Autostrada dei Fiori

Benemerita Autofiori”, dispensa bilanci che fanno invidia! 
Un cronista senza pedaggio “disturba” e tutti si arrabbiano
L’elenco completo della giuria che lo processa in contumacia

“Benemerita Autofiori”, dispensa bilanci che fanno invidia! 
Un cronista senza pedaggio “disturba” e tutti si arrabbiano
L’elenco completo della giuria che lo processa in contumacia
Autofiori: chi brinda agli aumenti?
Questo non è un punto semplice, ma tocca le tasche di tutti.
La notizia è fresca di cronaca: l’inflazione allo 0,8%, mai stata così bassa negli ultimi 50 anni (il Giornale e La Repubblica)
Inizia l’anno, e puntuale come la peste, appiccicato alla meglio con il nastro adesivo, compare sui caselli della nostra A10 – Autostrada dei Fiori un cartello che ormai è un classico: “Gentile Cliente (maiuscolo, n.d.r.) le tariffe della nostra Società sono aumentate mediamente dell’1,15% in base a quanto previsto dalla Convenzione ANAS – ADF S.p.a. del 29/7/1999”.
Solitamente infatti la tratta costava 9,30 euro (vedi calcolo Autofiori) ed ora è passata a € 9:40 (vedi scontrino)

Una visita ad amici e parenti per l’anno nuovo: la tratta autostradale percorsa è SAVONA > ARMA DI TAGGIA e ritorno, l’auto una normalissima Opel Meriva diesel. La spesa per il gasolio è meno di 15 Euro, il pedaggio pagato ad Autostrada dei Fiori è di 9,40 Euro a/r = 18,80 Euro.

NEL PONENTE LIGURE, CON UNA NORMALE AUTOVETTURA, IL PREZZO DEL PEDAGGIO SUPERA ORMAI ABBONDANTEMENTE QUELLO DEL GASOLIO.
Una cosa da pazzi, per definirla compiutamente.

Che Autofiori fosse l’autostrada più cara d’Italia era cosa tristemente nota alla quale è difficile rassegnarsi (vedremo poi il perché), ma che vi fosse il coraggio, dopo un anno come questo, di imporre aumenti medi superiori al 40% dell’inflazione ci pare oltraggioso. Non siamo i soli a pensarla così. Anche le principali associazioni di consumatori hanno gridato allo scandalo, ma il periodo vacanziero – al contrario dei vecchi guardrail – è fonoassorbente, e la cosa è già passata in cavalleria.

Mentre scriviamo stiamo cercando di ottenere i dati sugli aumenti relativi agli anni 2003 > 2009, ma dal centralino non verde (0183 – 7071) ci passano l’apposito “ufficio pedaggi”, dove una vocina registrata informa il pubblico degli orari: dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 14:45 alle 16:45 Cinque ore su 24, con comodo.

Nonostante questo i dati che abbiamo raccolto relativamente agli aumenti degli ultimi anni indicano un trend positivo (ovviamente per Autofiori Spa) e una lunga sequela di bastonate per gli automobilisti e i trasportatori. Pedaggi A10 Autofiori: nel 2003 +1,20%, nel 2004 + 1,05%, nel 2005 + 1,12%, nel 2006 +1,41% nel 2007 + 1,54%, nel 2008 + 0,98%.

Nel gennaio 2009 gli aumenti furono bloccati, ma non appena venne concesso, Autofiori si premurò ad applicarli (che poverini, se no rischiano di guadagnare un po’ meno) Era la fine di aprile ’09: + 1,83 %. Nuovo anno 2010: + 1,15%.

Le associazioni di consumatori si rivoltano, e l’AISCAT, che è l’Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori (presidente è Fabrizio Palenzona, con un curriculum lungo quanto il suo legame la famiglia Gavio di Tortona) cerca di correre ai ripari con (stucchevoli) comunicati pubblicati su www.aiscat.it (quando funziona) e sui siti delle concessionarie associate come Autofiori. Ocio:

Informativa Aiscat sulle tariffe autostradali

Vi si pratica un paragone tra inflazione e tariffe autostradali, che come si evincerebbe dal grafico procedono banalmente di pari passo. Per cercare di indorare la pillola degli aumenti dei pedaggi viene “sviluppata” una specie di analisi tra fonti accuratamente selezionate per spiegare come dal 2000 al 2005 qualunque cosa sia rincarata più delle autostrade, dal cinema alla carne scelta! Meraviglioso.

