Cinema: Femme fatale

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

Femme fatale

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Femme fatale

 

 Femme fatale, di Brian de Palma, con Antonio Banderas, Rebecca Romijn – Stamos, Francia, anno 2002, genere thriller, durata 112 minuti.

  2001. Al palazzo del cinema di Cannes si svolge il tradizionale Festival. 

 Durante la proiezione di un film di grande interesse, una bellissima ladra bisex, facente parte di una gang professionista ben organizzata, spacciandosi per fotografa, di una nota rivista, riesce ad entrare in contatto nei lussuosi bagni del Palazzo con una attrice lesbica adorna di un gioiello serpentiforme arricchito da favolosi diamanti. La ladra riesce a sedurre l’attrice e a distrarla baciandola con finta passione, e nel frattempo le sfila i gioielli facendoli sostituire da un suo complice con  dei falsi, simili. 

 Ma durante l’operazione qualcosa va storto e scatta l’allarme, la ladra è costretta ad interrompere il lavoro e,  approfittando della confusione  generale, riesce a fuggire con i preziosi. 

Rifugiatasi a Parigi dopo essere scampata a diversi tentativi di omicidio, divide il bottino con l’attrice di Cannes che aveva sedotto, divenuta nel frattempo sua amante, successivamente sposa un importante diplomatico americano. 

Un fotografo, lo stesso che l’aveva fotografata a Cannes, la fotografa però anche a Parigi perché la riconosce, e subodora la possibilità di fare qualche affare.  La donna infatti finisce su un rotocalco. esponendosi pubblicamente e mettendosi quindi di nuovo nei guai. Chi la sta ancora cercando per sapere dove ha messo i diamanti si farà  vivo. 

Per vendicarsi col fotografo invadente, la donna-ladra  lo mette nei guai, simulando di essere stata da lui rapita … Ma è tutta vera la storia? Oppure un sogno premonitore ne occupa in gran parte la scena, accostandola alla follia, a un sintomo clinico della protagonista che nasconde fatti tragici già accaduti o in procinto di accaderle? Una follia che indica soluzioni correttive visionarie,  cioè immagini create da un Io invaso dalla libidine sottratta a una realtà divenuta invivibile, un Io pulsionalmente teso a creare un mondo di nuovo vivibile?

Film originale, la storia si muove sulla circonferenza di un cerchio temporale di cui lo spettatore ignora il punto in cui di volta in volta si trovano le scene che gli scorrono davanti. L’inizio può essere la fine, la fine l’inizio. L’immagine da movimento diventa tempo, suscitando maggiore interesse estetico, letterario, contenutistico, con sorprese sempre gradite inserite in un contesto compositivo sempre di gran buon gusto.

         Biagio Giordano  

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