Cinema: La dolce vita di Federico Fellini

La dolce vita di Federico Fellini, 1960, Roma, bianco e nero, drammatico.

Locandina tratta da ebay che vende il film. Attenzione allo spoiler
Dopo 62 anni si possono fare dei confronti tra i malesseri che caratterizzavano i personaggi della Dolce Vita e quelli che vivono i protagonisti dei nostri tempi attuali?
Penso di si, la cifra del disagio di allora era rappresentata dal terrore delle responsabilità verso la famiglia (che animava gli uomini), una famiglia verso la quale non avevi la libertà di vivere una parte di te stesso se non a ore programmate, una famiglia che impediva alla tua vera identità di essere vissuta per quello che effettivamente era, e di conseguenza l’impossibilità, in tanti casi, di attuare, quando ti sembrava giunto il momento, la separazione o addirittura la messa in pratica del suicidio.
Suicidio non di disperazione ma di razionale scelta di fronte all’esaurirsi del senso della propria esistenza e all’incalzare del caos -tempo della vita.
Oggi abbiamo un problema in più, l’ immensa ricchezza acquisita nasconde problemi di fondo e lo fa fino a far giungere tutti incoscienti a un’era più tarda rispetto alla prima, dando alla nostra schizofrenia famigliare alternanze di presenza e assenza più allungate nel tempo e più legate (Forse patologicamente?)
Ma la sostanza rimane, con quel film si voleva sottolineare l’inospitabilita’ psichica del nostro mondo, l’impossibilita’ antropologica di avere rapporti umani vivibili: ossia con un amore che funzionasse veramente.
Ma il dramma più grosso nel film rimaneva la mancanza di libertà: la cui trasgressione procurava un senso di colpa inconscio, fino ad arrivare al divieto morale che interessava la vita stessa, all’impossibilita’ di togliersi la vita perché inteso ciò solo come vigliaccheria, come via di uscita dai mali e non anche come atto responsabile appartenente alla vita stessa, rispetto alle sue modalità di presentarsi che potevano e possono creare situazioni che portavano e portano a dover compiere scelte estreme…
La dolce vita è un capolavoro esistenziale, non è un film, (del film non ha niente), e’ un’opera d’arte informale ancora ineguagliata, arte grazie alla capacità di comunicazione telepatica artistica degli autori, veramente formidabili…

Biagio Giordano

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