Cesare Pavese già scrittore a Celle

Conversazione d’omaggio a Cesare Pavese
Cesare Pavese già scrittore a Celle

CONVERSAZIONE D’OMAGGIO A CESARE PAVESE

Nel settantesimo della morte Sabato 22 Agosto 2020 ore 17:00 Teatro Comunale all’aperto

 

 

 Il Prof. Valter Boggione, Vicepresidente del Centro Inter-universitario “Guido Gozzano – Cesare Pavese” dell’Università di Torino è entrato nel contesto letterario ricercando indicando nel “Diario del soggiorno a Celle di Cesare Pavese”, passaggi, intuizioni e particolari di spunto artistico, di precoce inclinazione e volontà̀ già̀ allora, che si ritroveranno nel Pavese scrittore adulto. Pubblichiamo di seguito il testo cortesemente fornitoci. 

 Cesare Pavese già scrittore a Celle

 

  Il Prof. Valter Boggione

 

Quando scrive il diario del soggiorno a Celle, Dodici giorni al mare, Pavese non ha ancora quattordici anni. Ci si potrebbe chiedere, allora, perché leggere un simile testo che – per di più – si configura come un testo di servizio, un resoconto ai seniores, come previsto dall’organizzazione scoutistica e come conferma il visto del senior Guido Bordiga alla data del 19 agosto. In realtà, quelle pagine già sono in qualche modo un testo letterario: lo dimostra l’enorme diversità tra la parte rivista e il diario vero e proprio, lo dimostra il rivolgersi al lettore (“Non starò a descrivere il mio turno di guardia, lo lascio immaginare al lettore”, p. 33), al culmine di un vero e proprio brano ad effetto, lo dimostra la ricerca dell’enfasi nella descrizione degli svenimenti a messa, degli effetti del caldo e del raziona- mento delle bevande. È l’enfasi tipica dei testi adolescenziali; ma è anche la testimonianza di una vocazione precoce, perseguita con ferrea volontà.

Ma che cosa troviamo, allora, del futuro Pavese in quelle pagine? Per capirlo, credo dobbiamo tenere conto di quattro diversi piani.

 


 

Quello più evidente e immediato è il piano tematico. Sotto questo punto di vista, il primo aspetto che cattura la nostra attenzione è il fascino esercitato dal cielo notturno sul ragazzino di guardia. La meraviglia non è disgiunta dalla competenza astronomica nel riconoscere le diverse costellazioni, e testimonia di un interesse precoce, che precede le letture che Pavese farà di lì a poco delle opere divulgative dell’astronomo francese Camille Flammarion. La descrizione del paesaggio arido che accompagna l’ascesa della collina fa presagire, seppure di lontano, la passeggiata col cugino dei Mari del Sud e l’ascesa finale della Luna e i falò. Il fascino esercitato dal mare e dalla spiaggia è all’inizio del fascino misto a repulsione che si riconosce non soltanto nel romanzo breve La spiaggia, ma anche nel Carcere e nel racconto Il mare, in Feria d’agosto. Ma certamente, come segnala Mariarosa Masoero nell’introduzione al volume, la pagina in prospettiva senz’altro più ricca di suggestioni è quella della “mole enorme” e dei “fianchi poderosi” del piroscafo ammirato nel por- to di Genova, trasparente simbolo di una tensione all’infinito immediatamente contraddetta dalle necessità concrete della vita (“Ma dovemmo ritornare”).

Con questo, siamo già al secondo aspetto che intendo sottolineare, nel diarietto di Celle: e cioè l’emergere di quel sentimento della vita che noi avvertiamo come caratteristico di Pavese. Mi riferisco all’ansia che il ragazzo non riesce a dissimulare, al momento della partenza, ma anche al desiderio di libertà che, non solo nella fantasticheria sul viaggio suggerita dal transatlantico, ma in molte altre pagine si affaccia. Mi riferisco all’insonnia notturna che testimonia di una difficoltà ad adattarsi e sfocia in un anelito represso di libertà (“La notte l’ho passata sveglio e l’atteso segnale è venuto come a liberarmi”). Si tratta, naturalmente, di sentimenti naturali in un adolescente che – forse per la prima volta – si trova lontano da casa e dalla famiglia: ma che nelle pagine assumono un’evidenza particolare, agli occhi di chi conosce il futuro scrittore, e che fin da questo momento assumono il carattere della tensione verso una libertà avvertita come impossibile.

