Cinema: La Rosa bianca

La rosa bianca, regia di Marc Rothemund, 117′, 2005, drammatico-storico, Germania

Locandina tratta da www.ebay.it che vende il film

Commento con spoiler

Dopo la sconfitta dei tedeschi a Stalingrado, (una battaglia decisiva nel dare una svolta alla guerra, uno scontro epocale che lasciava sul campo tra il milione e il milione e mezzo di morti, compresi oltre 42.000 italiani a cui si aggiungeranno 50.000 prigionieri italiani stremati e moribondi) il Fuhrer comincia a perdere tra la popolazione tedesca sensibili consensi.
Gli oppositori al regime iniziano a credere che si stia delineando all’orizzonte una clamorosa sconfitta del Nazismo, sopratutto in vista di una alquanto probabile invasione dell’esercito russo sostenuto militarmente dai suoi potenti alleati internazionali.
“La rosa bianca”, un’organizzazione sovversiva al regime nazista, con dirigenti di religione evangelica, pacifista quindi nell’azione, dopo Stalingrado è intenzionata ad agire con maggior forza sulle coscienze dei cittadini, nella speranza di contribuire a porre fine più velocemente alla dittatura nazista e alla guerra.
Sophie Scholl, suo fratello Hans Scholl, e un loro caro amico, tra i maggiori dirigenti dell’organizzazione “La rosa bianca”, riunitisi in consiglio decidono di osare di più.

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Porteranno all’università di Monaco dove studiano, centinaia di volantini contenenti il loro messaggio pacifista e antiregime. Decideranno di farlo prudentemente, studiando all’interno della scuola il modo migliore per non essere scoperti.
I tre sono pienamente consapevoli delle spaventose conseguenze cui andranno incontro in caso di cattura.
L’impresa riesce bene per quanto riguarda la diffusione dei volantini, ma non per il resto, gli studenti infatti saranno scoperti.
Invitati a collaborare per sgominare l’organizzazione sovversiva “La rosa bianca”, essi si rifiuteranno eroicamente di parlarne.
Processati velocemente con una procedura farsa, che prevedeva un avvocato difensore nei panni anche lui di accusatore dei tre per non aver collaborato alla distruzione della organizzazione eversiva di cui erano a capo, i ragazzi saranno tutti condannati alla ghigliottina.
Le loro ultime parole risulteranno profetiche.
Dirà la ragazza rivolta alla Presidenza: ” In questi banchi dove noi siamo seduti e processati per aver espresso un pensiero di pace, presto ci sarete voi”, (infatti finita la guerra, ciò accadrà con il processo di Norimberga e altri processi in altri paesi come Israele, etc…).
Film che per commuovere il pubblico ha messo in campo argomenti storici facilmente reperibili e ben funzionanti certamente di indubbio spessore e non facili da inserire in un contesto artistico quale è il cinema che richiede un lavoro supplementare di forma.
Tuttavia la grande intensità emotiva che procura il taglio drammatico del film è legata a tecniche e modi narrativi teatrali e letterari ben riusciti presi a prestito proprio per il cinema.
Ne scaturisce un felice connubio tra arte cinematografica (primi piani, esplorazione minuta degli sguardi e delle pieghe dei volti, sonoro ben modulato senza la necessità teatrale di alzare la voce per farsi sentire da tutto il pubblico, effetti fotografici creativi nelle prigioni di indubbio valore drammatico, etc.) e arte teatrale e letteraria (lunghi dialoghi di sferzante precisione logica che non appesantiscono le scene ma le rendono ancora più interessanti, e poi ellissi letterarie qua e là che suscitano curiosità e apprensioni supplementari, una sorta di ingegneria della parola assai ben elaborata da specialisti creativi).
Un film indimenticabile, con una regia esemplare, e un cast visivo e invisibile di grande rispetto.

Biagio Giordano

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