CINEMA – Sotto una buona stella

 
RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala nella provincia di Savona
SOTTO UNA BUONA STELLA


RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

SOTTO UNA BUONA STELLA
Film in sala nella provincia di Savona

 

Titolo Originale: SOTTO UNA BUONA STELLA

Regia: Carlo Verdone

Interpreti: Carlo Verdone, Paola Cortellesi, Tea Falco, Lorenzo Richelmy, Eleonora Sergio

Durata: h 1.46

Nazionalità: Italia 2014

Genere: commedia

Al cinema nel Febbraio 2014

Recensione di Biagio Giordano

In sala nella Provincia si Savona 

  Federico Picchioni (Carlo Verdone) è un uomo maturo, divorziato,  che sprigiona simpatia in quasi tutte le sue azioni quotidiane, nel suo lavoro dirige da tempo un’agenzia di affari finanziari che sembra godere di una sicura, seppur piccola, posizione sul mercato. Federico conduce  una vita confortevole  in compagnia di una bella ed elegante giovane donna piena di vitalità e riconoscenza per lui. 


 Un giorno nei suoi uffici lavorativi irrompono violentemente alcuni alti ufficiali della finanza, i quali dopo aver effettuato diversi accertamenti contabili ottengono dal magistrato l’autorizzazione a poter arrestare per truffa aggravata il suo più fidato collaboratore d’azienda.

Da quel momento le conseguenze del reato  saranno disastrose  per l’attività economica e la vita  privata di Federico Picchioni, egli perderà quasi tutti i suoi beni, e verrà abbandonato dalla sua giovane fidanzata, inoltre  si vedrà costretto, dopo la morte della ex moglie,  a ospitare nella sua abitazione i due figli ventenni nonché una nipotina a carico, perché impossibilitato a pagare regolarmente il loro affitto.

Un giorno dall’appartamento situato di fianco al suo, Federico sente provenire fastidiosissimi rumori, dei veri e propri trambusti di straordinaria assordanza che eccedono la soglia sonora di tolleranza  stabilita dal condominio. Deciso a far rispettare il regolamento Federico  si reca con propositi ostili dal nuovo inquilino ma con sorpresa ne scopre invece le diverse piacevoli stranezze comportamentali che finiscono per conquistarlo.


Federico e i suoi  allacciano quindi via via  rapporti  sempre più empatici con la nuova ed estroversa vicina, Luisa (Paola Cortellesi), tanto da veder nascere a un certo punto un’amicizia generale.

 Luisa è una donna intelligente, molto energica, tutto fare, in grado di intervenire all’interno di un campo di situazioni critiche molto vasto: che va dai guasti agli elettrodomestici  di casa alle crisi delle aziende, di quest’ultime essa risana i bilanci  tagliando il personale in sovra più.

Accattivante  e conquistata dai piaceri che la commedia familiare, se ben sostenuta da ruoli caratterizzati da una identità non troppo precisa, può ancora rilasciare, Luisa riesce a comunicare con i ragazzi e a coinvolgere appassionatamente Federico nel suo turbinoso e irrefrenabile desiderio di protagonismo. Federica vuol piacere a tutti per riscattarsi socialmente dall’essere considerata una cinica taglia teste di aziende in difficoltà.


Che sviluppi avrà nella vita quotidiana di Federico Picchioni  e dei suoi figli il rapporto con la giovane e dirompente vicina Luisa? Interverranno nella relazione  conflitti di origine affettiva e ideologica oppure prevarrà in tutti l’idea di formulare nuovi progetti di vita spinti dal bisogno di cambiare  il loro modo un po’ disagiato di stare al mondo?

Carlo Verdone, pregevole  attore protagonista e regista di lunga data ha il pregio di mantenere in vita nei suoi film, seppur, con un filo che a volte pare tenue, la gloriosa  tradizione cinematografica italiana della commedia, della quale nelle opere di  Verdone non si può fare a meno di riconoscere nello specifico una particolare continuità storico-narrativa con i film più cult degli anni ‘70, soprattutto per quanto riguarda il tipo di soggetto: la famiglia piccolo borghese che vive un po’ recitando drammatizzando comunque anche quando non sarebbe proprio il caso di farlo. Una famiglia presa nei suoi modi di ambientazione più rigorosamente istituzionali e conforme a culture già un po’  innovative, aspetto quest’ultimo che non chiama più in causa il mito dello statuto etico forte della famiglia ma la sua incarnazione reale in tutte le  principali forme di civiltà-disagio e nevrotizzazioni ostinate cresciute in parallelo con il miracolo economico, che ne sollecitano il cambiamento.

Una famiglia che rispetto a film precedenti è  sempre meno intesa come istituzione praticamente indistruttibile, compatta, luogo di consumate euforiche gestioni individualistiche ricavate da soddisfazioni sociali rapinate o meritate all’esterno secondo i casi, ma luogo anche di sopportazione critica di ogni affettività coatta tra i membri, da essa stessa imposta, disagio quest’ultimo scontabile  con l’esplosione, più recente, della pratica del piacere delle varie forme di trasgressione.

 Una famiglia vista non più come baluardo di sicurezza garantita, micro cellula efficacemente disposta  quasi istintivamente contro le varie fisionomie di male provenienti dall’esterno,   muro gigantesco dove andavano un tempo ad  infrangersi i marosi più alti provocati da un sociale tutto sommato caotico e individualista privo di un’etica precisa, fortemente bellicoso, bensì una famiglia vista come istituzione di possibile riformulazione.


Un sociale dunque quello a cui era legata la vecchia famiglia dove si annidavano paurosamente soggetti alieni inconsapevoli che spingevano inconsciamente verso un cambiamento radicale delle istituzioni compresa la famiglia stessa ma che non sapevano come formularne i vari aspetti regolativi alternativi senza violare in se stessi, distruttivamente, il senso sacrale inconscio verso il padre.

Il  materiale da commedia filmica in Italia,  direi che è  tuttora inesauribile perché l’istituzione famiglia appare  ricca di novità, meno forte e arcigna di un tempo, più dialogante all’interno seppur fortemente nevrotizzata, quest’ultimo aspetto è dovuto ai notevoli cambiamenti economici e di costume avvenuti negli ultimi 30 anni  in Italia.

La famiglia di oggi, indubbiamente maggiormente nevrotica di un tempo, diventa allora per i registi autori più sensibili come Carlo Verdone, un terreno fertile inesauribile di sapere inconscio e spettacolo che il cinema osserva empiricamente limitandosi ad elaborarne e a interpretarne gli aspetti più scenografici e culturalmente dirompenti.

 

 BIAGIO GIORDANO
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