Cinema: L’esorciccio

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
L’Esorciccio

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L’Esorciccio

   L’Esorciccio, anno 1975, durata 99 minuti, genere commedia comica, Italia.

 In un paesino del Lazio accade che, stranamente, un ragazzino cominci a delinquere e si trasformi in breve tempo in uno stupratore seriale. E’ posseduto dal demonio? Entra in azione Esorciccio (Ciccio Ingrassia). 

Scritto, diretto e interpretato da Ciccio Ingrassia, il film è una parodia molto riuscita di l’Esorcista. Manca purtroppo Franco Franchi che pur avrebbe potuto svolgere una parte importante nel film, magari come assistente comico (da spalla), al personaggio incarnato da Ciccio Ingrassia come  Esorciccio.

 Culturalmente parlando i segreti della comicità, dell’umorismo, del riso, del motto di spirito,  sono innumerevoli, qualcuno è stato svelato e ben formulato da Sigmund Freud e da alcuni grandi romanzieri del primo novecento, altri  permangono tuttora nell’ombra. Ma se per capire qualcosa di più proviamo a far interagire oltre alla psicanalisi e alla letteratura, anche l’antropologia, mettendo sotto la lente analitica il tema della presenza nel corpo umano dei  residui di antiche forze animiste, tutt’altro che  trascurabili, vedremo allora che con l’ausilio di quella scienza qualche spiegazione in più si può avere.

L’animismo come agisce nel presente, in quali pulsioni comuni e quotidiane possiamo riconoscerlo? 

Seppur misconosciuto, l’animismo continua infatti tenacemente a perseguitare l’umano, facendogli commettere errori, a volte anche fatali, come accade in certi improvvisi innamoramenti, o nei lapsus quando avvengono in situazioni le più imbarazzanti e disarmanti svelando i veri intenti dell’inconscio, o con i fanatismi religiosi e politici facilmente convertibili rispettivamente in guerre sante e ideologie di giornata foriere quest’ultime di disastri economici che per carenza di studi non consentono riprese alternative. 

Il ridere, in film cosi detti stupidi, e particolarmente per cose che contraddicono la realtà, la razionalità, l’intelligenza umana, il senso civico più assodato, ci appare in diversi casi  la logica conseguenza pulsionale di un forte primitivismo che è rimasto tenacemente attivo in alcune parti della psiche.  

 Esso pare proprio ilrestodi quella dominante pulsione animistica che attribuiva spiritualità alle cose e agli animali nei tempi più remoti. E’ questo un aspetto del passato non secondario del vivere umano, in quanto esso sconfiggeva l’ossessione della morte, e lo faceva con astuzia, attraverso una proiezione psichica dell’Io inconscio nell’altrovedesiderato e rassicurante di un mondo dello spirito che animava cose e animali creando rapporti passionali. Un’atmosfera mistica vissuta sui bordidella sessualità in grado di distrarre fortemente dal pensiero sulla morte. 

Il riso riapre antiche finestre, da cui transitano verso la coscienza forze pulsionali indomite, riducendo le tensioni di cui sono esse stesse portatrici primarie. Finestre che quando aperte mostrano un primitivo della storia umana impossibile da chiudersi, donando luce e verità insaputa. E’ una festa del riso: il ritorno pulsionale dell’altra parte di sé che il civile ha compresso, e che ora  diventa grazie al film-specchio ricomposizione del corpo scisso dello spettatore, unità gioiosa, terapia cinefila di giornata.

    Biagio Giordano  

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