CINEMA: MIELE

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala 5 al Cinema Diana a Savona
MIELE

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala 5 al Cinema Diana a Savona
MIELE
Titolo originale: Miele
Nazione e Anno: Italia, 2013
Genere: Drammatico
Durata: 96 minuti.
Regia: Valeria Golino
Cast: Jasmine Trinca, Carlo Cecchi, Libero De Rienzo, Vinicio Marchioni, Iaia Forte
 
Distribuzione: Bim Film
Produzione: Buena Onda, Les Films des Tournelles, Rai Cinema, Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Recensione di Biagio Giordano
In sala 5 a Savona, cinema  Diana
Miele è il sopranome che si è data  Irene, una bella  ragazza sui trent’anni, dall’animo inquieto e ribelle,  ossessionata dalla morte degli altri più che dalla propria forse perché nell’immaginario inconscio vuole esorcizzare ogni precarietà dalla sua salute  futura.

Miele non sopporta l’idea che una persona malata terminale non possa scegliere di morire. E’ per questo che non concepisce come uno Stato possa rimanere indifferente  a quelle prolungate agonie che paralizzano l’animo e la dignità dei cittadini affetti da malattie incurabili o soggette a devastanti, e spesso sperimentali, accanimenti terapeutici.

La donna  ha  deciso da tempo, spinta da una indignazione che assume tratti marcatamente  ideologici, di trasgredire alle leggi vigenti nel suo paese in materia di eutanasia e di aiutare a morire dolcemente le persone gravemente malate, quelle che sono venute a conoscenza di ciò che lei fa e hanno deciso di fare uso dei suoi delicati strumenti di morte.

Miele svolge questo servizio con tutto un suo personale statuto etico, che pone, tra le altre cose, la condizione per essere aiutati, di non avere solo sofferenze da depressione psichica legata all’esistenza, ma anche patimenti corporei, di non essere cioè sani di corpo o di mente e nel contempo avere un desiderio  suicida causato magari da alcuni processi di vita che si sono svolti in negativo.

Miele si reca frequentemente in Messico ad acquistare i prodotti che le servono per svolgere correttamente il suo servizio. In quel paese, nelle farmacie, vendono legalmente un farmaco speciale, in grado di porre fine, su richiesta del suo padrone, al tormento che i cani vecchi e malati provano.

Il farmaco è denominato Lamputal e per favorire il trapasso degli esseri umani verso l’ignoto ne occorrono due dosi. Quel prodotto è l’ideale per Miele perché dopo aver agito sulla persona interessata  non lascia alcuna traccia nell’organismo, mettendo la donna giudiziariamente  al riparo da una eventuale autopsia.

 

 I medici constatata la morte firmano un documento che attesta la causa del decesso come  naturale, una morte avvenuta quindi a seguito di un improvviso aggravamento dei sintomi di un corpo già duramente provato.

Un giorno a richiedere il suo servizio è un architetto settantenne che, nel primo colloquio con Miele  nasconde  di essere  sano. L’uomo ha chiesto il suo aiuto perché è spesso giù di tono, affetto da una crisi esistenziale e psicologica vicina alla depressione.

L’architetto confessa di essere a volte troppo angosciato e che potrebbe  ad un certo punto decidere di porre fine alla sua vita. Lo spaventa il modo con cui potrebbe avvenire la cosa, per questo prende  seriamente in considerazione l’opzione di morte non traumatica offertagli da Miele.

L’architetto inizia perciò a studiare le procedure scritte dategli da Miele, inserite nel pacchetto di morte comprendente il Lamputal messicano, promettendo di dare una risposta a breve giro di tempo.

Miele aspetta alcuni  giorni, e poi, non ricevendo sul suo cellulare nessuna notizia dell’architetto, lo chiama  e dopo una brusca conversazione viene  a conoscenza, solo in quel momento, del  buon stato di salute corporea dell’uomo.

Spaventata per le possibili conseguenze giudiziarie nel caso di denuncia da parte dell’uomo e sentendosi ingannata, Miele si reca furiosamente presso l’appartamento dell’architetto, rimproverandolo violentemente sull’uscio per la sua grave omissione ed entrando poi  con malgarbo  nell’abitazione.

 Miele fruga ogni angolo delle stanze alla ricerca del suo pacchetto di morte divenuto una scomoda possibilità di prova giudiziaria contro di lei.

Che sviluppi avrà il rapporto tra Miele e il settantenne architetto, entrambi desiderosi di conoscersi di più nonostante il violento scontro iniziale? Due persone molto inquiete che appaiono così diverse  nei bisogni, nella vitalità, nel desiderio di vivere e nell’estetica dei corpi.

Buon film di Valeria Golino, dai contenuti intelligenti, impregnati di una forma narrativa raffinata, ben sostenuta da meccanismi letterari che elevano al meglio la curiosità e l’interesse suscitati dagli argomenti messi in campo.

L’estetica del film si  estende ad un certo punto, con molto sicurezza registica, nella costruzione  di una bellezza erotica avvincente, che interessa  numerose scene e che viene rappresentata  in tutta la sua potenza esprimibile.

Ben comunicata agli spettatori,  e dominata più dal visivo e dal silenzio che dalla parola,  viene poi  narrata  una passione eterosessuale, sublimata, del tipo anziano- giovane, di buon valore emotivo per l’effetto scandalistico che suscita, un’attrazione che deriva non tanto da una forte differenza di età, quanto da culture  ed esperienze maturate in modo molto diverso, che la fa  sembrare animata da magia.  Un’attrazione del tutto vera. Essa balza subito agli occhi per la grande e coinvolgente attualità che ha  nel mondo culturale occidentale di oggi, un mondo sempre più alla deriva soprattutto sul piano delle sicurezze identitarie, sociali, etiche richieste agli adulti dai giovani in crisi esistenziale.

BIAGIO GORDANO

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