 


 

Ancora più interessanti, però, perché coinvolgono più direttamente la pratica della scrittura, sono gli ultimi due aspetti: l’impostazione narrativa e le scelte linguistiche e stilistiche. Per il primo, siamo di fronte a un diario: ma un diario che solo in parte è costituito di fatti e di eventi, come ci si aspetterebbe in un adolescente. Per lo più, il tono è quello di una confessione di sé, dei propri sentimenti e delle proprie paure, come sarà tanto negli scritti giovanili quanto, e ancor più, in quelli del Pavese maturo. Il realismo, che si traduce in una descrizione puntuale dei luoghi (gli abitanti di Celle saranno certamente in grado di ripercorrere gli itinerari descritti da Pavese) si accompagna fin da ora alla tensione all’assoluto: esemplare, in tal senso, l’uso dell’aggettivo determinativo non per indi- care un’entità specifica, ma l’idea stessa del termine cui è applicato, il suo carattere archetipico (il mare, la spiaggia: e si tratta di un uso che ha origine in Leopardi, nel Sabato del villaggio, ad esempio). L’ironia lievissima nel raccontare il miracolo della Madonna della Colonna nel Duomo di Savona fa pensare alla lontana al modo in cui il Pavese maturo affronterà il problema della religione, nella Casa in collina e nella Luna e i falò. E l’idea, anch’essa leopardiana, di una vista limitata che funge da quinta aperta verso l’infinito (“vediamo solo i fanali dei diversi basti- menti e barche e tre fari, ciò che conferisce al porto un aspetto magni- fico”) si riaffaccerà in tanti dei racconti di Feria d’agosto, da Vocazione alla Vigna.

 


 

Per quanto concerne infine il linguaggio, si segnalano scelte sorprendenti in un ragazzo, per la tensione al solenne e all’iperbolico, spesso con una marcata patina di letterarietà: insonniti richiama De Amici e soprattutto d’Annunzio (che è lettura frequente del giovane Pavese); il “rumore di ferramenta” del treno ricorre in Campana; ancora più incredibile l’“interna riotta” (dal fr. riote ‘contesa’) di Amore indiano. Ma a colpire è soprattutto la presenza di un lessico composito, come nella seconda pagina del diario, dove a distanza di una mezza riga troviamo una forma letteraria come assettare e un dialettismo come stradone (coesistenza che si ripeterà ad esempio in Paesi tuoi). Di grande suggestione l’immagine dei ragazzi “carichi di commestibili come tante servette”.

Manca naturalmente, rispetto al Pavese adulto, il distacco, manca la limpida obiettività dell’autoanalisi. L’adolescente si esibisce come personaggio, e volentieri cede al patetico e all’enfatico. Ma, come già ricordato, Pavese ha quattordici anni; di lì ad appena un anno, si rappresenterà di nuovo, sotto mutate spoglie, nelle vesti dell’indiano Oklahoma. I segni di una ricerca – lunga, faticosa ricerca di sé, della propria autentica voce – già tuttavia si colgono con piena evidenza. 

 

Il Prof. Valter Boggione da  A’ CIVETTA

 

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CONVERSAZIONE D’OMAGGIO A CESARE PAVESE

Nel settantesimo della morte Sabato 22 Agosto 2020 ore 17:00 Teatro Comunale all’aperto

 Lento il sole ferragostano a declinare dietro i cornicioni delle case ad interdirne i suoi cocenti

dardi, di schiena agli oltre cento partecipanti (numero limite consentito dai noti provvedimenti) sui gradoni del teatro comunale all’aperto. I quali, man mano all’arrivo e al passaggio nella penombra della Sala Consiliare (impossibile la proiezione in piena luce), hanno potuto veder scorrere a giro continuo un cortometraggio di alcuni minuti sui luoghi del ‘Diario’, prodotto nel 2008 alla ricorrenza dei cento anni dalla nascita dello scrittore.

