CInema: INTERSTELLAR

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
INTERSTELLAR
Al cinema nel Novembre 2014

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
 INTERSTELLAR

Al cinema nel Novembre 2014

 

 Regia: Christopher Nolan

Interpreti: Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Wes Bentley, Casey Affleck, Michael Caine, Matt Damon, Topher Grace, Mackenzie Foy, John Lithgow, Ellen Burstyn, David Oyelowo, Bill Irwin, Elyes Gabel
Durata: 169 minuti
 
Nazionalità: USA 2014
 
Genere: fantascienza
 
Al cinema nel Novembre 2014
 

Recensore: Biagio Giordano
 

In sala nella provincia di Savona  

 Film  deludente. Se  venisse votato con un criterio analitico  attento soprattutto al confronto con  film dello stesso genere, il film di Nolan arriverebbe appena  alla sufficienza, e ciò nonostante il clamore mediatico  suscitato  da numerosi critici cinematografici di peso.

Il film è piaciuto  per lo più a persone  amanti della fantascienza a sfondo scientifico,  in questo caso a uno sfondo  legato per lo più alle leggi della relatività. Sono persone attratte da ciò chi di  spettacolare e innovativo  sul piano sociale può scaturire, per il futuro, da certe scoperte scientifiche.


 Nel film di Nolan, appare centrale la tematica della  reversibilità del tempo, ipotizzata anche da Einstein. Un tempo che può non essere  più, esclusivamente, quello dell’orologio, in quanto esso  potrebbe subire contrazioni e dilatazioni, a patto che si riesca ad agire in dimensioni fisiche altre, per il momento solo teorizzate: cioè mai verificate sperimentalmente.

La pellicola è priva spesso di idee fotografiche proprie, ed è troppo complicata nell’esporre il senso più scientifico degli eventi, per cui la narrazione  ne risente pesantemente, a volte il racconto non scorre proprio rallentando  la stessa comprensione del film.

 Ad esempio ciò è evidente quando la narrazione entra nei meandri della struttura del pensiero della relatività, impregnandosi di teoremi. Aspetti chiave della relatività vengono testati, verificati  con i nuovi mezzi di trasporto interplanetario ad altissima velocità o con l’aiuto di  forze gravitazionali appartenenti a nuovi astri e pianeti raggiungibili (il famoso rimbalzo di uscita dall’orbita),  ciò porta il racconto a invischiarsi su qualcosa di molto difficile da comprendere nell’immediato, cioè nel tempo della durata della visione filmica, dando, a ciò che non può che essere ancora ipotetico, una certezza troppo confidenziale che slega fuor di ogni misura la realtà dal film.

 In questo groviglio di nuove possibilità fisiche il film procede  senza trovare più poi una coerente via di uscita, qualcosa cioè in grado di semplificare il finale. Lo spettatore è inondato dagli effetti straordinari causati dai nuovi concetti di tempo messi in campo,  tanto che essi diventano a un certo punto nodi narrativi molti complessi che il finale non riesce proprio più a sciogliere lasciando lo spettatore assai   insoddisfatto.

Il film invece regge bene sul piano dello  spettacolo per immagini,  seppur quest’ultime si supportino frequentemente a idee visive già applicate con successo in altri film di grande prestigio.

L’intelaiatura visiva di questo film è sostanzialmente quella del grandissimo film di fantascienza di Kubrick, 2001Odissea nello spazio, si potrebbero citare infatti almeno 6 sequenze visive che ricordano quel indimenticabile film del 1968, scene divenute poi, grazie al successo di critica, dei veri e propri codici di linguaggio filmico,  esempi di un cinema di elevata forma artistica fotografica-musicale:


 1) La scena in Interstellar dell’entrata dell’astronave ad altissima velocità nello spazio-tempo, verso le stelle, che confrontato con 2001 presenta gli stessi giochi pirotecnici e sguardi di paura dell’astronauta alla guida del mezzo spaziale, 2) il computer parlante che sembra come il più famoso Hal 9000 di 20001 avere un’anima, nonché ironia e sarcasmo, cioè una sorta di autocoscienza, 3) gli agganci meccanici tra astronavi base e i suoi mezzi minori addetti all’esplorazione circostante e al controllo tecnologico della nave madre, in cui spesso si concentra come nel film di Kubrick un rilevante suspense, 4) la particolarità delle riprese  fotografiche, che avvengono con angolazioni impossibili, rendendo tutto più suggestivo,  soprattutto all’interno delle  astronavi stesse come in 2001, 5) l’invisibile ma attiva presenza degli extraterrestri resa possibile con  dettagli significativi, 6) la rappresentazione dell’enigmatico  gioco con  il  tempo  che come in 2001  consente  sensazioni  di  infinita variabilità e impossibile previsione di ciò che può accadere successivamente nella narrazione.


