Cinema: Romanzo popolare

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Romanzo popolare

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Romanzo popolare

 Romanzo popolare, di Mario Monicelli, con Ugo Tognazzi, Ornella Muti, Michele Placido, Pippo Starnazza, 1974, Italia-Francia, commedia, 102 minuti.

Metalmeccanico di Cologno monzese (Ugo Tognazzi), addetto alle saldature, sposa, cinquant’enne, una ragazzina molto bella. Ha poi da lei un figlio. La donna però, dopo qualche anno, si innamora di un poliziotto più giovane del marito, un uomo intraprendente e trasgressivo. Lei dapprima è indecisa se iniziare o meno il rapporto,  in seguito si convince del diritto che ha, a prescindere dal matrimonio, di vivere un amore che sente. 

 Il marito scopre la relazione e seppur deluso e adirato, non drammatizza di fronte a lei. Molto civilmente la invita a chiarire quanto successo, e a dire che intenzioni ha per l’immediato futuro, la donna gli confessa che, pur essendo innamorata del poliziotto, è ancora molto affezionata a lui e non vuole perderlo. e quindi per quello che ritiene essere il bene  della famiglia decide di rompere la relazione, anche se sa che ciò gli procurerà molta sofferenza. 

Il marito sembra accontentarsi della decisione presa dalla moglie, ma dopo qualche tempo viene assalito da potenti rigurgiti maschilisti che non riesce a sfogare. La cosa lo fa cadere in uno stato depressivo caratterizzato da una ossessione erotica dai risvolti paranoici, che lo costringono a voler rivivere con la moglie, nell’immaginario, i passionali incontri da lei avuti con l’amante. 

La moglie, ignara della sintomatologia paranoica del marito, sta al gioco, e gli comunica sinceramente e con ricchezza di particolari quanto vissuto nella sua relazione extraconiugale. Il piacere fantasioso e masochistico che procurerà al marito il suo racconto renderà l’uomo ancora più infelice. 

L’inquietudine del marito si accrescerà fino a sfociare in un delirio di disistima per sé del tutto autodistruttivo. Un giorno egli riceve una lettera anonima, dal cui scritto  capisce come lo scrivente sia ben informato sulla relazione extraconiugale di sua moglie, e  come chi scrive sia desideroso di umiliarlo per il suo carattere debole incapace di prendere decisioni importanti come quella di scacciare la moglie di casa. Da quel momento il suo comportamento diventa violento, tanto da costringere la moglie ad andarsene. Disperata, la donna con una valigia in mano non sa dove andare e torna quindi dall’amante che si era ripromessa di non vedere mai più. 

Il marito però soffre ancora, tanto da decidere di provare l’ebbrezza di un scaccia- angosciache procura il desiderio di suicidio, lo fa respirando a pieni polmoni il gas che fuoriesce dalla canna conduttrice di cucina. Ma poi a un certo punto improvvisamente si ferma, ci ripensa, perché nel frattempo  è comparsa nella sua mente un’altra pulsione scaccia- angoscia: quella omicida. 

Armatosi di fucile, si reca presso l’abitazione del poliziotto ex amante della moglie, deciso ad ucciderlo se avesse scoperto che la moglie era tornata da lui. La moglie vedendolo arrivare si era intanto rinchiusa nel bagno. Tra i due uomini scoppia una lite furibonda, dai toni maschilisti accesi, la cui posta in gioco è il possesso della donna a prescindere dalla sua volontà, la donna nel bagno ascolta tutto e finalmente comprende cos’è il maschilismo, decide quindi di scappare via dalla finestra del bagno situato al piano terra, abbandonando per sempre i due uomini. 

Il marito e l’ex amante, constatata con amara sorpresa la scomparsa della donna, comprendono finalmente la violenta portata delle loro nevrosi maschiliste, quindi si calmano, solidarizzano fino al punto da sedersi al tavolo della stanza per bere un caffè.

La donna inizia un percorso nuovo, molto difficile, trovando lavoro e imponendosi di fare con gli uomini una vita di indipendenza. 

Romanzo popolare è una intelligente commedia degli anni settanta, scritta bene e realizzata con stile e un gusto particolare per il vero, recitata in modo eccellente cosa che permette al racconto visivo di andare al di là dei toni previsti dalla sceneggiatura inventando per lo spettatore situazioni particolari di più forte intensità umoristica, ironica, drammatica. 

Il contesto storico. Un’epoca quella degli anni ’70, di forte crescita economica e culturale, fatta di speranza, di ricco consumismo, di ottimismo, di solidarietà con le popolazioni costrette a emigrare tra una regione e l’altra per trovare occupazione cosa che permetteva di soddisfare ampie offerte di lavoro disponibili per tutti coloro che erano in grado di lavorare. Un’epoca di potenti cambiamenti, con problemi sociologici anche gravi in via di peggioramento, ma animata da  alcuni vasti movimenti progressisti capaci di rompere, lungo un discorso propositivo, vecchi schemi autoritari, come il disagio imposto dalle istituzioni alla donna, la padronale voluta assenza della democrazia sul lavoro, la mancanza di elementari diritti civili, l’ossessione della famiglia da mantenere economicamente sempre e comunque a livelli simbolici accettabili, la rigidità del  costume sessuale, fonte quest’ultima di ossessioni, fobie, corruzioni legate al piacere della trasgressività, e perversioni nevrotiche  di ogni genere.

      Biagio Giordano  

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