Cinema: L’avventura del Poseidon

 
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
L’avventura del Poseidon
Al cinema nel Novembre 1972

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

L’avventura del Poseidon

   Titolo Originale: THE POSEIDON ADVENTURE

Regia: Ronald Neame
Interpreti: Gene Hackman, Ernest Borgnine, Red Buttons, Stella Stevens
Durata: h 1.58
Nazionalità:  USA 1972
Genere: catastrofico
Tratto dal libro “L’avventura del Poseidon” di Paul Gallico
Al cinema nel Novembre 1972
Recensione di Biagio Giordano

 L’avventura del Poseidon (The Poseidon Adventure) è un film del 1972 diretto da Ronald Neame.

Trama. La notte dell’ultimo dell’anno, durante la navigazione da New York ad Atene, in un viaggio comprensivo di intrattenimenti vari per i festeggiamenti del Capodanno, la lussuosa ma vecchia nave da crociera “Poseidon” prossima alla demolizione, viene sopraffatta  nel mare Egeo da una gigantesca onda alta decine di metri, formatasi a seguito di  un terremoto avvenuto nelle vicinanze della nave.


 La nave si rovescia, assumendo una posizione di ribaltamento di circa 180 gradi, gli uomini dello staff di comando della nave compreso il comandante, situati nella sala di pilotaggio muoiono subito. In alcune parti dello scafo però, compreso il salone in cui si festeggiava l’arrivo del nuovo anno, l’acqua  tarda ad arrivare lasciando in vita, grazie a delle grosse bolle d’aria, e seppur nell’angoscia per l’intrappolamento, numerosi passeggeri. Una parte dei sopravvissuti rimane nella sala delle feste ad aspettare i soccorsi, un’altra, temendo il peggio, e formata da poche persone, si ingegna a cercare una via d’uscita.

Per i superstiti impegnati a cercare una scappatoia il problema cruciale consiste nel capire da che parte, sulla verticale, la nave rovesciata  va  inclinandosi, ossia se si dirige verso il fondo del mare da prua o da poppa, in modo da tentare di raggiungere quella parte scoperta dello scafo galleggiante destinata a rimanere più a lungo a galla. Si suppone infatti che i soccorsi, avvisati con un S.O.S dal comandante, avrebbero potuto farsi vivi solo attraverso un’apertura, con la fiamma ossidrica, compiuta in quella parte dello scafo ancora emersa.


 Il combattivo reverendo Frank Scott (un’ottima interpretazione quella di Gene Hackman) è il passeggero che sembra avere nel piccolo gruppo più autorità, si candida senza riserve a guidare le persone verso quello che si potrebbe definire un disperato tentativo di salvezza. Il suo misterioso carisma e le  idee proposte, che sono ricche di una ferrea logica, convincono, seppur con qualche riserva, il gruppo di passeggeri a seguirlo.

Il reverendo, avvalendosi anche della conoscenza di alcune parti della nave fornitagli da un membro dell’equipaggio,  ipotizza che, se la sala macchine non è ancora allagata vuol dire che l’inclinazione della nave  procede da prua verso il fondo, e si può quindi tentare di raggiungere la zona eliche, cioè la parte della nave emersa a poppa, unico punto da cui i soccorsi, se tempestivi, potrebbero tentare di salvarli.

Lo stesso reverendo Frank Scott rischiando la vita e nonostante le contrarietà di qualcuno, cerca di raggiungere da solo  la sala macchine. Quando la scopre constata che è ancora asciutta, ritornato dal gruppo avvisa che la via da seguire è ora con certezza quella verso poppa attraversando la sala macchine.

 

 La nave si sta quindi inclinando da prua verso il fondo. 

Ma quando il gruppo giunge nei pressi della sala macchine va incontro a una fulminante delusione, perché scoprono che essa si è nel frattempo allagata e per raggiungerla proseguendo poi il cammino verso poppa occorre intraprendere prima un insidioso percorso sott’acqua di 10 metri circa trattenendo il respiro per più di trenta secondi.

Le persone che seguono il reverendo Frank Scott sono composte da due coppie, una giovane formata da Mike Rogo (Erneste Borgnine) e Linda Rogo (Stella Stevens) e un’altra formata da due anziani di nome Belle Rosen (Shelley Winters)  Manny Rosen (Jack Albertson). Oltre a loro sono presenti un bambino con sua sorella, una cantante che ha perso il fratello nel disastro e un uomo di mezza età. A loro si unirà un cameriere della nave che sarà di grande aiuto per le sue conoscenze della nave.

Riuscirà il gruppo a proseguire e a raggiungere la zona eliche della nave, unica zona dove forse è ancora possibile essere salvati?


 Commento. Questo film commuove molto per la notevole carica empatica che suscita,  dovuta in particolare a una narrazione vecchio stile basata per lo più su una precisa messa a fuoco dei profili dei personaggi per il tramite di una creazione di contrasti tra di essi di una certa efficacia dialettica tale a volte  da renderli trasparenti.

 E’ una sorta di conoscenza di parti del privato dei personaggi che non rimane semplicemente sullo sfondo di una narrazione di genere catastrofico basata essenzialmente sull’azione, ma si fonde mirabilmente con il movimento delle operazioni previste nelle scene dando  agli spettatori sensazioni più coinvolgenti. E’ una scelta di copione che lascia  intravedere forme caratteriali e tratti biografici dei protagonisti durante lo stressante loro impegno stesso nell’azione, ed è proprio nel come vengono affrontati i problemi posti dalle situazioni previste dalla sceneggiatura che si fa conoscenza intima con essi esaltando il bisogno di finzione-verità dello spettatore.


 Queste offerte di conoscenze prolungate dei personaggi per il tramite della loro azione stessa, favorisce negli spettatori una identificazione  dell’Io con essi o una proiezione figurativa sullo schermo proveniente dal loro inconscio  tale da suscitare una passionalità supplementare, qualcosa di aggiuntivo  alla pura spettacolarizzazione del film prevista oggi per il solo tramite dell’azione, alzando il tono di attenzione e coinvolgimento inconscio a livelli molto alti.

Sono aspetti questi che appartengono ormai solo alla storia del cinema, essi non compaiono più nel cinema catastrofico dei nostri tempi, i metodi usati oggi in questo genere si concentrano prevalentemente sull’effetto suggestivo delle cose che accadono, privilegiando le cose alle persone, i personaggi rimangono degli illustri sconosciuti a vantaggio, si suppone erroneamente, dell’esaltazione unitaria dell’immagine che però scollegata dai sentimenti esprimibili dalle persone in gioco risulta arida e ingannatrice sterilizzando i meccanismi identificativi e proiettivi essenziali al cinema per fare cultura.

  Biagio Giordano 

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