle in killer, come sembra sia effettivamente successo di recente, nel 1940, con l’eremita Parr responsabile dell’uccisione di diversi bambini portati in una casa buia e isolata situata nella  foresta di Black Hillis, vicina al paese; l’uomo aveva poi ammesso di fronte alle autorità cittadine di aver agito in quel modo malvagio e aberrante perché posseduto dallo spirito perverso della  famosa strega di Blair.

I  tre ragazzi prendono in affitto una cinepresa da 16 mm e una da 8, e tutta l’apparecchiatura professionale necessaria  per la registrazione dei suoni.

I giovani cineamatori filmano e commentano con  collaudata regia le cose più significative che incontrano, sia a colori che  in bianco e nero, riservando al bianco e nero, per i suoi noti effetti moltiplicativi di suggestioni evocative, le riprese delle situazioni in più forte relazione con quanto di sinistro accadde o sta per riaccadere nella foresta, cosa in grado di suscitare una maggior atmosfera di paura sia sugli antichi  fatti sia  sulle loro riedizioni.

Lasciata la grossa automobile su una strada situata ai bordi della foresta di Black Hillis, i tre si addentrano, con cartina e una bussola  appesa al collo della ragazza, nei luoghi più profondi della boscaglia  che appaiono del tutto privi di tracce umane.


 Lungo il loro prolungato tragitto i ragazzi sono misteriosamente seguiti da entità inafferrabili che mostrano spaventosamente i segni della loro presenza durante la notte.

Figure in legno a forma di umanoidi sospese tra gli alberi, mucchietti di piccole pietre sovrapposte da mani silenziose, piccoli pezzi di rami e rovi legati con cura attraverso strane cordicelle, lamenti di bambini, scomparsa della cartina geografica del luogo, bussola in avaria che porterà i tre a perdere il senso della direzione, faranno via via nevrotizzare i  ragazzi al punto da costringerli, come unica via di scarica, probabilmente  dettata dall’inconscio, a litigare tra di loro per evitare  una disperazione paralizzante.

Dopo qualche giorno Joshua  improvvisamente scompare, misteriosamente, lasciando gli altri due ragazzi attoniti; ma di notte inaspettatamente il ragazzo fa sentire i suoi lamenti, strazianti; gli urli ripetuti  sembrano voler indicare  ai suoi compagni di viaggio la zona in cui,   enigmaticamente, si trova relegato.

Michael e Heather finiscono quindi, guidati dalle urla di Joshua nelle vicinanze di una vecchia casa abbandonata, dove si suppone che nel 1940 il killer Parr portava i bambini per ucciderli.

Cosa troveranno all’interno? E come finirà l’avventuroso viaggio dei ragazzi?


Ufficialmente dei tre studenti non si ebbero più notizie, e vane risulteranno le ricerche della polizia e degli investigatori privati per individuarli.

Nella casa horror del finale del film verranno trovati un anno dopo diversi filmati, da cui i registi Daniel Myrick e Eduardo Sanchez monteranno il film.

Grandissimo il successo di pubblico che ha portato nelle casse in sei mesi  250 milioni di dollari nei soli Stati Uniti, rispetto a un costo di produzione di appena 35.000 dollari; in Italia il film ha fruttato 8 milioni di euro.

Il film percepito come fiction  horror è piaciuto a Cannes, dove ha preso un premio nella categoria giovani, ma è stato in gran parte bocciato dalla critica soprattutto per il modo con cui il film si è fatto largo nella distribuzione. I due registi hanno lasciato intendere che le scene girate fossero reali e che la scomparsa nel nulla degli studenti corrispondesse al vero.

A sostegno delle dichiarazioni di autenticità tragica del documentario, di verismo drammatico incontrato durante le riprese, uscirà un libro di grande successo, avente lo stesso titolo del film, in Italia nell’edizione Rizzoli, composto da diversi documenti  fotocopiati che testimoniano le varie attività di  ricerca della polizia, e le denunce di scomparsa fatte dai genitori, nonché le testimonianze di alcuni personaggi chiave sugli eventi storici più significativi dei luoghi.

Da sottolineare come prima dell’uscita  della pellicola sia stato creato un sito internet sul film che ha avuto un  enorme successo di pubblico; via  web si è infatti annunciata con grande enfasi mediatica la reale scomparsa degli studenti.

