Cambiare le leggi, è giusto come cambiare mutande senza lavarsi

Non esiste gregge di “pecore bianche” che non sia tappezzato da esemplari di “pecora nera” riverniciati.
E il più grave errore che possa commettere un popolo, è chiedere alla politica di produrre leggi sempre più mirate alla definizione del crimine, invece di lasciare che sia la magistratura ad individuare e spedire dietro le sbarre i farabutti che nessuna legge potrà mai eliminare del tutto e per sempre.
Ma procedendo per questa via, (anzi mulattiera), la nostra illuminata classe intellettuale prestata alla politica, ha collezionato in tre quarti di secolo una produzione di leggi e di codici superiore a tutti i 27 stati d’Europa. Ottenendo come grandioso risultato la moltiplicazione patologica dei farabutti privati e degli irresponsabili pubblici. Paralisi delle istituzioni e della Giustizia in primis.

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Sotto la pressione ossessiva di intellettuali e giornalisti; a colpi di leggi cervellotiche, la politica ha finito per sottoporre a mutazione culturale (leggi scimunire) l’intero Popolo italiano, fingendo di ripulirlo da irresponsabili e approfittatori.
Quando è arcinoto dalle origini dell’uomo, che tutte le categorie, dalla più umile alla più eccellente, dalla più onesta alla più criminale sono tutte contaminate di soggetti “bianchi” con coscienza più nera della mezzanotte che andrebbero assicurati alle patrie galere. Ma per questo, prima e più delle leggi, servono burocrati e magistrati.
Invece l’inefficienza cronica del potere giudiziario e la pressione qualunquista del mondo della cultura, induce ancora la politica a restringere sempre più le libertà della maggioranza degli onesti con la pretesa irrazionale di liberarli (a colpi di leggi sconcluse e farraginose) da quella minoranza di soggetti indegni che creano danni irreparabili per la collettività. Lavoro che compete alla magistratura se provvista di uomini, mezzi, autonomia e libertà sufficienti.
Insomma, l’urgenza di migliorare le leggi è un falso problema politico e un drammatico problema giudiziario.
Il vero rompicapo è far funzionare le istituzioni. Perché la carenza o peggio l’assenza di burocrazia degna di questo nome e di giustizia libera e autonoma, può farci sembrare difettosa anche la Costituzione italiana e persino i Dieci Comandamenti.
Se si organizzasse decentemente il sistema burocratico e giudiziario non dovremmo più piangerci addosso per il reddito di cittadinanza finito in mano ad un sacco di “Pecore Nere”, cosa che ci indurrebbe ad abolirlo pur sapendo che quella misura politica sta alleviando la povertà a quasi tre milioni di soggetti bisognosi a cui è stato giustamente assegnato.
Servirebbero i “netturbini burocratici e giudiziari” per tenere pulita l’Italia dagli italiani approfittatori di professione.
La storia insegna che nemmeno la categoria dei preti (vedi preti pedofili) e forse nemmeno dei Papi è risultata esente da coscienze “affumicate”. Allora che facciamo? Aboliamo i preti i Papi e il Vaticano?
Perciò, spingere ossessivamente la politica a cambiare le leggi con la stessa frequenza delle mutande, invece di mettere la burocrazia in condizione di amministrare e la giustizia di sentenziare, è tragica e suicida devastazione politica, economica e ambientale.
Franco Luceri da il rebus della cultura

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