Cinema: Scappa – Get out

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Scappa – Get out

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Scappa – Get out

 Scappa – Get out (Esci), di Jordan Peele, con Daniel Kaluuya, Allison Williams, genere horror, anno 2016, Usa, durata 103 minuti. 

 Stati Uniti. Un giovane fotografo afroamericano, Cris, è fidanzato con una ragazza bianca caucasica, di nome Rose. Il loro rapporto, dai modi spesso euforici e spensierati, sembra che vada seriamente configurando nella direzione di un legame sentimentale, a tal punto che Rose decide di far conoscere Cris ai genitori. 

Cris è dapprima reticente all’invito, ma poi, vista l’insistenza di Rose, e seppur un po’ a malincuore, acconsente. I due ragazzi organizzano un fine settimana dedicato esclusivamente alla visita ai due genitori anziani: che abitano fuori città, in un posto panoramico tra  montagne ricche di vegetazione raggiungibile solo con l’automobile. 

L’impatto, lungo la strada di montagna, con un cervo, che poi morirà sotto gli occhi compassionevoli  di Cris, avvisa lo spettatore che stanno per arrivare momenti di grande tensione probabilmente con in gioco la vita di qualcuno.

 All’arrivo dei due, i genitori di Rose sembrano recitare una parte oscura. Da una parte il linguaggio dei loro atteggiamenti esclude che siano state informate prima della scelta fatta dalla figlia per  un uomo di colore, dall’altra il colloquio che avviene con Cris non mostra segni di finzione, è caratterizzato da una naturale gentilezza e un sincero affetto come se, alla vista dell’uomo di colore, nulla fosse accaduto di negativo in quel momento nella loro mente, addirittura ci saranno con franchezza, riferimenti positivi da parte del padre di Rose al governo di Obama, penultimo presidente di colore  degli Stati Uniti, di cui lamenta con preoccupazione il fine mandato.

A Cris verranno presentati anche gli amici di famiglia, tutti personaggi di spicco della società bene americana, per lo più persone già in età avanzata, anch’essi, stranamente,  non a disagio di fronte a uomo di colore. 

Quando durante una notte insonne, la madre di Rose, psicoterapeuta, ipnotizza Cris con il pretesto di toglierli il vizio del fumo, Cris andrà incontro, nel sonno, a un’esperienza onirica inquietante: immerso in uno sfondo buio dove compaiono qua e là raffigurazioni inusuali di chiara origine inconscia, portatrici di paure, incubi, angosce. Egli sul finire si vede sospeso, solitario, nel vuoto di un universo buio e minaccioso, con sullo sfondo un piccolo televisore acceso in cui compare il viso inquietante della  madre di Rose. 

La successiva scoperta da parte di Cris, in un ripostiglio della casa, di una scatola rossa con dentro numerose foto di Rose teneramente abbracciata a uomini sempre diversi, tutti di colore, trasforma la preoccupazione di cui Cris era ormai posseduto,  in una paura reale, non più onirica,  senza più argini razionali visibili. 

Cris telefona a un suo amico poliziotto addetto al terrorismo descrivendo quanto appena scoperto, e chiedendo consiglio, al ché,    dopo una ricerca su internet  da parte del poliziotto, emerge il sospetto che Cris sia caduto in una rete di criminali che adescano via internet ragazzi di colore, che poi stranamente scompaiono, cosa che fa ipotizzare che essi vengano ipnotizzati, per renderli poi schiavi del mercato illegale del sesso perverso. 

Ma la realtà sarà ancora più spaventosa di quanto ipotizzato da quel poliziotto amico, Cris è infatti caduto nella rete di folli neurochirurghi anziani desiderosi di prolungare la  soddisfazione di alcuni principali gusti sensorii per la vita con il trapianto di certe parti del cervello di giovani  neri.

Riuscirà Cris a uscire indenne da quel manicomio di uomini mostruosi?

Film di grandissimo successo, ben diretto e con un’ottima fotografia, ma la cui attrazione di fondo si spiega soprattutto per l’inserimento nella sceneggiatura dei giusti contrasti tra i personaggi. Quest’ultimi, inseriti nel quadro di un storia dalle apparenze solo inizialmente normali,  creano via via un interesse e uno spettacolo che per lo spettatore diventa un crescendo di interminabili emozioni: grazie a contrasti empatici e identificativi che avvengono, per poi essere riflessi come specchio sullo spettatore, tra anziani e giovani,  uomini di colore e uomini bianchi, ambienti bene e ambienti poveri, etc.

   Biagio Giordano  

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