 Cosa  molto  diversa  in  Interstellar   rispetto  a  2001 Odissea nello spazio è la trama, nonché  il senso più profondo del messaggio etico, leggibile quest’ultimo qua e là  dopo un notevole sforzo intellettivo, cosa quest’ultima che fa perdere quel piacevole ritmo che dovrebbe dare un racconto di fantascienza riuscito .

Inoltre il film nei suoi significanti e simboli, metafore e metonimie, costituenti l’intelaiatura culturale, appare squilibrato, culturalmente distonico, troppo strutturato su conoscenze di fisica e poco su richiami a  una cultura classica umanista, e perciò sia l’estetica che lo spessore filosofico del film  ne risentono, a volte anche profondamente.

Forse andava cercato  un maggior bilanciamento tra fantasia e realtà, quest’ultima intesa come specchio dei nostri tempi,  ciò avrebbe evitato nel film la perdita dell’oggetto reale che anima la nostra quotidianità, la nostra esperienza,  e perciò avrebbe consentito un maggior coinvolgimento dello spettatore nel racconto legandolo a questioni che lo riguardano più da vicino,  ossia ad argomenti di vera attualità sociale e scientifica.


Trama. In un futuro sempre più problematico, la Terra è prossima a morire, tempeste di sabbia improvvise ed estreme, e nuovi virus  mettono in ginocchio l’agricoltura. Tutte le istituzioni sociali ne risentono non garantendo più ai cittadini il vivere decoroso di un tempo, la desertificazione del territorio è sempre più estesa, l’organizzazione degli eserciti si è sfaldata, la scienza è  percepita ormai dai più come inutile rispetto alla necessità urgente della soluzione dei problemi. La parola d’ordine è salvare ciò che resta dell’agricoltura, mettendo in pratica nuove idee ma sulla base per lo più di vecchie  conoscenze.

Cooper (Matthew McConaughey), pilota militare di grande valore ed esperienza, sopravvive a questo male col proprio raccolto agricolo, aiutando anche i figli e il suocero; è depresso e irato, sente che le sue grandi energie non trovano più condivisioni sociali fertili di risultati.

Ma  grazie a ciò che accade di misterioso nella stanza della piccola Murph (Mackenzie Foy), Cooper scopre un luogo segreto della NASA, in cui il professor Brand e sua figlia (Micheal Caine e Anne Hathaway) stanno elaborando formule di matematica molto complesse le cui equazioni costitutive dei sistemi fisici in gioco potrebbero dare, se azzeccate, un nuovo futuro all’umanità.


 Un wormhole (sfera trasparente ospitale con caratteristiche fisiche straordinarie utili all’uomo che viaggia nello spazio) individuato nelle vicinanze di Saturno, è una porta verso un altro sistema stellare in cui sono già stati localizzati diversi pianeti con alcune caratteristiche gravitazionali e chimiche che potrebbero essere in grado di consentirne l’abitazione. Diverse spedizioni umane  verso di loro hanno centrato l’obiettivo, senza però che gli astronauti riuscissero a ritornare, ciò induce a pensare che sia possibile raggiungerli ma non  ritornare.

Cooper decide di far parte di una missione che ha il compito di scegliere il pianeta migliore e innestare la vita umana per un futuro in quel pianeta.  Il materiale biologico della vita da portare sul pianeta, è congelato e opportunamente sistemato nell’astronave.

 Questo viaggio  comporta per  Cooper l’abbandono definitivo dei suoi figli sulla Terra, o troverà il modo di ritornare e abbracciarli?

      Biagio Giordano 

   

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