Bignamino delle amministrazioni

Bignamino delle amministrazioni

Uno specchietto per punti, a scopo di sintesi. Per chi si voglia informare senza sbattersi troppo, un confronto fra “vecchia” e “nuova” amministrazione di Savona.

Bignamino delle amministrazioni

 Uno specchietto per punti, a scopo di sintesi. Per chi si voglia informare senza sbattersi troppo, un confronto fra “vecchia” e “nuova” amministrazione di Savona.

Partiamo dalle precedenti amministrazioni di centro sinistra. Il discorso riguarda soprattutto le ultime, ma si tratta di tendenza consolidata e giunta a compimento.


Dunque vediamo l’elenco:

– cemento, cemento, e cemento. Nessuna pianificazione in funzione di esigenze abitative e sviluppo urbanistico armonico, solo compiacenza verso gli speculatori e concessione del massimo guadagno possibile. Oltre a molti edifici di discutibile effetto e a molto residenziale di lusso usato più come bene merce che come casa, abbiamo una miriade di centri commerciali inutili e ipertrofici. Dopo la prima botta Ipercoop, sono seguite le Officine, col Molo 844 a poca distanza; ora anche la vecchia centrale alla foce Letimbro, fra un po’ anche il vecchio S. Paolo. Non paghi, sono state imbastite  dall’ex assessore e vicesindaco Di Tullio nuove speculazioni con definitivo scempio del lungomare e il pasticcio Binario Blu, respinto una prima volta per problemi ai pozzi dell’acquedotto, (c’era ancora Gaggero), una seconda volta con un gesto più che altro di facciata: togliere dal PUC volumi dove sono poco appetibili per aggiungerli in zone pregiate. Ricadute sulla città quasi solo negative, oneri urbanizzativi usati più che altro come pretesto che per effettiva utilità, o appiccicati lì, come aiuole trascurate e spezzoni di ciclabili. Per non parlare di quelli “passati in cavalleria” per colpa di fallimenti o traversie varie.

– pasticcio dei derivati, strumento pericoloso di gestione del debito, iniziato da Ruggeri, reso ancora più pericoloso dalla prima amministrazione Berruti, cosa sulla quale sta indagando la magistratura contabile. Debito trasformato in bomba a orologeria destinata a esplodere con la fine  del secondo mandato Berruti, rimandando e aggravando i problemi di bilancio che ora ci affliggono

– entrate non ripetibili usate largamente per la spesa corrente. Anche se la legge fino a un certo punto lo permetteva, era chiaro che si trattasse di un atteggiamento da “cicala” non certo saggio e prudenziale, ma spendibile solo elettoralmente in tempi brevi

– anche su mutui e investimenti si è largheggiato soprattutto in una direzione, impianti sportivi. La gestione dei quali è ulteriore elemento di perplessità.

– sempre parlando di investimenti, abbiamo un uso bizzarro e discutibile dei preziosi fondi europei e regionali, per progetti marginali, contestati,  di scarsa efficacia pratica, quando non uno spreco vero e proprio o addirittura rinuncia (vedi Brandale). Ricordo che uno dei principi di tali fondi dovrebbe essere portare benefici anche economici alla città: nuove imprese, turismo, cultura…

– i rapporti con le partecipate non hanno visto mai quel ruolo di direzione e controllo che sarebbe stato auspicabile  e doveroso.  I disastri di ATA, IPS, TPL eccetera sono sotto gli occhi di tutti. Non sempre si possono invocare i problemi contingenti, la riduzione dei finanziamenti e la  crisi a giustificare errori di gestione, di impostazione, di pianificazione, di nomine

– in generale si è patita la mancanza di un piano complessivo, di una visione coerente di città. Il degrado è stato progressivo e inarrestabile, fino a far divenire, in mancanza di adeguata autorevolezza, Savona del tutto marginale e periferica

– la cultura, in tutto questo, ha fatto la parte della Cenerentola: fatti salvi due o tre investimenti più o meno garantiti di anno in anno,  sono mancati l’unitarietà, la promozione delle eccellenze, la sinergia, il coordinamento, il coraggio di pianificare e osare,  la visione positiva e moderna e non di retroguardia. In compenso non sono mancate vistose disparità di trattamento. Come simbolo,  la vergognosa vicenda del bando Museo Archeologico

– la sudditanza nei confronti dell’Autorità Portuale è stata totale, umiliante, desolante. Il tutto culminato nella incresciosa questione del deposito di bitume, ciliegina (nera) sulla torta di anni di arroganza e di sfregio alla città


– sull’ambiente il peggioramento è stato progressivo. Sempre meno pulizia, manutenzione del verde, solo qualche costosa e poco seguita piantumazione. Non parliamo del disastro rifiuti e della differenziata improvvisata malissimo a pochi mesi dalla scadenza elettorale

– nella gestione del Comune abbiamo assistito a: privilegi ai dirigenti e a qualche funzionario, intoccabili e arroccati in posizioni di gestione e a volte di potere  immutabili, a dispetto di qualsiasi auspicabile e sana rotazione (prevista per legge);  penalizzazione costante, a contrario,  dei dipendenti

– unico punto con qualche nota positiva, almeno di principio, il sociale. Anche se in alcuni settori, come le case popolari o la manutenzione scuole si sarebbe potuto fare senz’altro di più, tuttavia sono stati compiuti molti sforzi per mantenere aiuti alle famiglie e tariffe dei servizi ragionevoli. Anche se negli ultimi tempi si notavano preoccupanti segnali di tagli mascherati da perequazioni, sull’onda delle decisioni governative.


