CINEMA: BATTLEDOGS

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala in provincia di Savona
BATTLEDOGS

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala in provincia di Savona

BATTLEDOGS

Titolo Originale: BATTLEDOGS

Regia: Alexander Yellen

Interpreti: Dennis Haysbert, Ernie Hudson, Kate Vernon

Durata: h 1.30

Nazionalità: USA 2013

Genere: horror

Al cinema nell’Aprile 2013

Recensore Biagio Giordano

In sala nella provincia di Savona

Un misterioso virus in grado di  sostituirsi provvisoriamente al DNA umano si manifesta originariamente nell’aeroporto JFK di New York, diffondendosi successivamente in breve tempo in tutta la penisola di Manhattan. Il virus è in grado di trasformare, quasi istantaneamente, gli esseri umani in creature animali, molto aggressive e sanguinarie, delle vere e proprie belve dalla forma di grandi lupi mannari.


 

Vengono contagiate migliaia di persone e l’intera isola di Manhattan diventa  oggetto di emergenza da parte del governo centrale degli Stati Uniti, i cui propositi, nel caso in cui non si riuscisse a circoscrivere il contagio,  sono di  lanciare un ordigno nucleare sopra l’isola, allo scopo di distruggerne l’intera vita biologica comprese due milioni di persone;  una misura drastica, sconvolgente, però razionale perché salverebbe dalla contaminazione il resto del pianeta.

Battledogs è un film che nonostante  si svolga in un modo caratterizzato soprattutto dall’azione, fa riflettere.

Da un punto di vista psicanalitico, le paure, le ansie, le insoddisfazioni sociali ed economiche, trovano nel male filmicamente immaginato, costruito ad arte, in questo caso proveniente dalla natura biologica, un punto di distrazione importante di cui non bisogna sottovalutarne gli effetti; è come se in qualche modo si rilanciasse la questione esistenziale, che per molti aspetti appare in certe circostanze della vita del tutto priva di senso, in un luogo e tempo nuovo caratterizzato da un negativo molto prossimo ai sensi del quotidiano, una zona indefinibile ma ben esistente che nel mentre rilassa con lo spettacolo e concede soddisfazioni voyeuristiche, rafforza anche il senso per la vita ridando energie per affrontare le sue asprezze.


 

Questo film di Alexander Yellen brilla per la sua capacità e forza suggestiva particolari, in grado di farci immergere nell’inconscio più profondo, quello onirico e atavico, primario, proponendosi autorevolmente come uno spettacolo che ne richiama un altro per associazione, attivabile in ogni inconscio dello spettatore nella forma di uno scenario pulsionale primario, ricco di potenziali passioni visive.

La nevrosi, legata a un civile che stenta sempre più a modellarsi su un piano pulsionale plastico, controllabile dall’io, trova con questo film una sorta di rappresentazione logica, grafica, fotografica, di rilevante peso simbolico e clinico. Il lupo mannaro come figura legata al desiderio rimosso, contenuto, compresso, educato al bene, che diventa, per una logica economica dell’inconscio, angoscia della castrazione anelante a una scarica espiatrice, è ben raffigurata dal film.

La colpa per quello che la civiltà richiede che dobbiamo essere e a cui volenterosamente  e correttamente aspiriamo per avere almeno riconoscimenti simbolico-sociali compensatori al sacrificio pulsionale richiesto, continua a dominare lo statuto etico del cinema di fantascienza.


 La psicanalisi calandosi in un rapporto con l’inconscio particolare, tenuto aperto  dalla ricerca teorica e dalla pratica analitica, è in grado di osservare diversi aspetti oscuri delle storie filmiche del cinema da una condizione privilegiata in grado di cogliere anche quelle forme di pensiero inconscio presenti tra le righe suggestionanti del linguaggio visivo e dando ad esse un significato più paradossale, surreale, unico modo per poter rispecchiare le forme di funzionamento dei meccanismi dell’inconscio, quelle tra le più importanti; forme normalmente non viste o esorcizzate dai critici cinematografici professionisti perché insensibili ai dettagli narrativi dei film che solo apparentemente sono banali o perché essi sono del tutto distaccati da un interesse culturale  verso la psicanalisi cinematografica.

BIAGIO GIORDANO
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