Che cos’è la psicologia umanistica

CHE COS’E’ LA PSICOLOGIA UMANISTICA?

 

CHE COS’E’ LA PSICOLOGIA UMANISTICA?

    La psicologia umanistica, così definita dallo psicologo statunitense A. H. Maslow (1908 – 1970) nel 1962, si pone come “terza via” tra la psicoanalisi e il comportamentismo positivista. Invece che sulle pulsioni e sui conflitti consci e inconsci tra Es, Io e Super-io, infatti, si concentra sui bisogni coscienti, sulle emozioni e sulle modalità relazionali e comunicative tra le persone.


A. H. Maslow

Secondo questo orientamento, che trae ispirazione dall’idealismo romantico e trascendentalista del poeta-filosofo  Ralph Waldo Emerson (Boston 1803 – Concord 1882), è possibile evitare le false credenze, gli autoinganni e le  rappresentazioni irrealistiche del proprio Sé attraverso un continuo e approfondito lavoro di autoanalisi finalizzato al riconoscimento delle  reali motivazioni che determinano i nostri atteggiamenti, i nostri gusti  e le nostre scelte.  Acquisire la consapevolezza della propria struttura di personalità significa anche migliorare  la qualità  della nostra vita di relazione e soprattutto raggiungere l’autorealizzazione, che è  il fine a cui tende la dinamica psichica di ogni essere umano. La psicologia umanistica prende  le distanze dal comportamentismo positivista di Watson e di Skinner, che riduce drasticamente e arbitrariamente l’indagine psicologica ai soli fenomeni osservabili  dall’esterno.

Nel “Manifesto della Associazione per la Psicologia Umanistica”, di Maslow, Rogers e altri del 1962, vengono indicati alcuni principi fondamentali: 1.  Il soggetto primario della psicoterapia è la persona, considerata nella sua totalità, i suoi strumenti di indagine sono l’esperienza e la comprensione  empatica. 2. Nel rifiutare una concezione meccanicista e determinista della psiche, la psicologia umanistica valorizza l’unicità di ogni persona, le cui motivazioni derivano da fattori non quantificabili, come il bisogno di sapere, la creatività, la qualità delle relazioni e il bisogno di autorealizzazione. 3. Valorizzazione della dignità inalienabile di ogni persona e delle  potenzialità latenti in ciascuno.


Un testo fondamentale della psicologia umanistica è Motivazione e personalità del 1954. In quest’opera Maslow distingue ed elabora una gerarchia dei bisogni umani che, partendo dai più elementari e materiali giunge a quelli superiori; nel noto schema piramidale. Nella sua prima versione sono cinque: fisiologici, di sicurezza e protezione, di amore e appartenenza, di stima e valorizzazione, di autorealizzzazione. In una nuova edizione (1971) aggiunse i bisogni cognitivi e quelli estetici, al quinto e sesto livello, mentre il bisogno di autorealizzazione saliva al settimo; a quest’ultimo si sovrappose, infine, il bisogno di autotrascendenza, cioè  di dare un senso complessivo a tutta la vita. Un’altra caratteristica della psicologia umanistica è la definizione di “salute” e di “malattia”. Per Rogers ( La terapia centrata sul cliente, 1951), come per Maslow, il soggetto sano non è quello semplicemente adattato, ma colui che raggiunge la propria autorealizzazione, cioè colui che prende progressivamente coscienza delle sue capacità e dei suoi reali limiti, diventando quello che veramente è.


D’altronde, si chiede Maslow, essere ammalati significa solo accusare dei sintomi? La malattia potrebbe invece consistere nel non accusare sintomi quando sarebbe il caso di farlo. E la salute consisterebbe nell’assenza di sintomi? L’indifferenza e l’imperturbabilità sono forse sintomi di buona salute? I bisogni frustrati e la mancata realizzazione sono, per la psicologia umanistica, all’origine della nevrosi d’ansia. Sempre in Motivazione e personalità Maslow descrive alcuni tratti che connotano i soggetti “sani”, cioè in via di autorealizzazione: accurata percezione dei dati di realtà, superamento delle difese patologiche, immediatezza, naturalezza, capacità di distacco e autonomia rispetto all’ambiente di appartenenza, intelletto critico e creativo, disponibilità e atteggiamenti aperti e collaborativi.


Donald Winnicott

Lo scopo primario della psicoterapia umanistica è quindi l’integrazione delle varie componenti della personalità, o di quello che Donald Winnicott chiama il Vero Sé. Secondo Winnicott il bambino nasce con tutte le potenzialità innate per la costruzione del suo autentico Sé; ma perché questo si realizzi ci vogliono condizioni favorevoli, come per la crescita e la fioritura di una pianta; inoltre, fin dalla nascita il bambino è destinatario di aspettative e di attribuzioni da parte dei genitori (o di chi ne fa le veci). Se queste aspettative e attribuzioni sono molto rigide o eccessive, le naturali potenzialità del bambino vengono represse, e se continuano a essere represse negli anni il bambino si costruirà un Falso Sé, cioè una maschera e un abito non suo, che crede di dover indossare per non perdere l’amore e la stima dei genitori (o di chi ne farà le veci), e così facendo sacrificherà il suo Vero Sé, il solo per cui era venuto al mondo, e dovrà faticare non poco se vorrà ritrovare se stesso. Analoga a quella di Winnicott è la concezione innatistica di Rogers: “Gli individui hanno in se stessi ampie risorse per auto-comprendersi e per modificare il loro concetto di sé, gli atteggiamenti di base e gli orientamenti comportamentali. Queste risorse  possono emergere quando può essere fornito loro un clima definibile di atteggiamenti psicologici facilitanti” (Un modo di essere, 1980). Come dire che anche la più bella e sana delle piante, senz’aria, senz’acqua e senza luce inaridisce e muore.

FULVIO SGUERSO

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.