C’era una volta la Lega Nord (cap.5)

C’era una volta la Lega Nord

A cura di Attilio Eridanio

 Capitolo 5

  C’era una volta la Lega Nord  

Cap.1   Cap. 2    Cap. 3   Cap. 4

 A cura di Attilio Eridanio

 Quinto  capitolo

 

Intanto Bossi dopo la delusione della devolution si convince che senza il centrosinistra la riforma federalista non potrà vedere la luce, in questa prospettiva il Senatur prenderà nuovamente le distanze dal secessionismo, dirà “Secessione è una parola di cui sono nemico, sbagliano quei militanti che ancora la invocano, ormai non ci crede più nessuno”. Questo del continuo alternare di secessionismo e federalismo, non è da addebitarsi ad un “moderatismo” figlio degli strascichi della malattia, ma ad una sempre vigile strategia del Senatur, che conscio delle difficoltà reali di arrivare ad un elettorato dalla Padania in giù ché si contraddistingue per due aspetti opposti ideologicamente ma uniti dalla priorità dello Stato Centrale, rappresentato dagli uni di destra in Stato nazionalista e in quello di sinistra in Stato assistenzialista. Per questo motivo, fintanto che non vi fossero state le condizioni per un’autonomia secessionista, era d’obbligo cercare la alleanza con l’elettorato moderato come quello di FI, con il più tranquillizzante federalismo. Infatti dice “capisco che l’indipendenza sia nel cuore di tutti, ma ora servono proposte più ragionate, strade democratiche”.

 


 

Con la stessa logica arriva anche ad assumere toni più prudenti sulla immigrazione “L’africa sta sprofondando, portiamo loro almeno degli aiuti e forse non emigreranno”. I giornali parleranno di svolta buonista, si parla non di cambiamento strategico ma umano e si fa cenno ad affermazioni di Bossi come quella “la malattia mi ha fatto capire tante cose”, ma invece come abbiamo detto prima il cambiamento di rotta è più una impressione e più legato alla strategia del momento. Tanto è vero che quando Berlusconi gli ripropone la confluenza della Lega in un partito unico, Bossi ritorna alla originaria impostazione del movimento, quella cioè: né con la destra nè con la sinistra. Per potere però rivendicare il ruolo di ago della bilancia riaprirà un canale con Prodi, canale che si materializzerà con la promessa da parte del professore, di istituire il mitico Senato delle Regioni, senza però prima di aver rilanciato il Parlamento del nord, mossa questa necessaria a rinsaldare la base in vista delle Amministrative di Maggio. La tornata elettorale sarà un successo, Flavio Tosi, con il 60%, sarà Sindaco di Verona, portando alla ribalta quella che sarà definita “la Lega dei borgomastri”, in tutto il Veneto gli amministratori da Tosi a Zaia faranno valere il loro volto pragmatico rivendicando, al con tempo, le richieste di sicurezza che arrivano dalla popolazione, ben esemplificare da disposizioni anti immigrazione selvaggia come quelle adottata dal Sindaco di Cittadella, Massimo Bitonci.

Bossi galvanizzato dal successo delle amministrative, torna ad affondare i colpi, annunciando una protesta fiscale e si dice convinto che “il popolo del Nord è pronto a prendere le baionette”, e alle politiche del 2008 la Lega con il 8,3%, risulterà il terzo partito ed entrerà a far parte del Governo Berlusconi quarto. L’azione della lega si caratterizzerà subito per due temi che avevano contraddistinto la campagna elettorale

 


 

 La sicurezza e il federalismo fiscale.

Sulla sicurezza la Lega vuole capitalizzare i consensi ottenuti da quegli strati sociali più suscettibili all’allarme provocato dall’arrivo di migranti e dagli episodi di criminalità segnalati dai media. Su questi temi la Lega ha ormai scavalcato AN, e insisterà sul “reato di clandestinità”, altro tema sarà poi la campagna contro i campi Rom e la richiesta di prendere le impronte digitali dei minori, caso questo che gli scatenerà contro tutta la sinistra, la Chiesa e l’unione europea.

L’altro obiettivo era la battaglia per il federalismo fiscale, una battaglia essenziale per la stessa sopravvivenza della Lega che punta ad un ulteriore radicamento nel nord e che, non a caso, ambisce ad ottenere le Presidenze delle Regioni sopra il Po.

Un tema quello del federalismo fiscale, sul quale la Lega cerca sponda anche a sinistra, consapevole delle riserve nel centro destra della componente statalista. Del resto sono molte le incognite su un modello che avrebbe sicuramente ripercussioni sulle dinamiche economiche nazionali, e Bossi teme che Berlusconi non abbia la forza fi imporre il federalismo fiscale ai suoi alleati del centro sud.


Cota e Zaia

Il  biennio 2008-2010

Per la Lega Nord il biennio è stato molto positivo politicamente, il boom delle europee del Giugno 2009 porta 9 europarlamentari a Strasburgo e nel 2010 due leghisti diventano governatori di Regione, Roberto Cota in Piemonte e Luca Zaia nel Veneto. La lega su base nazionale passa di un colpo al 12% e nelle regioni del Nord si stabilisce dal 30 al 40%.

Ma la crisi economica è alle porte e provocherà la caduta del Governo Berlusconi nel 2011 con tutta una serie di effetti critici che indeboliranno ka stessa Lega.

