cinema: Il coraggio della verità

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Il coraggio della verità

 

 RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

Il coraggio della verità

Titolo Originale: COURAGE UNDER FIRE (Coraggio sotto il fuoco)

Regia: Edward Zwick

Interpreti: Denzel Washington, Meg Ryan, Lou Diamond Phillips, Matt Damon

Durata: h 1.56

Nazionalità: USA 1996

Genere: avventura

Al cinema nel Settembre 1996

Recensione di Biagio Giordano

 1990, guerra del Golfo. Esercito degli Stati Uniti. Al giovane  colonnello carrista, di colore, Nat Serling (Denzel Washington),  viene assegnata la responsabilità di  dirigere una commissione di inchiesta, istituita per valutare se l’assegnazione di una medaglia d’onore del congresso, postuma, al capitano elicotterista Karen Walden (Meg Ryan), possa essere pienamente legittimata, cioè confermata, lontana da ogni percezione soggettiva ingannevole, resa perciò oggettivamente priva di ogni ombra  rispetto ad eventuali attacchi politici provenienti dall’opposizione.

La donna capitano, percepita genericamente dagli alti ufficiali come un eroe, è deceduta in una delle tante azioni militari svoltesi durante la prima guerra del Golfo (2 agosto 1990 – 28 febbraio 1991).

Il conferimento dell’onorificenza è impregnato di politica, in quanto il riconoscimento è caldamente auspicato dalla Casa Bianca, che sembra voler prescindere da ogni ricerca di approfondimento sugli episodi realmente accaduti.  Si tratterebbe della prima assegnazione di una medaglia d’onore ad una donna nella storia delle forze armate statunitensi: cosa che a conti fatti avrebbe una grande risonanza mediatica, ritenuta o percepita per lo più a vantaggio dei partiti al governo.

La Casa Bianca sembra non fare troppi scrupoli sulla verità dei fatti accaduti, si comporta come se volesse in qualche modo prevaricare sulle competenze delle forze armate.

Perciò prima dell’avvio dell’inchiesta condotta dal colonnello di colore Nat Serling, è già stata messa in programma dallo staff del Presidente la cerimonia di assegnazione dell’onorificenza. Sarà presente il Presidente stesso, il quale consegnerebbe personalmente la medaglia alla figlia, ancora bambina, della donna eroe capitano Karen.

Il colonnello Serling, spesso animato da un ossessivo senso di colpa per la morte di un amico, dovuta a un proprio comando errato che ha portato alla distruzione di un carro armato americano, ha intenzione di condurre l’inchiesta con uno scrupolo ai limiti della resistenza umana, trascurando famiglia, riposo, e ogni interesse personale di svago.

Serling inizia la sua indagine con l’interrogatorio dei superstiti di un Black Hawk (glorioso elicottero da guerra statunitense) abbattuto, che la donna capitano Karen era andata a soccorrere.


Dalle indagini emergono testimonianze contrastanti, soprattutto sulla effettiva eroicità del comportamento della donna capitano Karen: c’è chi dice che era vile e irresponsabile, altri la definiscono come un ufficiale di scarso temperamento, incapace di dare le indicazioni più opportune di fronte agli imprevisti maggiormente gravi.

Ma il colonnello di colore Serling non prende sul serio quanto sentito dai testimoni, sospetta che certe loro testimonianze così esageratamente negative siano dovute per lo più a conflitti sorti durante le operazioni, ad esempio per ordini non condivisi dati dalla donna capitano ai soldati in situazioni di estremo pericolo, decisioni probabilmente drammaticamente contestate da alcuni del reparto con possibili gravi conseguenze sulla incolumità dei soldati.

Successivamente il suicidio di un soldato, testimone chiave dei fatti oggetto di indagine, porterà il colonnello Serling a una svolta nell’inchiesta, si apriranno possibilità nuove nel capire quanto effettivamente avvenuto. Quella morte scuoterà le coscienze di altri soldati indagati e si riusciranno a  fare connessioni logiche più precise, molto più credibili, sia su quanto  effettivamente accaduto in quella tragica giornata di guerra, sia sui gravissimi problemi psicologi che ha rilasciato nei soldati quella   famosa guerra lampo.

Film di grande trasporto emotivo che solleva da un’angolazione originale la questione delle donne in guerra, questa volta riprese in prima linea, e viste in un rapporto psicologico con l’uomo tendente oggettivamente al drammatico.

Se i fatti accaduti in questo film non riguardano direttamente il contrasto donna-maschilismo, occorre dire che la figura della donna appare in una luce indubbiamente superiore a quella maschile, soprattutto in termini di unità psichica, compattezza morale, e perché no anche come devozione eroica alla patria madre.

E’ come se il soggetto femminile una volta fatta una scelta di responsabilità, precisa, riuscisse a controllare meglio le proprie emozioni e turbamenti, infondendo intorno a sé sicurezza, determinazione, facendo anche fantasticare sul sorgere inaspettato in guerra anche di motivazioni al fare non sempre razionali, addirittura inconsce, senza una meta precisa, magiche, misteriose e oscure.

 Biagio Giordano  

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