Cinema: Lawrence d’Arabia

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Lawrence d’Arabia

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Lawrence d’Arabia

 

Lawrence d’Arabia, di David Lean, con Peter O’Toole, Omar Sharif, A.Quin, GB, anno 1962, Storico, 201 minuti

Il tenente Lawrence (Peter O’Toole), del servizio segreto inglese, è un cartografo  addetto al servizio di comunicazione con la madre patria, un ufficiale  un po’ atipico, umanista e filosofo, restio a nascondere le proprie stranezze, un  uomo molto tenace e testardo. Un giorno viene chiamato dal comando per l’affidamento di un incarico di cui si ritiene sia particolarmente adatto. 

 E’ inviato al Cairo, nel 1916, per provocare la rivolta  degli arabi contro gli invasori turchi. Impresa ritenuta praticamente impossibile. Ma Lawrence crede che si possa fare, ha un piano originale, a lungo meditato, che esposto con grande fermezza finisce per convincere quei superiori che erano dapprima reticenti. 

La genialità di Lawrence sta nel mettere in gioco nella sua strategia il deserto del Nefud, considerato dagli arabi  e dai turchi di impossibile  attraversamento: anche  per un esercito ben attrezzato. 

Lawrence convince le numerose tribù del deserto ad insorgere contro i Turchi, (lo fa con la retorica delle idee, quelle indipendentiste, e con il denaro). L’impresa  si prospetta   molto difficile, occorre  attraversare un deserto che le tribù  definiscono l’incudine del sole, e prendere alle spalle, senza eccessive perdite, Aqaba, città strategica sul mare occupata dai turchi, una città che ha i cannoni girati fissi sul mare. 

 L’impresa, pur costellata di lutti, incidenti, giustizialismi riesce in pieno, Aqaba passa in mano agli arabi e da lì sarà poi facile per loro andare avanti e dare il colpo di grazia ai turchi.

 Ma raggiunto l’obiettivo gli arabi si accorgono con grande delusione di non essere ancora uno Stato indipendente.

Film che vale molto, non tanto per la storia, sintetizzata in modo egregio ma assai risaputa, quanto per le forme espressive, in parte innovative,  con cui essa viene raccontata, in particolare la tecnica del controllo fotografico della luce del deserto, importantissimo e difficilissimo da ottenere e che ha consentito nel film eccezionali e suggestivi controluce, nonché splendidi rilievi delle montagne di sabbia del deserto, e colori più reali: tutti di straordinaria bellezza. 

Da sottolineare ancora gli effetti sull’occhio dei tramonti e delle alzate del Sole,  resi inediti dal contesto colorato del deserto, ricco di combinazioni primarie mai viste prima nel cinema. 

L’aver puntato tutto sulla fotografia, sia statica che in movimento, sulla musica così avvolgente e sempre  pertinente alle diverse situazioni avventurose tanto da divenire un linguaggio facente parte dell’orchestra cinema, e l’aver puntato sul  protagonismo carismatico del personaggio-eroe Lawrence, magistralmente interpretato da un Peter O’Toole al massimo della sua condizione psico-fisica, ha consentito risultati  apprezzati dal pubblico, dalla critica, e dalle varie giurie addette alla assegnazione di premi cinematografici internazionali.

Grandioso film sull’ultimo eroe solitario del ‘900, un film che ha il potere, grazie agli strabilianti risultati  ottenuti col linguaggio fotografico innovativo, di restare giovane ancora per lungo tempo.

 Biagio Giordano   

 

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