Il più grave di questi effetti è quello dovuto allo scandalo che colpisce il movimento a causa  

delle accuse di appropriazione indebita di finanziamenti pubblici da parte dei vertici del partito, in particolare nella figura di Francesco Belsito, tesoriere, del vicepresidente del Senato Rosy Mauro, tutti facenti parte del cosiddetto ” cerchio magico”, nonché dello stesso Umberto Bossi e del figlio Renzo.

Tutti gli indagati si dimetteranno e successivamente verranno espulsi dal partito ad eccezione di Bossi. Dopo una serie di sconfitte elettorali, Bossi, dopo 23 anni lascerà la guida del partito, rassegnando spontaneamente le dimissioni da Segretario Federale e al suo posto verrà nominato un triumvirato formato da Maroni, Dal Lago, Calderoli che avrebbe dovuto traghettare il partito fino al Congresso di fine Giugno. Il 1 Luglio viene eletto Segretario Federale Roberto Maroni e in tutti i congressi nazionali tutti gli uomini di Bossi saranno sostituiti da quelli di Maroni, per esempio in Lombardia il bossiano Giorgetti viene sostituito dal maroniano Salvini, fatto questo non marginale che la dirà lunga nel prosieguo del percorso del movimento. Viene in fine modificato il simbolo del partito: scompare la parola Bossi sostituita  con una più generica Padania, destinata anche essa a sparire poi sostituita da “Salvini premier”.

 


Elezioni politiche del 2013

La lega corre, in coalizione con il PDL, ma sarà un insuccesso con un solo 4,1% che spingerà la Lega a schierarsi alla opposizione al governo Letta, discostandosi dal PDL e Berlusconi.

Conseguenza logica sarà la convocazione del Congresso Federale Straordinario, i candidati alle primarie vedranno il quadro limitato al solo Bossi e Salvini. Il risultato vedrà vincitore Salvini con il 82% e Bossi solo il 18%, per cui Salvini sarà proclamato nuovo segretario federale, quanto questo risultato sia stato da interpretare come una evoluzione del movimento e quanto invece frutto di una necessità strategica per parare il colpo della magistratura condizionerà, in parte, le scelte politiche del movimento.

Infatti inizia così una nuova fase di strategia politica che, in parte, riprende i temi classici del movimento leghista, quali la lotta alla immigrazione, la sicurezza, l’euroscetticismo, aggiungendo però altre problematiche riguardanti fatti recenti, quali il contrasto alla riforma delle pensioni della Fornero o l’abolizione delle Prefetture, temi riuniti in 5 proposte di referendum che saranno poi bocciati dalla Corte Costituzionale. Alle europee del 2014 altro passo sarà la alleanza con il Front National di Marin Le Pen, cosa impensabile per gli antinazionalisti fondatori della Lega.

Il 14 febbraio del 2014 Salvini fonda il movimento “Noi con Salvini”, sigla dedicata all ‘elettorato del centro sud con il proposito di non urtare con il simbolo nordista della vecchia lega, la cosa però non ha solamente un aspetto strumentale ma anche uno sostanziale, anche la lega di Bossi aveva cercato un rapporto con il centro sud, ma il terreno di incontro allora era rappresentato dal comune interesse delle comunità locali di autogovernarsi in una prospettiva federalistica e anti statale, mentre l’operazione “Noi con Salvini” finiva per convogliare il classico voto della destra sociale da sempre statalista e assistenzialista, coda che se ha raddoppiato i voti per la Lega ne ha nel contempo condizionato la evoluzione teorico dottrinale. La comprova di quanto sopra è dato dal vistoso travaso di voti da quello che rimaneva di AN e della parte più assistenzialistica ex DC che era confluita in Fi.

Intanto si riaffacciavano vecchie incomprensioni tra l’ala lombarda dei salviniani e quella veneta rappresentata da Tosi, Liga Veneta he sarà commissariata da Salvini. Caso curioso questo che manifesta a pieno la perduta linea del movimento dell’epoca Bossiana, curiosità data dal fatto che mentre Tosi veniva tacciato neanche troppo velatamente di fascismo da Bossi, verrà allontanato da Salvini da posizioni di destra e per ripicca politica l’ex destro Tosi appoggerà il centro sinistra. Nonostante questo alle regionali del 2015, il Veneto riconfermerà Luca Zaia con oltre il 50%dei voti.

A seguito della vittoria, la Lega si presenta alle politiche del 2018 con un simbolo privo del riferimento al nord, cercando di perdere i riferimenti territoriali, sarà “Lega per Salvini Premier” e infatti la Gazzetta Ufficiale del 13 Dicembre 2017 informa che Roberto Calderoli è uscito dalla Lega nord per fondare un nuovo partito “lega per Salvini Premier”, con uno statuto sostanzialmente identico a quello originario con impronta più federale che di indipendentismo e settentrionalismo. A queste elezioni la lega otterrà il miglior risultato della sua storia, scavalcando FI nella coalizione di centrodestra, superando il 17%.Dopo tentativo fallito di formare dei governi, si giunge alla fine al famoso “contratto del governo del cambiamento” tra Lega e Movimento 5stelle che avrà vita  breve e che in concomitanza dell’exploit delle europee, dove la Lega raggiungerà il 34,26%, vedrà Matteo Salvini fare cadere il governo per tutta una serie di incompatibilità e oggettive problematiche.

 

 Fine capitolo 5

 Attilio Eridanio

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.