CINEMA – Pompei

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala nella provincia di Savona
Pompei

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

POMPEI
Film in sala nella provincia di Savona

Titolo Originale: POMPEI

Regia: Paul W.S. Anderson

Interpreti: Kit Harington, Carrie-Anne Moss, Emily Browning, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Jessica Lucas, Kiefer Sutherland, Paz Vega

Durata: h 1.42

Nazionalità: USA, Germania 2014

Genere: azione

Al cinema nel Febbraio 2014

Recensione di Biagio Giordano

Film in sala nella provincia di Savona

 Le eruzioni devastanti e le attività sismiche che vanno dal ’62 d.c. al 79 d.c. coinvolgenti Pompei, Ercolano, e Stabia sono storicamente, senza ombra di dubbio, le più significative del Vesuvio. Alcuni aspetti di quei fenomeni straordinari sono stati descritti con grande pathos da Plinio il Giovane in due documentate lettere a Tacito, esse costituiscono due  eccellenti documenti anche per quanto riguarda lo studio dei comportamenti dei vulcani nella storia.


In quelle lettere secondo quanto riportato da alcuni storici egli racconta anche della morte dello zio, Plinio il Vecchio, partito da Miseno con una nave per portare aiuto alla popolazione colpita.

La parte più coinvolgente delle lettere riportata anche  nel film riguarda la testimonianza dell’ascolto dei lamenti delle persone colpite: richieste disperate di aiuto, pianti prolungati di dolore, persone ferite che invocavano addirittura  la morte.

Secondo alcuni siti specializzati sui vari correlati scientifici e umanistici  del  disastro di Pompei, in epoca romana,  verso l’inizio del primo millennio, il Vesuvio era considerato un vulcano con improbabili attività laviche tanto che  alle sue pendici si vedevano sorgere  numerose città laboriose, la cui crescita economica era proprio favorita  dalla tipica fertilità della terra delle zone vulcaniche un tempo attive.


 Nel 62 d.C. ebbero inizio le drammatiche attività sotterranee  in quella zona che avrebbero poi lasciato un segno nella storia umana indelebile; l’area vesuviana fu colpita da innumerevoli  forti terremoti, che  fecero crollare molte abitazioni e edifici pubblici e produssero danni, secondo alcuni storici, anche in  zone più vaste compreso Nocera e  Napoli.

Sembra che all’epoca non fosse stata ipotizzata una relazione causale tra il terremoto e la natura vulcanica dell’area.

Il 24 agosto dell’anno 79 d.C. intorno alle ore 13 il Vesuvio si svegliò bruscamente  dopo un periodo di sonno durato secondo alcuni studiosi circa sette secoli, la sua forza esplosiva fu spaventosa, secondo alcuni siti web riversò sulle aree circostanti, in un giorno e mezzo,  sotto forma di pomici e cenere l’equivalente di un cubo lungo alla base 4 km.


L’apertura del condotto chiuso del vulcano avvenne, sempre secondo certi siti web, a seguito di una serie di esplosioni derivanti dall’immediata volatilizzazione dell’acqua della falda superficiale venuta a contatto con il magma in risalita.

Successivamente  gas, ceneri, pomici e frammenti litici si sollevarono sopra la zona addirittura  per circa 15 km.

Sembra che questa fase dell’eruzione si sia protratta, con qualche pausa anche lunga, fino alle otto del mattino successivo, e sia stata accompagnata anche da sconvolgenti terremoti.

Nella notte durante un calo dell’attività eruttiva, numerose persone fecero ritorno alle proprie case contando su una progressiva attenuazione del fenomeno,  ma esse furono sorprese al mattino presto dalla ripresa impetuosa dell’attività vulcanica, durante la quale precipitò a terra quanto era rimasto in parte ancora sospeso in aria della enorme colonna eruttiva, cosa che determinò la formazione di flussi piroclastici (miscele di particelle solide e gas) tanto voluminosi da causare nell’impatto al suolo  la devastazione totale di Ercolano, Pompei e Stabia.


Secondo alcuni siti specializzati, nella parte terminale dell’eruzione, avvenuta secondo loro probabilmente nella tarda mattinata del 25 agosto, continuarono a formarsi flussi piroclastici i cui depositi non potevano non seppellire, in forma definitiva le città circostanti, si formò inoltre  una enorme e densa nube di cenere che si disperse nell’atmosfera fino a raggiungere Capo Miseno.

Il film Pompei è una bella novella d’amore  stile peplum la cui drammaticità si fonde efficacemente  con la tragedia delle ultime ore di Pompei. Il  film  racconta egregiamente una impossibile storia d’amore tra uno schiavo che come Spartaco  diviene un gladiatore e la bella figlia di un  commerciante, divenuta anche oggetto delle attenzioni  di un ambiguo senatore romano.

Verso  i due giovani protagonisti  innamorati scatta tra gli spettatori un quid attrattivo misterioso,  che colpisce anche il cuore, mentre  l’immaginazione identificativa non si lascia distrarre dagli eventi relegando sullo sfondo le concitate scene dell’eruzione. Un film che oltre ad essere adrenalinico, sembra avere rispetto anche per alcune fondamentali verità storiche.

Stroncato dalla critica per un presunto eccesso di banalizzazione della storia e una grave approssimazione nel funzionamento dei suoi vari linguaggi artistici, questo film è in realtà un opera di sufficiente valore che si lascia guardare con spirito serio, senza eccessive pretese, un film che  per certi aspetti è anche originale soprattutto nel linguaggio visivo che appare tutto teso a dare con immagini spesso accelerate una sensazione di travolgimento dei sensi da uragano avvalendosi di un reale ripreso esplosivo, credibile perché rafforzato dalla travolgente, impossibile storia d’amore in esso presente.


In un’epoca come la nostra caratterizzata da catastrofi naturali aggiuntive, per lo più di tipo atmosferico legate al cambiamento climatico provocato dall’uomo, catastrofi che moltiplicano i  propri effetti tragici a causa di un territorio martoriato dalla speculazione, anche edilizia, questo film sembra non poter procurare alcun ammonimento etico se non quello di diffidare del sonno della natura vulcanica, che negli anni ’70 d.c. è stata sottovalutata nei suoi principali pericoli a causa forse di un ancora troppo esteso legame mistico e sacrale  di tutta la popolazione con le forze più potenti della natura. 

 BIAGIO GIORDANO
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