Cinema: Infanzia clandestina

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Infanzia clandestina

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Infanzia clandestina

  Infanzia clandestina, di Benjamin Ávila, con Natalia Oreiro, Ernesto Alterio, produzione Argentina, anno 2011, genere drammatico, durata 112 minuti.

1979, Argentina. Il sanguinario dittatore Videla è a capo della nazione, il suo potere pare assoluto, ma non mancano, via via che le ingiustizie si moltiplicano, gli oppositori: a volte necessariamente armati a volte con appoggi internazionali che ne stimolano il coraggio a osare di più. 

Il 12enne Juan e la sua famiglia tornano a Buenos Aires sotto falsa identità dopo aver trascorso alcuni anni in esilio. 

I genitori sono Montoneros (uno dei  gruppi armati che combatteva Videla, un misto di peronismo e cattolicesimo di sinistra, responsabili di  sequestri e uccisioni di personaggi importanti della dittatura). 

Il piccolo Juan è accolto con calore a scuola, vorrebbe integrarsi in quel tessuto sociale che non sente estraneo, inoltre una storia d’amore  molto intensa, ricambiata, con una coetanea, lo rende felice; i due innamorati si scambiano sovente giuramenti di  amore eterno. Ma il destino di Juan è ormai segnato, figlio di terroristi molto determinati a uccidere, egli non può essere   libero, e oltre all’infelicità che ne consegue rischia egli stesso di essere ucciso. 

Sarà però la morte dei genitori in combattimento ad aprirgli, paradossalmente le complicate vie di una nuova nascita.

Film sulla irresponsabilità in generale dei componenti del terrorismo, (anche quello che cerca una libertà da una dittatura sanguinaria), verso i propri figli, impediti a compiere una libera scelta di vita perché condizionati da quelle fatte in precedenza dai genitori.

Il film coniuga in modo originale e coraggioso temi scottanti, tra cui il misticismo ideologico che anima sovente i terroristi, un aspetto che li rende ciechi di fronte alla realtà, cioè incapaci di compiere una analisi corretta del proprio sociale, del proprio politico, indispensabile perché le idee nuove possano realizzarsi.

Un film ben diretto, con una sceneggiatura che non insegue il mercato, né strizza l’occhio alla politica argentina di opposizione, ma fa delle emozioni drammatiche dei personaggi protagonisti del film (specifiche alle varie situazioni di scontro immaginate con l’ausilio di documentazioni verificate), il centro dell’interesse. La cultura e la storia hanno nel film una funzione ausiliaria, di sfondo.

 

   Biagio Giordano  

 

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