In diverse Università degli Stati Uniti, in tutte le sedi di polizia e negli enti addetti alla ricerca di ragazzi scomparsi,  comparirà anche un volantino distribuito in 100.000 copie con scritto a lettere grosse Missing (dispersi) e sotto, la foto dei tre studenti scomparsi,  proprio quelli del film, il volantino è un messaggio da protocollo di servizio redatto dallo sceriffo della Contea di Frederick Ron Cravens, il quale dichiarò  che in seguito, in sei mesi gli arrivarono  più di cento telefonate  segnalanti avvistamenti dei tre studenti in diverse località, da Portland all’Oregon.

A tutt’oggi sulla storia compositiva di questo film molte cose rimangono  misteriose, per cui sono tanti gli interrogativi privi di risposta:  i tre attori  dopo aver girato il film si sono  abilmente nascosti da qualche parte? Lasciando credere di essere scomparsi, prendendosi quindi gioco degli spettatori, della polizia, e forse delle denunce dei genitori ammesso che quest’ultimi, per denaro, non siano stati complici dei figli?

 

Il sospetto di trovarsi di fronte a un geniale progetto di Marketing portato avanti con grande abilità dai produttori per lanciare in modo clamoroso il film, una sorta di idea strepitosa avvallata  anche dai due registi e dagli studenti, si insinua in quasi tutte le migliori recensioni sul  film trovate in Internet.

C’è chi dice che i tre giovani hanno  in seguito interpretato altri film e che la ragazza Heather Donahue abbia rilasciato recentemente  un’intervista, proprio sulla strega di Blair, il film da lei girato. Il dubbio che non sia stata una truffa comunque rimane, perché come si fa ad essere sicuri che siano stati proprio loro a girare altri film o a essere intervistati? Nulla è stato infatti provato.

Il mistero su questo film, anziché diradarsi, col tempo si è pertanto infittito.

Numerose le incongruenze del film viste dietro le quinte, ad esempio chi ha ritrovato le pellicole del documentario  dice  che erano nella casa maledetta che appare nel pauroso finale, e ciò sarebbe coerente con quanto visto nel film le cui scene si interrompono proprio nella casa, ma quella abitazione rudere, che fa pensare, con le impronte nere sui muri delle mani dei bambini uccisi, di essere appartenuta al  killer eremita  Parr,  in realtà è stata rasa al suolo negli anni ’40 dopo gli efferati omicidi, quindi la scena finale del film potrebbe essere stata girata da un’altra parte smontando buona parte della tesi che sostiene l’autenticità delle riprese.


 Il filmato ha uno stile di ripresa dilettantesco, le cineprese sono mosse a scatti o a eccessiva velocità, cose probabilmente volute per aumentare l’effetto di realtà dell’opera, la definizione fotografica non è eccelsa: qua e là compaiono rumori di fondo a sgranatura d’immagine.

Ma il film funziona a meraviglia, suscita paura, tormento, angoscia, dà un senso di insicurezza atavico di grande importanza emotiva; inconsciamente la notte, la foresta, la perdita di direzione, i segni misteriosi posti da terzi strada facendo, suscitano non solo spavento primario (trauma della nascita?) ma apprensione duratura che cresce vertiginosamente col tempo senza sapere dove andrà  a sfociare nell’inconscio dello spettatore.

Il film si interrompe all’apice dello sgomento lasciando i possibili accadimenti successivi  nel mistero più fitto.

Ma un’ipotesi si è in grado di tentare, ciò che sarebbe accaduto dopo è il risveglio da un sogno incubo, proprio come può succedere  nella realtà di tutti i giorni nel quotidiano più domestico del cittadino comune tormentato da  nevrosi subdole.

Cercare sensazioni forti legate alla stregoneria, come accade ai tre studenti del film, indipendentemente se il film è una finzione o una realtà, pone in primo piano la questione della nevrosi, di un conflitto tra sfera inconscia primaria e l’Io; un Io che non riesce a realizzare un equilibrio soddisfacente fra istanze civili e mondo istintuale e che cerca quindi nel sogno  un’emozionante  autopunitiva di quel senso di colpa che la civiltà rilascia in ciascuno di noi.

Biagio Giordano 

   

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