CINEMA: Scusate se esisto

 
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Scusate se esisto
Film in sala nella provincia di Savona

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Scusate se esisto
 
 Titolo Originale: Scusate se esisto

Regia: Riccardo Milani

Interpreti: Paola Cortellesi, Raoul Bova, Corrado Fortuna, Lunetta Savino, Cesare Bocci

Durata: h 1.30

Nazionalità: Italia 2014

Genere: commedia

Al cinema nel Novembre 2014

Recensione di Biagio Giordano

In sala nella provincia di Savona

 Serena Bruno ( Paola Cortellesi) è una giovane di paese, brillantemente laureata in Architettura, originaria di  Anversa, non la suprema e gloriosa città belga ma il dignitoso e  povero paesino dell’Abruzzo situato ad un’altura di 560 metri e con solo 430 abitanti, letterariamente significativo perché Gabriele D’annunzio vi ambientò la tragedia “La fiaccola sotto il moggio”.


La donna grazie ai suoi meriti, soprattutto nel  ideare progetti innovativi di un certo gusto estetico,  ha trovato lavoro a Londra, ma le cose in quella capitale non le vanno del tutto bene, in particolare sul versante dell’equilibrio psicologico, essa infatti è rimasta molto legata ai grandi valori affettivi che  la famiglia nel sud Italia rilascia. 

Serena è  spesso preda di nostalgie di casa che la deprimono molto.

Un giorno decide di ritornare al suo paese, nonostante sia a conoscenza delle grosse difficoltà economiche e di occupazione in cui si trova l’Italia.

Come abitazione-studio, Serena, date le sue scarse possibilità economiche, trova solo un monolocale, che prende in affitto, un vano del tutto inadeguato alle sue esigenze, stretto e basso col soffitto rastremato, un alloggio di fortuna che verrà in gran parte occupato dalla scrivania e dai grossi  tubi di cartone contenenti i disegni dei suoi progetti.


 Serena cerca clienti che le commissionino qualche lavoro, in piedi ha solo una trattativa con un uomo  esaltato dall’arte funebre, che vuol realizzare nel cimitero una tomba di famiglia di buon pregio artistico;  la donna  per vivere è costretta a lavorare come  cameriera in un ristorante, fortuna vuole che la donna  non risulterà indifferente al proprietario, Francesco (Raoul Bova), che cercherà un approccio con lei.

Un mattino le si ferma il motorino, due ragazzi presenti nelle vicinanze si rendono disponibili per analizzare il problema, ma quando riescono a far ripartire il mezzo uno di loro sale in sella e si allontana, rubandoglielo. Indignata la donna   segue con lo sguardo il ladro e si avvicina alla zona in cui il motorino sembra essersi diretto.

Serena finisce per scoprire stupita un palazzone popolare enorme, un sorta di parallelepipedo lunghissimo e stretto  con numerosi corridoi e scale tutte uguali che rendono difficile il ritorno a casa degli inquilini  in quanto impossibilitati ad orientarsi  in quello che sembra un vero e proprio labirinto.

  Nell’atrio del gigantesco mostro di cemento Serena incontra un’anziana e apparentemente scorbutica pensionata, alla quale  chiederà in seguito  notizie sulla possibilità o meno di identificare i  ladri di motorini della zona.


  La signora dapprima brusca e diffidente,  sentendo parlare Serena cambia poi atteggiamento, si scioglie di fronte ai modi più eleganti della ragazza e la invita quindi a portarle le pesanti borse della spesa  nel suo appartamento per offrirle la colazione.

Durante il percorso labirintico per arrivare nell’appartamento della pensionata,  a Serena viene indicato dall’anziana una pennellata colorata di blu,  impressa sul muro in alto di una scalinata dalla inquilina,  che serve a prendere  la direzione giusta per arrivare all’ ingresso di casa  evitando giri tortuosi.

Salendo le scale Serena legge un grosso annuncio sul muro  riguardante  un “Bando per architetti”. E’ un concorso finalizzato a scegliere un progetto, un dettagliato piano architettonico teso a  riqualificare i lunghissimi spazi vuoti  presenti nel palazzone nella sua parte centrale longitudinale.

Serena, rimasta shoccata e indignata  per quella gigantesca costruzione-carcere a uso popolare, un edificio privo di ogni minima forma architettonica, decide di partecipare al Bando per cercare di migliorare le cose.

Mentre lavora al ristorante le viene in mente una brillante idea-progetto:  riempire i grandi spazi vuoti longitudinali del palazzone con un grande verde e prevedere qua e là locali sociali – culturali, di divertimento,  per la giovane popolazione emarginata che nel palazzone vive per lo più di droga e furti.


 La vita di Serena si ravviverà  di nuovo. Si profilerà nella sede-direzione della ditta che ha emesso il Bando, uno scontro apocalittico, del tutto impari tra i fautori della creazione nel palazzone di centri commerciali e i  sostenitori del verde e della cultura dell’integrazione sociale. Serena, che ha previsto questo, si avvale, per aumentare le sue chance di vittoria, di un escamotage sorprendente.

Riuscirà Serena a vincere quella che diventerà una vera e propria  battaglia, una lotta serrata per dare più spazio alla bellezza e creare un diverso stile di vita per i poveri?

Film splendido, divertente, vero, riflette con il giusto umorismo problematiche italiane molto attuali, senza perdere mai di vista l’importanza che può avere il coraggio e la qualità soggettive per smuovere situazioni abitudinarie di potere incancrenite.

Argomenti in campo: la questione del potere maschilista nel lavoro che per la donna  rappresenta tuttora una questione  esplosiva, il cemento selvaggio che distrugge panorami e forme di vita decenti, l’amore complicato ma vivibile sublimabile quando entra in campo l’omosessualità non reciproca, l’architettura inesistente delle case popolari, l’emarginazione dei giovani, il verde che manca nelle città e paesi.

Indubbiamente la migliore Paola Cortellesi degli ultimi film, indiscussa protagonista della pellicola.

Bella la fotografia del sud d’Italia che riesce a  cogliere soprattutto gli aspetti umani problematici della popolazione, indulgendo con opportune sequenze su quelle leggere forme di malavita che risultano chiaramente legate alle misere condizioni economiche del territorio e alla assenza dello Stato.

        Biagio Giordano 

   

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