CINEMA:PARANORMAL ACTIVITY 4

RUBRICA SETTIMANALE DI BIAGIO GIORDANO

Al cinema a Savona Multisala Diana

Paranormal activity 4

 

RUBRICA SETTIMANALE DI BIAGIO GIORDANO

Al cinema a Savona Multisala Diana

PARANORMAL ACTIVITY 4

 Titolo Originale: PARANORMAL ACTIVITY 4

 
Regia: Henry Joost, Ariel Schulman
Interpreti: Katie Featherston, Brady Allen, Kathryn Newton, Matt Shively
Durata: h 1.35
Nazionalità: USA 2012
Genere: horror
Al cinema a Savona Multisala Diana
Recensione di Biagio Giordano

Dopo la pregevole affermazione sul mercato cinematografico dei primi tre film,  Paranormal Activity arriva brillantemente anche al quarto racconto,  che è diretto dai due abili e fantasiosi registi come Henry Joost e Ariel Schulman,  gli stessi del precedente.

Il primo film della serie (2007) diretto da Oren Peli aveva incassato solo che negli USA, circa 100 milioni di dollari, rispetto a una spesa generale di produzione molto esigua. Il film  raccontava, con l’ausilio di telecamere fisse di cui una sistemata nella camera da letto, le  vicende di una coppia di giovani diventata oggetto delle sgradevoli attenzioni notturne di uno spirito demoniaco.

Questo quarto film della serie Paranormal Activity  si collega al finale del secondo film, riprendendone nelle scene iniziali  la conclusione  che vedeva la posseduta Katie scagliarsi violentemente contro la ragazza che teneva  in braccio il neonato Hunter e con il bimbo in braccio svanire, senza scomporsi,  nel nulla, dopo aver aperto la porta di uscita dall’appartamento.

Il successo della serie potrebbe forse spiegarsi col fatto che viviamo un’epoca che si è distanziata  notevolmente dalla forza spirituale e psicologica del sacro, un termine da  intendere  in una  accezione  più estesa di quella che di solito viene usata nel senso comune.

Se il sacro  si lascia leggere anche come un elemento fondamentale della struttura della coscienza anziché  esclusivamente come momento della storia della coscienza,  risultando perciò qualcosa di originario la cui forza pulsionale non può estinguersi improvvisamente, esso potrebbe allora riguardare più la trascendenza esercitata dall’inconscio che un suo significato legato esclusivamente al religioso. In tal caso esso si  aprirebbe, consentendo conoscenze più profonde, a quella mappa dell’universale umano tracciata dagli archetipi, strutture simboliche quest’ultime che se analizzate psicanaliticamente sarebbero forse in grado di far scorgere meglio la relazione, che appare spesso come un enigma, tra il sacro cultuale e lo sforzo che l’uomo compie probabilmente da sempre (Mircea Eliade) per “costruire un mondo che abbia un significato”.

Il sacro, in questo senso decisamente più  vicino a un vero che si lascia leggere in più modi, si potrebbe provvisoriamente definire con una maggiore complessità concettuale, da una parte come bisogno fondamentale, astratto, legato al soprannaturale divino,  compreso l’animismo primitivo che rivestiva di un’anima, per proiezione, ogni aspetto della natura, dall’altra come aspirazione inconscia generale tendente a ricercare significati della vita ultimi, stabili. Esso rappresenterebbe quindi storicamente qualcosa  di  basilare nelle maggiori culture dell’umanità che potrebbe oggi essersi non solo affievolito ma traumaticamente rimosso, con conseguenze  sintomatiche rilevanti.

L’impetuoso sviluppo della scienza e l’evolversi di società sempre più complesse dal punto di vista organizzativo e amministrativo, obbligano

oggi tutti a un comportamento e contegno molto più razionale di una volta, quasi incessante, che penalizza inevitabilmente parte della vita pulsionale dell’inconscio,  suscitando, in particolare su persone più sensibili, visioni, sintomi e desideri ambigui di natura particolare che spesso ondeggiano paurosamente, sotto una sempre più difficile vigilanza dell’Io, tra fantasia e immaginazione rimanendo attratti  da ciò che in numerosi casi propone il cinema stesso in termini di un altrove spettacolare come appunto la serie di Paranormal activity. 

Un altrove quindi che in questo caso assume il significato di rilanciare l’immaginazione, troppo compressa dal razionale, verso nuovi lidi liberatori capaci di ridare proporzionalità al rapporto razionalità/inconscio evitando la catastrofe paranoica del vivere senza trascendenza.