Passiamo alla attuale giunta di centrodestra. Pochi mesi, ma già la tendenza è evidente, con vari episodi significativi. In campagna elettorale le più disparate promesse di cambiamento, anche radicali. In particolare la Lega si è molto sbilanciata in questo, facendo da traino per la vittoria finale della coalizione. Cosa di tanta speme oggi ci resta?

Rivediamo i punti:

– cemento.  Avallato subito il Crescent 2, che la Lega avversava, con ottima collaborazione fra maggioranza e minoranza PD, pronta al soccorso per bilanciare gli eventuali malpancisti, in realtà meno numerosi e agguerriti di quanto temuto. La riqualificazione di via Nizza, ossia improvvisare con fondi pubblici alcuni tratti di passeggiata per dare modo ai privati in possesso di aree appetibili di passare al massimo incasso edificatorio, è ripartita subito di gran carriera. Neanche tempo di respirare. Unica differenza visibile: se prima l’assessore Di Tullio progettava di contrattare, anche con gli alleati di sinistra, un pezzo alla volta, qui si mira subito al bersaglio grosso. In ogni caso i piani da lui imbastiti ora corrono veloci. Binario blu sta ripartendo, è evidente anche questo, con l’emergere della triste storia delle aree che sarebbero state concesse al Comune e di cui ora si reclamano gli affitti arretrati, impossibili da pagare per chi è in predissesto.  Il progetto Margonara è seguito personalmente dalla Sindaco, vedremo gli sviluppi. Su S. Chiara, buona l’intenzione di spostarvi uffici comunali, ma del progetto precedente si riprendono le botteghe, per “rivitalizzare”. Delle stesse si parla anche sul Priamar. Ora, la dicitura “spazi artigianali” o simili  si è rivelata sempre finora il grimaldello, il cavallo di Troia per poi passare a ulteriori spazi commerciali di ogni tipo, di cui sentiamo davvero il bisogno, e cessioni ai privati. Lecito sospettare o rimanere guardinghi anche questa volta. La filosofia che non esista recupero di alcun edificio, di alcuno spazio pubblico, senza cedere terreno ai privati,  senza residenziale di lusso ­­ o come minimo senza inserirvi spazi commerciali, prosegue imperterrita


sui derivati e gli altri problemi di bilancio, l’assessore Montaldo ha tentato di correre ai ripari scaricando soprattutto sui savonesi i costi, con aumenti a pioggia e tagli terrificanti. Non ha mai manifestato intenzione di fare chiarezza o accertare eventuali responsabilità pregresse. La Giunta usa solo la situazione come comodo alibi per qualsiasi cosa

– non ci sono significative modifiche ai piani di investimento, o cambi di tendenza, solo rallentamenti. Un esempio? Invece di rispondere con una pernacchia all’interpellanza del PD con cui si chiedeva conto dei mancati investimenti per la copertura di una bocciofila,  l’assessore ha ribadito l’intenzione e si è giustificato

– nuovi folcloristici piani con fondi esterni sono in arrivo, con nomi pittoreschi come “mare d’agrumi” e altri progetti transfrontalieri. Si parla di piantumarli ad esempio sul Priamar. Utilissimo. Va avanti la contestata  passerella sul Priamar lato mare

– sulle partecipate basti il caso Ata: dopo aver promesso pulizia totale prima delle elezioni, è  uscita solo la presidente Vaggi. I disservizi proseguono anzi peggiorano. Una doverosa Commissione apposita da istituirsi, in un primo tempo voluta anche da consiglieri e gruppi di maggioranza,  sta per essere insabbiata secretandola. Anziché la volontà di far emergere responsabilità e di chiarire eventuali buchi e situazioni che farebbero drammaticamente precipitare il bilancio,  si tenta di soffocare e sopire. Su TPL le cose peggiorano. Quanto a IPS, nonostante i problemi e le criticità evidenti e le scelte sbagliate del passato che l’hanno portata al collasso, si pensa di affidarle ulteriori progettazioni, per esempio in merito al S. Chiara, anziché procedere per bando


vogliamo parlare della cultura? Fiore all’occhiello in campagna elettorale, si sta trasformando in una Caporetto, con totale rinuncia a  molte opportunità consolidate, non bilanciata da vaghi progetti e intenzioni ventilati per il futuro. La vergognosa vicenda del Museo Archeologico prosegue imperterrita,  con ostinazione quasi monomaniaca e persecutoria

