CINEMA: Un metodo pericoloso

 
 RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Al cinema nel Settembre 2011
Prossimamente in TV digitale terrestre
Un metodo pericoloso

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Al cinema nel Settembre 2011
 
Un metodo pericoloso
 
 

 Titolo Originale: A dangerous method

Regia: David Cronenberg

Interpreti: Michael Fassbender, Keira Knightley, Viggo Mortensen, Vincent Cassel, Sara Gadon, Katharina Palm, André Dietz, Andrea Magro, Bjorn Geske, Christian Serritiello

Durata: h 1.33

Nazionalità: Gran Bretagna, Canada, Germania 2011

Genere: drammatico

Al cinema nel Settembre 2011

Recensione di Biagio Giordano

Prossimamente in TV digitale terrestre

 A  Dangerous  Method è un film  di genere biografico che prende in esame, drammatizzandone coerentemente diversi  aspetti, la vita del famoso psicanalista svizzero Carl  Gustav Jung e della sua giovane paziente russa  Sabina Spielrein divenuta per un certo periodo sua amante.

La pellicola è uscita nel 2011 è stata diretta dal talentuoso e intramontabile David Cronenberg, famoso per i suoi numerosi film dalle forti emozioni carnali usciti  dal  1967 in poi,  tra i quali ricordiamo Videodrome, La mosca, Stereo, Spider, e il più  recente A istory of violence.


  A differenza dei suoi film principali molto attenti a suscitare emozioni congeniate da una trama a grande ritmo di accadimenti numerosi, possibili e verosimili, questo film, lento, ha una forma di narrazione alta ben supportata esteticamente dalla fotografia, un connubio felice  in grado di suscitare negli spettatori interrogativi e domande culturali di un certo spessore che non rimangono mai disgiunte dal piacere estetico della contemplazione fotografica. Una fotografia sempre attenta a comporre quadri di ricca composizione significante ben pertinenti alla trama e ai contenuti voluti per  film.

La pellicola riesce a mettere ben a fuoco il rapporto tra Carl  Gustav  Jung e Sabina Spielrein, ampliandone la nitidezza analitica, interpretativa, grazie alla messa in scena di altre importanti relazioni avute dalla coppia, come quella con lo psicanalista Sigmund  Freud fondatore della teoria psicanalitica, Emma  Jung moglie di Carl Gustav Jung, e quella con lo psicanalista eretico Otto Gross.

Il film  si sofferma, quel tanto da poterne comprendere le logiche principali, sulle  relazioni psicanalitiche,  amorose, scientifiche, di amicizia, tra   questi   cinque   personaggi  famosi, prendendo in  esame il periodo che va dal 1904  al 1913, data quest’ultima  della drammatica  separazione di Carl Gustav Jung e Sigmund Freud.


 

La rottura  tra Freud e Jung ha rappresentato, per la diffusione e la valorizzazione internazionale della teoria e della pratica psicanalitica, un duro colpo. La divisione sulla teoria tra i due maestri che avviene in un momento cruciale per la propagazione e affermazione della psicanalisi nel  mondo desta un forte interesse nei media che subito propagandano l’immagine di uno stato di crisi e di attendibilità della ricerca psicanalitica a dir poco fallimentare.

I media culturali hanno evidenziato, dopo la grande eco culturale del viaggio in america di Freud e Jung, presunte frammentazioni logiche presenti nei principali teoremi stessi della psicanalisi spesso incompleti o composti da un ventaglio di ipotesi interpretative sulla sessualità e la rimozione troppo ampio, aspetti che attenuavano la credibilità del valore scientifico della psicanalisi anche nelle masse.

La frattura ha prodotto nelle istituzioni sanitarie e culturali del mondo occidentale  più attento alle teorie psicanalitiche, un punto di non ritorno rispetto a una credibilità non medica di cui godeva la psicanalisi delle origini in certi ambiti di ricerca collegati a quelle istituzioni, lasciando intravedere un futuro psicanalitico molto difficile, che effettivamente diverrà  facile preda del discorso  medico e mistico tuttora presenti nella maggior parte delle nuove rielaborazioni  teoriche psicanalitiche.

I concetti di maggior spessore clinico elaborati da Freud e da Jung  si andavano configurando, sul loro sfondo più astratto,  in due filosofie  del tutto diverse, spesso contrapponendosi. Tuttora i pazienti più sensibili alla cultura psicanalitica e i giovani studiosi maggiormente impegnati nella psicanalisi e nella psicoterapia percepiscono l’eco di quella drammatica divisione rintracciabile già nel tipo di scelta delle  bibliografie di studio istituzionale.


