Cinema: La rosa purpurea del Cairo

 La rosa purpurea del Cairo (The Purple Rose of Cairo, è un film del 1985 diretto da Woody Allen ed interpretato da Mia Farrow, Jeff Daniels e Danny Aiello.

Attenzione, commento al film con qualche spoiler 

L’opera è stata presentata fuori concorso al 38º Festival di Cannes.

Anni ’30 della grande depressione, Cecilia (Mia Farrow) è una donna giovane, ben educata, ricca di energie, vive in una cittadina di provincia del New Jersey facendo la Barista e occupandosi di lavanderia, ha un marito disoccupato che non ha molta voglia di cercarsi un lavoro, è un uomo autoritario e maschilista, vede le donne come gli suggeriscono per lo più le sue pulsioni primarie.

Cecilia sa di essere incappata in un deludente matrimonio, ma la povertà non gli consente di poter fare altre scelte, non può quindi che rifugiarsi nel sogno, lasciandosi trascinare dai film proiettati nel cinema della città, in un mondo immaginifico dove lei è finalmente incontrastata protagonista.

Dopo aver assistito alla proiezione del film La rosa purpurea del Cairo, decide di rivederlo più volte perché si è felicemente identificata con la storia del protagonista.

A un certo punto il suo personaggio preferito, Tom Baxter, accortosi della ripetuta presenza in sala della spettatrice, decide di uscire dallo schermo materializzandosi nel mondo reale, e propone alla donna un rapporto vero…

Film sulla dialettica di quei desideri sognanti che scaturiscono da insoddisfazioni esistenziali quando sono del tutto prive di soluzioni reali.

E’ possibile la felicità senza un rapporto reale con le cose, bensì vivendo grazie al cinema un inconscio aperto che raffigura la felicità, la proietta sul mondo, la fa vivere veramente lungo il proprio corpo ma senza una relazione vera col mondo, senza un riconoscimento e approvazione da parte degli altri non sognanti con cui si entra in contatto? Il film non dà risposte, ma il ritorno al cinema di Cecilia dopo il fallimento dei suoi rapporti immaginari, fa pensare che non è sempre importante la concretezza della felicità,  a volte rappresenta una risorsa anche il mantenere un inconscio aperto sul mondo, garanzia di vivere in uno stato artistico, inventivo, che inonda di pulsioni e materia fantastica il quotidiano, soddisfacendo il proprio corpo e per empatia quello degli altri da quali possono scaturire rapporti intensi non per forza destinati all’alienazione…

Capolavoro psicanalitico di Woody Allen che riparte dal proletariato, quello che sogna da sempre un mondo migliore…

BIAGIO GIORDANO 

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