Chiavari:Il patrimonio scientifico del Liceo “F. Delpino”

Il patrimonio scientifico
del Liceo “F. Delpino”

Il patrimonio scientifico del Liceo “F. Delpino”

Discutere di “patrimonio scientifico” di un Liceo di provincia può apparire, a prima vista, esagerato. Eppure alcuni recenti studi di Storia della Fisica hanno messo in evidenza come durante tutto il XIX secolo, la Fisica, in particolare, costituì argomento di profondo interesse per la città di Chiavari; interesse manifestatosi in particolare con la partecipazione di alcuni delegati della Società Economica all’ottavo congresso degli Scienziati Italiani svoltosi a Genova nel 1846.
 
Due erano le Istituzioni dotate di laboratori di una certa avanguardia durante tutto il XIX secolo: il “gabinetto di Fisica” del Seminario Vescovile ed il Liceo “F. Delpino”. Tralasciando il fenomeno anomalo e curioso della costante presenza di ottimi artigiani in grado di produrre e/o rimaneggiare apparecchiature scientifiche fino alla metà del XX secolo, un semplice sguardo all’inventario del Liceo “F. Delpino” mostra quasi cinquecento tra piccoli e grandi apparati di Fisica. Un patrimonio di strumenti di valore storico che può essere raffrontato per quantità e qualità all’Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze. Un patrimonio che ha rischiato di essere in passato considerato “materiale da scaricare”. Un patrimonio che necessiterebbe di cura e attenzioni, di essere valorizzato come Museo virtuale in Rete come già messo in atto da un altro Istituto di Chiavari (l’Istituto Tecnico “In Memoria dei Morti per la Patria”) la cui storia in parte si interseca con quella del Liceo “F. Delpino”. Mostriamo in figura due superbi pezzi del Liceo: un “portaluce” e un eliostato di Silberman. Entrambi gli apparati erano destinati a convogliare un fascetto di luce solare in un laboratorio oscurato. Nel caso del portaluce era necessario un “ritocco” manuale della posizione dello specchio dovuto al moto relativo del sole, nel secondo caso il dispositivo ad orologeria consentiva un fascetto di luce fisso, intenso e direzionalmente stabile come quello di un odierno LASER. Tali apparati erano costosissimi nel XIX secolo. In un catalogo francese dell’epoca il costo di un eliostato variava da un minimo di 750 Franchi ad un massimo di 3000 Franchi ben rapportabili alla paga giornaliera di un minatore dell’epoca di 2,5 Franchi. Stupisce come tali apparati fossero ancora in uso quando la sede del Liceo passò dal prospiciente caseggiato di piazza della Torre all’attuale sede (ex sede dell’Istituto Tecnico fondato nel 1923). L’adattamento degli scuri di legno in una finestra esposta verso sud (non più esistente) testimoniavano l’uso di tali apparati “scomodi” per la semplice esigenza della didattica, ancora da parte dell’anziano professor Pietro Rosso, che molti ultrasettantenni di oggi ricordano con il valente tecnico Mario Spaggiari.
Da dieci anni la catalogazione di queste apparecchiature è in corso, interrotta più volte e ripresa, iniziando dalle apparecchiature costruite da valenti artigiani di Chiavari. Di recente la catalogazione è stata ripresa e come atto iniziale è stato messo in Rete un museo virtuale di Fisica visitabile al seguente link: http://www.museofdelpino.ssep.it
Tutto questo patrimonio appare meritevole di attenzioni, che si renderebbero concrete valorizzando le risorse umane che il territorio può offrire. L’Italia spesso perde beni inestimabili per mancata presa d’atto del patrimonio di cui è inconsciamente depositaria. La Fig. 1 mostra un paio di apparati catalogati: un portaluce ed un eliostato di pregio. Mancano purtroppo le tre viti calanti dell’eliostato che, per il resto, è perfettamente efficiente.
Fig.1
Può un apparato scientifico essere bello? Per chi si occupa di Fisica il concetto di “bello” è alquanto istintivo e, probabilmente, rozzo. Di fronte ad uno strumento si esaminano le prestazioni, (risoluzione e portata) la “classe” dello strumento, il rapporto prezzo/prestazioni. Termini più propriamente relativi al fattore estetico sono “ergonomico” ed  “estetico” (relativamente alla moda del momento). In Fig. 2 un apparato presente nel Liceo “F. Delpino. Si tratta di un apparato per dimostrare il principio di Pascal o principio di isotropia delle pressioni. Abbassando il pistone la pressione dell’aria fa innalzare dello stesso dislivello il mercurio (assente nei tubi) in tutti i tubi manometrici. L’apparato, costruito in Chiavari da un “macchinista” che operò nel Liceo “F. Delpino” (Egidio Caranza) nei primi del ‘900 può essere paragonato su “Google Immagini” con apparati analoghi o con analoghi apparati in Musei di Fisica in Europa ed il concetto di bello attribuito ad uno strumento scientifico risulterà chiaro. Nulla di strano nel trovare belli tutti gli strumenti costruiti prima dell’affermazione in Europa e in America nella seconda metà dell’ottocento delle industrie di costruzioni di apparecchi scientifici. Bellezza associata alla funzionalità dell’apparato. L’esemplare in possesso del Liceo “F. Delpino” non solo è bello, ma è unico e di una superba bellezza. Per questo l’apparato è stato scelto per  la home page del museo virtuale del Liceo.

 

 Fig. 2. Apparato dimostrativo del principio di Pascal realizzato da Egidio Caranza (Varese Ligure 1861, Genova 1929) che fu “Macchinista” presso il Liceo “F. Delpino” ancor prima che divenisse “Regio Liceo nel 1910). Realizzato con ottone (cromato e non), ghisa, vetro e mastice. La “firma” è su una targa in alluminio inglobata nel treppiede. Altezza 580 mm.

Salvatore Ganci e Roberto Massone 12 luglio 2012

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