Brevi riflessioni sull’ambiente e la natura durante…

 
Brevi riflessioni sull’ambiente e la natura
durante la passeggiata
Rocce bianche – Pian dei Corsi.

 Brevi riflessioni sull’ambiente e la natura 
durante la passeggiata Rocce bianche – Pian dei Corsi

Vi sono posti bellissimi nei dintorni di Savona che meritano un approccio mite rispettoso della natura dei luoghi. Uno di questi è la zona che va dalle Rocche Bianche a Pian dei Corsi e che hanno ispirato queste mie brevi riflessioni.


Se dovessi giudicare me stesso mi riterrei un amante della natura intesa nel senso più ampio possibile come insieme di esseri viventi animali e vegetali; enti inanimati come rocce, mari, laghi, fiumi, deserti e così via. Se fosse in mio potere sceglierei di non interferire con nessun processo naturale e di lasciare pertanto che la natura facesse il suo coso indisturbata. La prima riflessione però è questa: la specie umana è o non è parte della natura? La risposta mi sembra scontata nel senso che indubbiamente noi siamo parte della natura. La prima conseguenza di questa riflessione mi sembra questa: come la natura ha potuto sopravvivere anche dopo l’estinzione dei dinosauri e di altre specie animali, certamente potrà sopravvivere anche dopo la scomparsa della specie umana; pertanto l’argomento delle discussioni riguardanti l’ambiente e la natura non dovrebbe essere, come spesso è, la sopravvivenza della terra ma la sopravvivenza e il benessere della specie umana.

E qual è il fattore più importante che mette a rischio la sopravvivenza della specie umana? Io su questo mi sono fatto una convinzione molto forte: il pericolo più serio per la nostra sopravvivenza sulla terra, deriva dalla moltiplicazione incontrollata degli esseri umani.


Naturalmente non si può auspicare una troppo repentina diminuzione delle nascite perché questo può creare disequilibri tali che possono creare difficoltà maggiori di quelle cui si vorrebbe ovviare. Mi sembra però che questo sia un aspetto serio da affrontare se si vuole riflettere sulla sopravvivenza a lungo termine del genere umano.

Ma se noi siamo parte della natura, come per tutti gli altri animali, anche le nostre azioni (cioè quello che produciamo, i nostri rifiuti e gli altri prodotti delle nostre attività) sono parte della natura; pertanto io sposterei il problema concentrandomi sul come noi ci relazioniamo con gli altri esistenti.

La seconda riflessione: ci relazioniamo molto male con il resto del “creato” perché la nostra superbia, insita anche nelle principali religioni, soprattutto quelle monoteiste, ci fa ritenere di essere i padroni di tutto l’esistente e di poterne disporre come meglio vogliamo a nostro piacimento.

Ma se guardiamo gli altri animali, questi certo non si preoccupano di quanto le loro attività influiscono sugli altri esseri e sull’ambiente ma utilizzano tutto ciò che gli è necessario per mangiare e per le altre necessità. E nonostante ciò mi sembra che nessuno tra gli altri viventi abbia mai impattato in maniera così devastante sul resto del creato quanto l’uomo. Credo che ciò si spieghi con il fatto che nessuna delle altre specie animali o vegetali è riuscita a prevalere così nettamente sulle altre e tutto si è mantenuto abbastanza in equilibrio . Solo l’uomo è emerso dai meccanismi dell’evoluzione con una così netta predominanza rispetto agli altri viventi. Ed è proprio questo il problema. A volte sembra che gli umani credano di potere vivere sulla terra da soli, senza altri esseri viventi liberi (cioè allo stato selvatico); credo che questo non sia né possibile né auspicabile. Non sembra possibile perché, nonostante tutto, ci sono viventi (animali e vegetali) che resistono molto bene alla pressione umana e, anzi, qualche volta contrattaccano; pensiamo ai batteri, i virus, le formiche e altri insetti, i funghi, i ratti.


