CINEMA: Il grande Gatsby

 
RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala 4 al Cinema Diana a Savona
Il grande Gatsby

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala 6 al Cinema Diana a Savona
Il grande Gatsby

 Titolo originale:The Great Gatsby

Regia: Baz Luhrmann
Nazione e Anno: U.S.A., Australia, 2013

Genere: Drammatico, Romantico.

Cast: Leonardo DiCaprio, Joel Edgerton, Isla Fisher, Carey Mulligan, Tobey Maguire, Callan McAuliffe, Amitabh Bachchan, Jason Clarke, Gemma Ward.

Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia
Produzione: Bazmark Films, Red Wagon Productions, Village Roadshow Pictures.

Recensione di Biagio Giordano

In proiezione alla sala 4 del cinema Diana a Savona

Nella primavera del 1922, il giovane aspirante scrittore Nick Carraway, del Midwest, si trasferisce, ispirato da un forte desiderio letterario di conoscenza del mondo, a Long Island per fare nuove esperienze di vita.

Nick va ad abitare in un bel caseggiato, situato proprio nei pressi della sfarzosa villa del famoso milionario di nome Gatsby, un personaggio quest’ultimo che appare nel più profondo sfuggente e riservato, nonostante ami rilasciare spesso sui giornali lunghe interviste e nelle feste si dimostri sempre molto disponibile.

Gatsby è famoso  per la maestosità coreografica delle sue  feste, la generosità, e per uno stile di vita molto elegante.

L’uomo nelle feste non bada a spese pur di rendere euforici ed estasiati gli invitati e riuscire a diventare in città, con l’aiuto di sempre nuove relazioni, tra i protagonisti più prestigiosi della vita mondana e affaristica.

Nick è cugino della bella e giovane Daisy Buchanan dalle apparenze nobili e raffinate, ma enigmatica e un po’ cinica, moglie di un uomo ricco almeno quanto Gatsby, Joel, ex campione sportivo.

 Un giorno Gatsby invita Nick a una sua mega festa, Nick accetta e via via che in seguito conoscerà meglio  il famoso milionario, verrà a conoscenza di una relazione d’amore, dagli aspetti molto passionali, intercorsa cinque anni prima tra Daisy e Gatsby.  Incuriosito e pensando  un po’ maliziosamente di avere l’opportunità in mano per approfondire la conoscenza  del famoso Gatsby, preziosa per lui dal punto di vista di chi vuole dare spessore a un nuovo profilo letterario legato al vero, Nick accetta la proposta di amicizia interessata di Gatsby, che appare ancora innamorato di  Daisy.

Gatsby e Daisy, rivistisi, non rimangono indifferenti, tra di loro si accende subito una nuova passione che metterà a nudo, via via che la relazione si complicherà per ovvii motivi legati ai vincoli che pone il  matrimonio, la logica più profonda che la racchiude.

Ipnotizzato  dall’atmosfera ardente dell’ambiente che ruota intorno al  jazz, stordito dall’alcool ed estasiato fino al delirio dalla coreografia strepitante delle feste, Nick viene a trovarsi in mezzo a un materiale umano effervescente, denso di problematiche serie,  proteso verso il dramma ma anche animato da una leggerezza soave ricca di godimenti melodiosi per la vita, l’ideale per scrivere romanzi caratterizzati da una ispirazione proveniente da fatti e atmosfere nobili accompagnate da rarefazioni improvvise causate dall’impeto devastante delle passioni in gioco indicibili.

 Nick assisterà  ad amori ed  amicizie dagli svolgimenti enigmatici, intensi ma di impossibile soddisfazione, che risulteranno in realtà sempre privi di sentimenti veri, relazioni che  mostreranno ad un certo punto il loro pesante volto oscuro: sfaccettato di  ambiguità  di  ogni genere, tipico dei  piaceri narcisisti eretti a sistema di vita: estesi a simbolo e immagine pubblica di un’affermazione riuscita, super vincente nel sociale.  

Nick vedrà esaltata nei personaggi che incontra una loro sorta di gloria personale che sarà destinata a sfociare, nelle relazioni d’amore e di amicizia, in una forma di recitazione forzata destinata al totale fallimento di ogni valore umano.

Baz Luhrmann regista noto per Moulin Rouge (Australia 2001 con Nicole Kidman), si mantiene in questo film su un piano narrativo un po’ frenato rispetto ai codici visivi  postmoderni, egli è assai prudente nell’esporre novità visive, costruendo una narrazione sicura, con metodi fotografici e meccanismi scenici già ampiamente collaudati e risaputi nella storia del cinema, cosa che tutto sommato giova al film. Il film infatti funziona bene, con quelle premesse riesce a mantenere con più facilità uno stile preclassico fine anni ’20, gradevole e verosimile, in sintonia con l’epoca descritta dal romanzo da cui prende spunto. Il grande Gatsby (titolo originale: The Great Gatsby) dello scrittore statunitense Francis Scott Fitzgerald è stato infatti pubblicato per la prima volta a New York, il 10 aprile 1925.

Il film acquista, via via che articola nei più minuti dettagli la  storia di passioni che contiene, un certo prezioso equilibrio visivo tra forma e contenuti, riuscendo a contenere in una dimensione spazio-tempo ben delimitata le varie forze pulsionali che sprigionano con impeto dalle relazioni tra i vari personaggi, con il risultato di non avere sbilanciamenti compositivi né fughe  verso un più esteso spazio narrativo che avrebbe significato il rischio di andare verso la rarefazione delle dense atmosfere messe efficacemente a fuoco nella prima parte della narrazione.

Il film dà quindi sempre l’impressione di voler favorire nello spettatore un distacco dalla partecipazione diretta alle scene, ponendo un ostacolo psichico che diventa cornice, quadro del film, una sorta di finestra-barriera che impedisce di entrare troppo nel film che è così impregnato di violenza. Ciò va a beneficio di un maggior godimento estetico del film. Una visione più distaccata è non solo in grado in generale di favorire un’opzione di giudizio sul film di maggiore lucidità, ma consente anche una partecipazione identificativa e proiettiva con i personaggi degli anni ’20 particolare, rivestita di una passione vintage molto apprezzabile, di una trascendenza dall’oggi, così diverso, che diventa un vero e proprio viaggio culturale nel tempo.

BIAGIO GIORDANO

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