 

Il forte sentimento di amicizia tra Freud  e Jung non sarà sufficiente a evitare la loro rottura anche personale, infatti la sfera affettiva si rivelerà assai fragile. Per ragioni di politica della psicanalisi, quel sentimento aveva preso falsa consistenza fino al punto di apparire autentico: per il solo fatto che scaturiva da un ambizioso interesse  progettuale sulla psicanalisi, ideato dallo stesso  Freud, che si rivelerà fallimentare.

Esso consisteva in una decisione importante presa da Freud per il futuro della psicanalisi: la nomina di un successore alla guida della psicanalisi dopo la sua morte. Nell’intenzione  dell’inventore della psicanalisi, il più giovane e stimatissimo Jung, doveva essere il suo subentrante alla guida della nuova disciplina psicologica.

Sabina Spielrein di origine russa, giovane paziente con disagi psichici caratterizzati da tratti isterici ritenuti erroneamente dalla  psichiatria dell’epoca  di origine schizofrenica,  compie un’analisi  freudiana  con  Carl  Gustav Jung, realizzando in seguito,  pur tra burrascose  sedute  e alternati abbandoni analitici  legati alle sconvolgenti vicende  sentimentali  con  lo  stesso  Jung,  il suo sogno  di  divenire analista.

 Il miglioramento dello stato di salute di Sabina Spielrein  fu tale da consentirle di svolgere in seguito l’attività di analista, ciò rappresentò una forma di attestazione preziosa del valore terapeutico della pratica psicanalitica nonché dei teoremi di base  elaborati da Freud che scomponevano alcuni sintomi psichiatrici troppo generici e condensati in più raffinati e leggibili nodi clinici.


  Sabina Spielrein conquista una salute insperata mettendo in discussione anche alcune rigide regole psicanalitiche del tempo. Infatti i suoi notevoli progressi nella salute avvengono nonostante abbia avuto durante l’ analisi una intensa relazione sentimentale-erotica con Jung.

A quei tempi   l’accettazione  da parte dell’ analista  di una relazione  con la paziente durante l’analisi era ritenuta una grave trasgressione allo statuto psicanalitico della cura, qualcosa che poteva compromettere irrimediabilmente il percorso terapeutico, ma il senso della  relazione tra Jung e la Sabina fu poi da loro elaborato tanto da divenire un ulteriore fertile terreno d’indagine sull’inconscio di entrambi.
  Jung e  Freud rompono la  collaborazione reciproca sulla ricerca  teorica  psicanalitica a base freudiana e anche l’amicizia.
 dopo pochi anni dal viaggio in america  del 1909.

  La rottura era oggettivamente inevitabile. Profonde erano le loro divergenze teoriche, in particolare sulla portata della libido nei sintomi nevrotici, libido che secondo Freud sta alla base della teoria psicanalitica mentre per Jung poteva riguardare solo alcuni aspetti evolutivi, tra tanti,  della vita di una persona.

 Un  certo disaccordo vi  fu  anche sul  concetto di  rimozione che  a  un  certo  punto in Jung nelle  sue  ricerche  sembra assumere  un  valore concettuale  e pratico  sempre più  facilmente  semplificabile e  di  importanza  molto  relativa, cosa  che  allontanava  le  sue  teorie  dai  principali  e  raffinatissimi meccanismi operativi inconsci presenti nel sintomo nevrotico.


  Vi furono anche forti differenze sulle concezioni più terapeutiche della psicanalisi, terapia che per Jung consisteva sopratutto nel far riconoscere al paziente tutto il suo potenziale di vita, di sviluppo progettuale, frenato dalla nevrosi, per Freud invece il lavoro sull’inconscio del paziente, ritenuto fondamentale nella psicanalisi non medica, non consentiva, per la sua complessità, di porre mete prestabilite riguardanti la guarigione, tanto che negli ultimi anni di vita Freud ritiene la terapia che può scaturire dalla pratica psicanalitica solo uno tra i diversi  effetti possibili positivi della disciplina.

Per Freud la terapia rimane qualcosa di ambiguo, da prendere con le molle, che può scaturire da un lungo lavoro metapsicologico, essa una volta raggiunta rimane comunque ambigua e complessa, senza dare alcuna rassicurazione, perché interminabile è il lavoro indotto dall’inconscio  aperto con l’analisi.

La terapia può avvenire durante una riuscita elaborazione del sintomo, ma lascia poi intatte altre questioni sostituite da un nuovo subdolo sintomo in formazione e rese da esso impercettibili  che in certe diverse e nuove condizioni esistenziali possono riemergere e piegare il paziente verso ulteriori disagi.

Film bellissimo, sopratutto per capacità di sintesi dei due pensieri divergenti sulla psicanalisi. Dopo la rottura con Freud Jung darà alle sue teorie il nome di psicologia analitica abbandonando nella pratica la maggior parte delle teorie freudiane. 

 

 

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