Cinema: Cape Fear – il promontorio della paura

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Cape Fear – Il promontorio della paura

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Cape Fear – Il promontorio della paura

 

Cape Fear – Il promontorio della paura (Cape Fear) è un film del 1991, diretto da Martin Scorsese, con gli attori Robert De Niro NolteJessica Lange e Juliette Lewis, paese Usa, anno1962, genere Thriller, durata 105 minuti.

  Il film è un remake de Il promontorio della paura di J. Lee Thompson (1962). Della pellicola precedente questo film mantiene a sorpresa alcuni attori, come Martin Balsam, Gregory Peck e Robert Mitchum, seppur questi interpreti abbiano ruoli minori. 

Trama. Sam Bowden (Nick Nolte) è un avvocato affermato, vive felicemente con sua moglie Leigh e la figlia quindicenne Danielle in una bella città della Florida.

 Il carcerato Max Cady (Robert De Niro), è un borderline violento i cui sintomi si sono del tutto aggravati nella dura vita del carcere, a dimostrazione della difficoltà rieducativa di cui soffrono i penitenziari americani.

Cady un giorno esce, per aver scontato la pena, dal penitenziario in cui era rimasto rinchiuso per lungo tempo. Su di lui pesava una condanna per violenze carnali a una donna. L’uomo sembra animato da un unico proposito: turbare l’esistenza del suo ex avvocato Sam: difensore al processo per stupro del 1977 che lo vedeva come imputato. 

Cady, che nel carcere si è fatto una vasta cultura giuridica, perseguita la famiglia di Sam mantenendosi sempre sul filo della legalità: osserva dal muro di cinta della casa, con un’aria un po’ morbosa, i componenti della famiglia di Sam, spia anche gran parte delle loro condotte quotidiane, inoltre li ferma per strada pronunciando frasi ambigue e studiate in grado di suscitare inquietudine. Il tutto senza mai commettere un reato.

Sam sa che Cady vuole fargli del male, l’ex detenuto gli ha fatto capire chiaramente che lo ritiene responsabile della sua lunga detenzione in carcere, essendo stato mal difeso al processo. Sam rifiuta di addentrarsi nella polemica sui dettagli tecnici aperta da Cady e prova quindi a calmarlo proponendogli un indennizzo in denaro, una cifra difficilmente rifiutabile. Sam non accetta e rilancia un attacco verbale, umiliandolo. Gli fa notare come la cifra propostagli, seppur alta, dividendola per i giorni passati in  carcere, dia un risultato in dollari irrisorio, qualcosa non in grado di ricompensare neanche minimamente la tormentata vita quotidiana da lui vissuta nel penitenziario.   

Qualche giorno dopo il cane della famiglia viene avvelenato e Cady è il primo indiziato: Sam lo denuncia ma Cady viene rilasciato per assenza di prove. 

A un certo punto l’avvocato, sentendo minacciato se stesso e tutta la sua famiglia assolda un detective privato, di nome Kersek, e fa pedinare Cady, lo scopo è di capire le sue abitudini per individuare eventuali punti deboli e mettere poi su un piano di  intimidazione verso l’ex galeotto. 

Un giorno, uscito da un locale, Cady viene assalito da tre picchiatori pagati da Sam; l’uomo, seppur a caro prezzo, riesce a sbarazzarsi degli assalitori e a ferirli gravemente. 

Il giorno dopo Cady si presenta in tribunale accusando Sam di averlo fatto pestare: la prova c’è, e consiste in una registrazione fatta da Cady, riguardante una minaccia verbale rivoltagli a suo tempo da Sam in un locale pubblico.

Sam e famiglia, a fronte di scontri con Cady ormai giunti alle estreme conseguenze con tanto di armi da fuoco in campo, fuggono in auto. A Cape Fear la famiglia parte col battello privato che era ormeggiato sul fiume, Cady però li raggiunge e sale sull’ imbarcazione. Intanto infuria un forte temporale. L’uomo tramortisce Sam e inizia a torturare la moglie e la figlia. Lo scontro finale avrà esiti orripilanti, perché la lotta sarà all’ultimo sangue, in una atmosfera dai toni apocalittici dominata da un odio primordiale tra i protagonisti che non sembra potersi placare se non con la morte di qualcuno.

Commento. Film thriller di grande qualità, che prende a prestito qua e là sequenze tipiche dell’Horror: come l’esagerazione della dinamicità dello scontro fisico e verbale nelle scene chiave, nonché il ritorno finale del mostro apparentemente ucciso, e le atmosfere fantasticate e deliranti delle sequenze finali, dove il reale lascia il posto al fantastico: alle soggettività irrimediabilmente psicotizzate dei protagonisti.

Un film di paura, comunicata con un linguaggio fotografico adeguato, una pellicola che pur rimanendo al servizio della fantasia da spettacolo dimostra di essere in grado di riflettere dal sociale immagini vere irrobustendo il racconto di una fitta rete di fili del reale. Il film evoca terrori, odi, fantasmi, brutalità di ogni genere, che possono riguardare da vicino il vasto sociale degli emarginati di oggi, problematiche su cui il film invita lo spettatore a non chiudere gli occhi.

 Biagio Giordano   

  

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