CHI INQUINA, PAGHI!

CHI INQUINA, PAGHI!
Ma una valutazione del danno da inquinamento si può fare

CHI INQUINA, PAGHI!
Ma una valutazione del danno da inquinamento si può fare

Chi vive a Taranto e chi nel comprensorio di Vado Ligure sa di aver combattuto per anni e di continuare a combattere con qualcosa di peggio dell’ignoranza, dell’ignavia e dell’’indifferenza, qualcosa di tipico della sfera umana, in grado di privare del benessere e della qualità della vita la maggioranza delle persone a favore di un’esigua parte, una minoranza potente e agguerrita.

 Questo noto e ormai dichiarato fenomeno si chiama “profitto”.

Non sarebbe neanche così malefico se fosse veramente basato sulla concorrenza leale e finalizzato a tutelare chi ha bisogno, a soddisfare necessità di chi non possiede, ma questo potrebbe capitare nel migliore dei mondi  possibili.

Nel nostro mondo, no.

Qui non è andata e non va così.

Qui, per quarant’anni, non solo si è bruciato carbone, una fonte fossile che ha inquinato e danneggiato irreversibilmente un intero vasto territorio, contribuendo, tra l’altro, a produrre quel cambiamento climatico che ormai è già in atto e che si  tradurrà in uno sconvolgimento epocale, ma il peggio è che lo si è fatto sotto gli occhi “poco vigili” di chi doveva e poteva vigilare, di chi poteva e doveva tutelare la salute della propria gente, prima di tutto.

Prima di tutto, invece, c’è sempre stato dell’altro: il lavoro ad esempio, quel valore su cui si fonda la nostra Costituzione e nel nome del quale, in Italia, però, si può e si deve mettere in conto di perdere la vita. La propria e quella dei propri figli.

Nel nome del quale ci si ammala, in nome del quale si subiscono ricatti che sarebbero inaccettabili in un mondo civile, nel migliore dei mondi possibili.

Non nel nostro.

La qualità dell’aria, quella dell’acqua e del terreno viene dopo. Dopo un campo da calcio, dopo un giardino pubblico o una società sportiva, mentre si tengono nascosti per ben sei anni i dati sulle emissioni di tonnellate di fumi da combustione che hanno provocato malattie e morti.

Intanto le informazioni che, negli ultimi anni, hanno cominciato a intaccare questo ignobile sistema, diffondendo dati sulla situazione di pericolo e di danno alla salute dei cittadini, subivano continui tentativi di smantellamento, da chi, via via, alimentava lo scetticismo e operava con provocazioni e azioni di forza.

Mai nessun confronto con l’azienda, che puntualmente disertava gli incontri pubblici savonesi, mai un chiarimento con chi nutriva dubbi sulla veridicità delle affermazioni di chi si controlla da sé, su chi si autocertifica.

L’onestà intellettuale di chi spende energie per capire, per chiedere che si migliori lo stato di cose, che da quarant’anni a Vado significa: due gruppi obsoleti che in assenza di autorizzazioni continuano a funzionare, parchi carbone scoperti , camini non monitorati, registri tumori assenti, centraline inutilmente posizionate sul troppo vasto territorio savonese e soprattutto un’incidenza di mortalità e di morbilità incredibilmente superiore alla media nazionale, viene contrapposta a posizione indotte da Tirreno Power.

Dichiarazioni, manifesti, interviste a quotidiani, finanziamenti a progetti scolastici e sponsorizzazioni, accordi con Sindacati sudditi e volutamente miopi e determinati solo a non cambiare strada per poter andare avanti indisturbati e bruciare carbone, tanto conveniente da garantire profitti o meglio colossali guadagni .

 

 

Ma una valutazione del danno da inquinamento si può fare.

Alcuni anni fa l’Unione Europea ha finanziato un grande progetto chiamato EXTERNE con l’obiettivo di valutare i costi della produzione di energia prodotta con l’uso del carbone.

I risultati hanno dimostrato che, se si considerassero i costi “esterni” legati al danno ambientale, la spesa reale della produzione energetica sarebbe sicuramente molto più alta.
I costi esterni nella produzione di energia da combustibili fossili sono legati al fatto che le emissioni inquinanti provocano gravi danni alla salute, alle piante, agli edifici e contribuiscono al riscaldamento terrestre.

 Programmi di alta qualità scientifica quali lo European Environment and Health Strategy, the Environmental Technologies Action Plan and the Clean Air for Europe (CAFÉ), hanno cercato di valutare l’entità del danno provocato al fine di poter applicare il principio ben riconosciuto dall’Unione Europea di “chi inquina paga”.

La Commissione Europea ha così messo a disposizione alcuni programmi che permettono una valutazione del danno in rapporto al tipo e alla quantità d’inquinanti emessi da una determinata fonte di emissione.
La valutazione del danno causato da inquinanti emessi da fonti di produzione energetica è stata recentemente oggetto di un’importante interrogazione parlamentare.

L’inquinamento di centrali a carbone in Italia, avrebbe la potenzialità di provocare dopo solo un decennio, una spesa per la società di circa 5.000.000 di euro per la mortalità e 2.500.000 per la morbilità.