Ha condotto l’incontro – il primo in campo nazionale per la ricorrenza della morte del grande scrittore – il Presidente dell’Associazione ‘3C Centro Culturale Celle’, Pierino Ratto, organizzatrice dell’evento con il patrocinio del Comune, aprendo brevemente ai ringraziamenti ai vari relatori, col- laboratori ed agli indomiti spettatori. Subito introducendo il Sindaco Caterina Mordeglia, solo per un saluto d’ufficialità, lasciando l’Assessore alla Cultura, Giorgio Siri, per gli onori di casa e andando a prendere posto in platea.

In primis, per doveroso riconoscimento alla studiosa d’eccellenza pavesana in assoluto: la Pro-

fessoressa Mariarosa Masoero, Presidente del Centro Interuniversitario “Guido Gozzano – Cesare Pavese” Università di Torino: si pensi, oltre un migliaio di libri scritti o/e curati su Cesare Pavese! Non ultimo e di sua scoperta, il ‘Diario’, appunto, sul quale ha fatto “una chiacchierata a ruota libera – come ha anticipato – sul frutto di una passione e di una accurata ricerca in loco e negli archivi di riferimento”. Non riportiamo la ricerca essendo tutta articolata nelle note di spiegazione e accompagnamento al testo del ‘Diario’ (pubblicato in quattro puntate su ‘a Civetta’: n. 37, 38, il presente 39, per finire con il prossimo n. 40), colorite da alcuni interventi su particolari di Celle, di fatti o/e di suoi personaggi.

È seguito il Prof. Valter Boggione, altra eccellenza, Vicepresidente, il quale è entrato nel contesto letterario ricercando e indicando, nel ‘Diario’, passaggi, intuizioni

e particolari di spunto artistico, di precoce inclinazione e volontà già allora, che si ritroveranno nel Pavese scrittore adulto. Pubblichiamo di seguito il testo successivamente composto dallo stesso e cortesemente fornitoci. (Trucioli lo pubblicherà la settimana prossima)

Indi la Dott.ssa Gabriella Riviera, già giornalista RaiTv, autrice del cortometraggio all’ingresso, ne ha illustrato brevemente i vari passaggi, allora accompagnati nel percorso video dalla stessa Prof. ssa Masoero. A sua volta la Vice Presidente della Fondazione Cesare Pavese, Silvana Caligaris, ne ha illustrato finalità e operatività nella gestione della Casa Natale e del Museo C. Pavese nel centro di Santo Stefano Belbo, e pure della ‘Casa di Nuto’, il clarinettista-falegname personaggio de ‘La Luna ed i falò’, Pinolo Scaglione realmente esistito, poco distante e divenuta anch’essa museo, nonchè altri luoghi e siti dello stesso contesto, visitabili a richiesta. Chiudendo con

invito a visitare i luoghi pavesani e impegno personale a far da guida. Ha chiuso gli interventi l‘Avv.

Prof. Massimo A. Chiocca del Foro di Genova con ‘Cenni sul pensiero “istintivamente” giuridico di Cesare Pavese’ con interessante e acuto accostamento a Carl Schmitt, giurista tedesco. Relazione, qui omessa per ragioni di spazio, che sarà integralmente pubblicata nel prossimo numero, unitamente all’intervento dell’Assessore.

Era altresì presente una delegazione del Riparto Scout Nautico di Celle per un omaggio allo scout-Pavese di tanti anni fa, con un breve confronto del ‘capo’ Paolo (Pol) Odoni tra la vita scout che si legge nel Diario e quella attuale, pasti, disciplina, ecc., e chiudendo con una accattivante esposizione sulle finalità del movimento e dell’attività del Gruppo di Celle, fondato nel 1953 e oggi forte di oltre 100 iscritti, tra lupetti, guide e scout.

Dopo oltre due ore volate per la forte presa dell’argomento, malgrado la calura, ha concluso e chiuso il Presidente, con rinnovati ringraziamenti a tutti i partecipanti, e con un tocco floreale di gentilezza alle Signore, al Sindaco ed alle relatrici, da parte personale a nome della ‘3C’.

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