Terza riflessione: si sente spesso dire che l’uomo “domina” la natura; questo può essere stato vero per quanto riguarda i viventi, e infatti abbiamo distrutto quasi tutta la biosfera; ma non è sicuramente vero per le “forze” della natura. Non saremo mai in grado di impedire all’acqua di andare in mare o di impedire alle zolle tettoniche di muoversi, o di impedire le maree; ne consegue che questi fenomeni vanno studiati e “assecondati” senza pretendere di fermarli. Per esempio, quello che a ogni persona ragionevole sembra del tutto ovvio, e cioè che l’acqua deve andare al mare e non si può fermare, probabilmente non è sembrato ovvio a chi ha costruito case e capannoni nel greto dei fiumi per poi stupirsi quando l’acqua li ha portati via.

Per rimanere sullo stesso argomento, guardiamo come sono state costruite molte città, compresa Savona. Sembra che la natura sia un fastidio da mettere da parte e tacitare, più che un valore di cui anche noi facciamo parte. I rivi, e alle volte anche grandi fiumi, sono stati cancellati con un tratto di penna di qualche architetto. A Savona, ad esclusione del solo Letimbro, tutti i corsi d’acqua che scendono dalle colline sono stati incanalati tra stretti muri, coperti, tombinati.

Quarta ed ultima riflessione: Tutte le attività umane, nessuna esclusa, hanno un impatto sulla natura; pensiamo all’industria con il suo impatto nel luogo di produzione ma anche sul luogo di origine delle materie prime; al turismo con le sue strutture fisiche e tutte le attività connesse che comportano la presenza e l’attività di una massa di persone; ma anche all’agricoltura per la quale sono state nei secoli disboscate vaste aree per far posto alle piantagioni o si sono scavati i versanti delle montagne per ricavare terreni da coltivare. Quindi il problema non è chiedersi “se” l’attività che facciamo impatterà sulla natura (la qual cosa è certa) ma “come” impatterà.

In tutte le nostre attività, sia a livello di istituzioni che del singolo cittadino, secondo me è necessario minimizzare e armonizzare l’impatto della nostra attività sull’ambiente: se costruiamo un edificio, lo si può fare distruggendo l’esistente senza alcun rispetto oppure cercando si inserire il costruito, armoniosamente, nell’insieme dato. Faccio solo due esempi concreti: ogni tanto si costruiscono villette sulle colline intorno alla città; a volte per erigere una piccola costruzione si modificano profondamente i versanti con una serie muraglioni assurdi e si fanno strade di accesso poco rispettose del contesto. Quindi non si tratta di vietare la costruzione di villette, almeno non sempre, ma di inserirle in modo più “armonico” e rispettoso nell’ambiente naturale. Il secondo esempio riguarda una attività che si ritiene esente da impatti negativi sull’ambiente: le camminate per sentieri (o anche l’attività ciclistica). Chi è amante delle camminate avrà potuto vedere come certi sentieri, se mal concepiti e mal mantenuti, provocano profondi solchi sui versanti causati dal ruscellamento dell’acqua piovana; anche qui l’impatto potrebbe essere molto ridotto se i sentieri fossero ben concepiti  (dalle associazioni ma anche dai singoli che li incidono con il loro cammino).


Esplorando le colline dell’entroterra savonese si nota come in epoche passate le colture a “fasce” fossero molto più estese. Molte cascine sparse sono state abbandonate col tempo e il bosco è avanzato “rinaturalizzando” i terreni incolti. Sembra a volte che ci siano molte persone che hanno nostalgia di quel mondo fatto di una vita più “naturale” e di un maggiore contatto con la terra e con gli animali. Io quel mondo lo ho vissuto, anche se solo in parte, e non ne ho alcuna nostalgia se non quella derivante dagli anni che passano e pesano sul corpo e sulla mente. Quel mondo non era idilliaco ma molto duro, acre. Non c’era nessuna armonia tra l’uomo e il resto della natura, come ora ci piace immaginare. Spesso il contadino malediceva la terra e gli animali perché non gli davano frutti a sufficienza.

Ma non si possono attraversare questi luoghi, che oltre ad essere di una rara bellezza, sono anche carichi di storia, senza rivolgere un pensiero a coloro che qui hanno sofferto e combattuto per la libertà di tutti. Dai soldati napoleonici che per primi hanno portato all’Europa le idee di Libertà, Uguaglianza, Fraternità e poi ai Partigiani che, tra mille contraddizioni, ci hanno dato la democrazia che, ancora attualmente, nonostante tutto, resiste.

Roberto Sozzi

 

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