Di decenni a Vado ne sono trascorsi quattro.
Il più recente EcoSenseWeb, fornisce una valutazione del danno su scala locale (in un raggio di cinquanta km dalla fonte di emissione), regionale (Europa) ed emisferica molto più complessa.

L’impatto sulla salute e sull’ambiente viene valutato in base all’inquinamento dell’aria. SO2, NOx, PM10, PM2.5, NMVOC, Cd, As, Cr, Ni, Hg, Pb, Cr-VI, CH2O, diossina, CO2, CH4 e N2O sono gli inquinanti presi in considerazione. Emissioni, caratterizzazione dell’ambiente dove di trova la sorgente emissiva, studio della dispersione e trasformazione chimica degli inquinanti, esposizione dei recettori e calcolo del costo del danno seguono l’applicazione del così detto Impact Pathway Approach.

Non vi è dubbio, tuttavia, che la valutazione del danno sia molto sottostimata perché non tiene conto della grande tossicità di altri inquinanti emessi, del carico ambientale causato dallo smaltimento delle ceneri e, soprattutto, delle modificazioni epigenetiche responsabili di numerose gravi patologie. La possibilità della trasmissione di queste ultime tra generazioni successive rende il danno inestimabile.
Inoltre, inquinanti quali metilmercurio, arsenico e piombo, anche in quantità ritenute non tossiche, sono invece responsabili di danni a livello del sistema nervoso in via di sviluppo quali la riduzione del quoziente intellettivo, dell’attenzione, di fini turbe della coordinazione motoria e di modificazioni del comportamento quali l’aggressività.

Ben venga la Magistratura!

Il Procuratore di Savona Granero

A Taranto, nella vicenda Ilva, abbiamo assistito, paradossalmente, alla messa sotto accusa della Magistratura proprio da parte di chi, classe politica e sindacale, sarebbe dovuto intervenire in prima persona perché la salute della cittadinanza, dei lavoratori e dell’ambiente fosse tutelata.
Mentre la Magistratura sarebbe dovuta intervenire prima, ma probabilmente non le sarà stato facile districarsi fra schiere di Amministratori e Scienziati sempre pronti a dichiarare che “non vi sono prove certe di causa/effetto” e che i numeri di morti e ammalati “non sono sufficienti”.

 E non è certo stata aiutata dalle norme vigenti che, invece di imporre alle aziende controlli in continuo delle emissioni, lascia facoltà di controlli eseguiti 3-4 volte l’anno per 6-8 ore per essere “in regola” . Il “Decreto Semplificazioni” parla, addirittura, di autocertificazioni “amichevoli” da parte dei titolari degli impianti.

Né hanno aiutato i Magistrati, gli organismi di controllo, evidentemente incapaci o conniventi.

Adesso, a Taranto e non solo, siamo di fronte a crimini contro la popolazione la cui proporzione potrà essere misurata solo con il passare di molti anni, fra dolore e sofferenza di ammalati e delle loro famiglie, un crimine che si sarebbe perpetrato ancora nel tempo .

Ben venga, quindi, l’azione della Magistratura che nel suo dovere istituzionale, denuncia l’evidenza dei crimini commessi fra arroganza del potere economico, incuria, ignoranza, connivenza e cinismo.

La Politica in Italia è, da troppo tempo, succube del potere economico, protesa a compiacere, a tutti i costi, le lobby e i centri di potere, che però poi non tardano a chiedere il conto.

Per questo si spiegano le facilitazioni normative che, per quanto riguarda i controlli, rasentano la farsa, oppure il comportamento degli organi deputati ai controlli, i cui ruoli sono di nomina politica, che tendono a non disturbare le lobby che ruotano intorno ai partiti e gli interessi economici. Per non parlare di tutti quegli scienziati o referenti scientifici, conniventi con la politica per clientelismo, che giustificano tutto e negando ogni nesso causale, ripropongono in continuo nuovi studi o monitoraggi che, sanno bene, si concluderanno dopo molti, troppi anni.

Ma la dimostrazione per affermare che a forza di spargere tonnellate di veleni e cancerogeni ci si ritrova un aumento del numero di morti per cancro o per altre malattie, la fornisce quotidianamente chi vive sui territori, devastati da decenni di combustione di sostanze tossiche, mentre anche i Sindacati tacevano.

Perché tacere sul disastro ambientale è d’obbligo quando la difesa del posto di lavoro diventa merce di scambio con la vita dei lavoratori e dei propri familiari.

E forse si è anche trattato di una connivenza moralmente discutibile, se è vero, ad esempio, che il Patron dell’Ilva ha contribuito sostanziosamente a sostenere le celebrazioni nazionali per i 150 anni della CGIL.

Ben venga dunque la Magistratura, e se la Politica vuole dare un segnale forte di discontinuità legiferi in modo che i controlli siano gestiti da un soggetto arbitrale terzo, assolutamente estraneo ai giochi della politica stessa e lontana dagli interessi delle lobby.

Ben venga la Magistratura perché chi inquina e fa inquinare, finalmente paghi!

 

 

ANTONIA BRIUGLIA

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