Sudditanza all’Autorità Portuale? Be’, quale nome è stato indicato dalla Sindaco come rappresentante di Savona nel nuovo organo unificato con Genova, e a dispetto di dubbi, potenziali conflitti d’interesse e con la legislazione per i limiti di età,  bypassati con incarico temporaneo e gratuito? Rino Canavese

– sull’ambiente le note si fanno dolentissime. Eliminato pure l’assessorato autonomo, seguendo le tendenze nazionali, è stato accorpato coi lavori pubblici di Santi, che appare, per indole, formazione e idee,  allineato a un concetto  obsoleto, più vicino all’ambiente come decoro urbano e basta, ben lontano dalle moderne tematiche di tutela, salvaguardia, innovazione. Strade sempre più sporche a dispetto di piani di spazzamento che dovrebbero essere parte del contratto e vengono dati come fossero un plus, differenziata visivamente peggiorata, degrado e rifiuti abbandonati, che saranno anche colpa di savonesi incivili ma sono propiziati dall’atmosfera, e in arrivo subito uno spaventoso piano di abbattimento alberi che neanche un boscaiolo canadese. Costo 450000 euro che misteriosamente nel predissesto si trovano alla bisogna. Speriamo si possa fermare: certo è che se la prima mossa attiva è uno scempio,  questo la dice lunga sulla filosofia di base

– la gestione del Comune non ha subito alcun minimo cambiamento, altro che scossoni. Stesso segretario, stessi funzionari e dirigenti, stessi piani e progetti che proseguono, stesse differenze di trattamento, fonte di malcontento, fra dirigenti e personale. Neanche ci accorgeremmo che ci son state le elezioni, se non fosse per i tagli a pioggia

– e veniamo al dramma di tagli e tariffe: sul sociale la scure si è abbattuta implacabile. L’ultimo baluardo è crollato. Si è rivelato fonte privilegiata di sforbiciamenti a mani basse, non per “perfidia”,  intendiamoci, Montaldo non è un sadico, ma per fredda logica ragionieristica: ciò che costa di più e rende di meno,  deve essere abbattuto. Peccato che stiamo parlando dei diritti fondamentali, dei bisogni primari dei cittadini. Si parte proprio da lì a tagliare anche oltre il tagliabile. Le conseguenze saranno drammatiche e di ulteriore impoverimento a cascata. E il PD che si sta facendo baluardo, in realtà avrebbe ben poco da protestare: sono i loro buchi di bilancio savonesi, e le leggi volute da loro a livello nazionale, che ci hanno portato fin qui, fungendo da causa e alibi allo smantellamento.

Ecco, il quadro è terminato, lascio i giudizi a chi legge.

Mi sento già dire: facile parlare, avrei voluto vedere voi con queste premesse  eccetera. Posto che su ciascuno dei punti avremmo avuto, come intenzione, idee ben diverse, la vera differenza è che non avremmo avuto nessun ingombro o legame pregresso  da rispettare. Con quale logica ci si potevano aspettare cambiamenti, trasparenza, i conti col passato, da persone  e forze politiche che comunque si sono intrecciate per anni nelle istituzioni, un po’ maggioranza un po’ opposizione, e che a Roma sostanzialmente, tolte le frange “estremiste” che sembrano soprattutto riservate al folclore,  governano insieme? Vogliamo parlare di tante decisioni incrociate e piani in accordo fra Provincia centrodestra e Comune centrosinistra, che ora non possono che coprirsi politicamente a vicenda?   Premesso che non è detto a priori che avremmo ottenuto risultati eclatanti, almeno ci avremmo provato, a cambiare. Cosa che  adesso, con tutta evidenza, non avviene.

E con un altro importante distinguo: almeno noi in campagna elettorale non abbiamo mai nascosto le paure per l’evidente e preoccupante stato di sofferenza del bilancio, che tutti fingevano di sottovalutare, e non ci siamo permessi di fare promesse grandiose, cercando piuttosto di essere seri, realisti e concreti.

C’è chi invece ha preso i voti su mirabolanti e fantasmagorici progetti, su propositi di rivoluzionare tutto.

Addirittura poi al ballottaggio ci si contendeva le idee “grilline”, con prevalenza del centrodestra nel rubarle, parola per parola, per allettare elettori vogliosi di cambiamento. È passata la vulgata che ci fossero accordi, che fossimo noi a spingere gli elettori a votare per loro: tutto falso, in realtà erano loro che raccattavano anime disperate e stufe di PD con prospettive fasulle.

Ora si inizia a vedere quanta convinzione vi fosse, all’atto pratico. Noi non molliamo comunque. È una promessa. Buon prosieguo a tutti.

    Milena Debenedetti  Consigliera del Movimento 5 stelle

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