 

 
 

 Paranormal activity 4, a differenza di quanto già ampiamente commentato nel web e sui giornali, non si può definire  un film propriamente ripetitivo, una sorta di fotocopia dei precedenti, per lo meno se lo si guarda sotto il profilo prevalentemente linguistico-espressivo. Un’angolazione visiva quest’ultima riferita alle immagini in movimento, che nel cinema assumono la forma di un’ idioma iconico fondamentale risultando a volte addirittura più importante dei contenuti della storia stessa, basti pensare a Psyco (1960) di A. Hitchcock la cui sceneggiatura ritenuta poco filmica non trovava a quei tempi alcun finanziatore, ma il modo magistrale con cui poi è stata girata la storia da Hitchcock ha smentito i produttori scettici di allora sottolineando inevitabilmente la loro incapacità a giudicare i film nelle sue forme espressive, tenendo magari sempre conto anche del mercato industriale filmico. L’uscita in sala di Psyco infatti ha entusiasmato ed è stato ampiamente premiato sia dal pubblico che dalla critica diventando uno dei più grandi best-seller filmici della storia cinematografica.

Paranormal activity 4 si avvale  di  tecniche e modi di girare in buona parte originali frutto di un lavoro di ricerca intenso e paziente; essi creano un rapporto divertente con il pubblico, rendendo l’insieme filmico indubbiamente ricco di un certo spessore spettacolare accompagnato da pensieri ed effetti emozionali, evocazioni e sentimenti, verso gli spettatori che non trovano riscontro nei film precedenti.

Numerose  sono le riprese al buio, penetrate da una web can opportunamente modificata che utilizza l’infrarosso abbinato a dispositivi in grado di rendere l’immagine  straniante, configurata in modo irreale,  una sorta di perturbante causato dal   suo rilievo insolito, dall’aspetto pseudo magico,  operato da una miriade di punti e segni geometrici luccicanti proiettati su figure e cose dell’abitazione lungo tutta la loro estensione fisica.

Da sottolineare inoltre gli effetti da cinema di serie A, come la deformazione dei volti sullo schermo del computer che ben contribuiscono a creare un atmosfera fantasmagorica, realizzati grazie al contrasto tra il buio dello sfondo e il volto bianco ravvicinato sullo schermo dei protagonisti di cui  si notano in certi casi solo gli occhi perché i tratti dello sguardo sono volutamente del tutto bruciati dalla luce bianca.

In questo film uno dei protagonisti più potenti è   il computer con la sua web can,  la scrittura simultanea di Skype, e il suo pieno utilizzo  di carattere comunicativo altro, intrigante e ficcanaso, che si inserisce efficacemente nell’atmosfera delle attese horror, divenendo nel gioco  del suspense  un pilastro su cui ruotano visivamente gran parte delle tensioni  della storia.  Lo rendono particolarmente idoneo per questo genere di film la sua separatezza ambigua nell’interno della  famiglia tanto da diventare un’oasi di trasgressioni per ciascun componente del nucleo convivente, la sua indomesticità tenace e perversa accompagnata da una ossessiva dipendenza e il potere che offre di nascosto a chi lo usa nel contravvenire a ogni regola di privacy,

In Paranormal activity 4 attraverso il  piccolo schermo del computer prendono forma, su insoliti piani e spazi visivi bui, forme sospette e movimenti sinistri che destano paure  e attese morbose in un crescendo inedito di tensioni molto forti simili ad un sogno dalla forma incubo vissuto  in una  poltrona di cui a un certo punto, per distrazione dovuta all’eccesso di identificazione e proiezione interiore con il film non si percepisce più neanche la sua comodità se non addirittura la presenza.

Da un punto di vista un po’ più psicanalitico questo film va venire in mente la questione dell’altro,  inteso come entità straniante e perturbante esterna che con il cinema entra in un certo senso in sintonia con il fantasma edipico interno dello spettatore,  attraverso il richiamo, per associazione visiva ed emotiva dell’immagine filmica proposta, al rimosso.

Per un gioco di condensazione metaforica e di spostamenti metonimici inconsci viene quindi evocata la figura paterna o materna a seconda del genere sessuale degli spettatori e dei protagonisti, con il relativo sentimento di umiliazione associato, dovuto quest’ultimo alla violenza della legge a suo tempo imposta ai figli a causa del  loro supposto desiderio incestuoso. L’umiliazione pura ripresentatasi nella coscienza in un contesto visivo orrificante può trovare, con la paura del ripetersi  quanto  accaduto una volta, un punto di scarica catartica che diventa un vero e proprio godimento spettacolare di carattere clinico masochistico.

BIAGIO GIORDANO

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