Così invece principia la “carta dei servizi” pubblicata da Autofiori: L’Autostrada dei Fiori S.p.A. (A.d.F.) fa parte del Gruppo Argo Finanziaria S.p.A. che possiede oltre il 50% del capitale sociale delle due sub-holdings Autostrada Torino-Milano S.p.A. (ASTM) e Società Iniziative Autostradali e Servizi S.p.A. SIAS. Chiaro no?
Incuriositi, cerchiamo questa SIAS Spa che controlla la A.d.F che a sua volta ha in concessione la nostra bella autostrada A10. La SIAS è quotata in borsa e guardacaso dopo gli aumenti dei pedaggi il titolo sta andando benone (per chi lo possiede) con un rialzo di appena l’ 8,3% nell’ultima settimana
..borsaitaliana (E noi fessi a picchiarci per avere interessi all’1% annui…)

www.grupposias.it : clicchiamo su “azionariato” e ci rimbalzano al sito della CONSOB da dove, con tutti i browser, tentiamo di scaricare il “documento formato zip” sulle “Partecipazioni rilevanti per la società SIAS – SOCIETA’ INIZIATIVE AUTOSTRADALI E SERVIZI SPA” del 29/12/2009, ma cliccando:”Spiacenti, il documento non è presente sul server” (www.consob.it)

Andiamo indietro di un paio di anni nell’archivio ma la risposta del server della Consob è sempre la stessa. Quando si dice delle autostrade informatiche…

Torniamo da queste parti, che è meglio.
Dopo l’ultima raffica di aumenti sui pedaggi, a fregarsi le mani alla faccia dei cittadini al volante non sono solo sono gli azionisti del titolo SIAS (+8,3% in una settimana – vedi grafico) ma, nel piccolo anche quelli della Autostrada dei Fiori Spa, che nonostante la flessione del traffico dell’ultimo anno, brindano a fatturato e dividendi.
Soldi veri. Versati agli azionisti anche in acconto, come deliberato ad esempio dal consiglio di amministrazione di Autostrada dei Fiori Spa il 17 ottobre 2008, che ha disposto “acconti” pari ad € 0,45 per azione, che si vanno a sommare al “saldo” indicato nel bilancio 2008 poi approvato in toto, di € 0,5125 per azione. Solo nel 2008.

Poco? Oltre 20 milioni di Euro da dividersi tra gli azionisti Autofiori, escludendo quelli accantonati a maturare interessi.
Ma chi sono gli azionisti? Nel merito il sito autostradadeifiori.it non è proprio chiarissimo. Nella carta dei servizi, uno spiegone di 27 pagine che per trovare il link devi avere la lente di ingrandimento, c’è scritto a pag. 5: “L’Autostrada dei Fiori S.p.A. è una Società per azioni, costituita nel 1960, oggi facente parte del gruppo SIAS e quindi a maggioranza privata, nella quale gli Azionisti pubblici e gli Istituti di Credito locali hanno tuttavia conservato una partecipazione di rilevante peso ed importanza per il territorio.” Poi tante belle parole solite su dati e “qualità”, ma la parola “azionisti” scompare…
Per ritrovarla occorre cercare altrove e più a fondo, ma basta aver pazienza.
Al 31 dicembre 2008 gli azionisti di Autostrada dei Fiori (A10) cioè coloro che si spartiscono i dividendi sono:
– Salt (Soc. Autostr. Liguri Toscane p.A., sempre della SIAS) 60,76% (nr. 24.307.228 azioni)
– Banca Carige: 16% (nr. 6.648.000 azioni)
– Cassa di Risparmio di Savona: 4,0% (nr 1.600.000 azioni)
– Provincia di Imperia: 3,83 % (nr. 1.535.894 azioni)
– Camera di commercio di Imperia: 2,89% (nr. 1.159.058 azioni)
– Camera di commercio di Savona: 1,99% (nr. 799.841 azioni)
– Provincia di Savona: 1,96% (nr. 785.578 azioni)
– Autostrada Albenga Garessio Ceva S.p.A* (!) : 1,86% (nr. 745.000 azioni)
– Comune di Savona: 1,73 % (nr. 693871 azioni)
– Camera di commercio di Genova: 1,46% (nr. 586488 azioni)
– Comune di Imperia: 1,42 % (nr. 570.510 azioni)
– Comune di Sanremo: 1,40% (nr. 560.192 azioni)
– Comune di Ventimiglia: 0,02% (nr. 8.340 azioni)
* Nota: E’ buffo che, pur NON esistendo l’autostrada Albenga-Garessio-Ceva, è già ben viva l’opportuna S.p.A, che incassa anch’essa la sua fettina di pedaggi e di aumenti: oltre 717 mila euro nel 2008. Buttali via! Emerge così, restando alla nostra realtà locale, che da Autofiori – solo in dividendi azionari tra acconti e saldi, i soggetti di cui sopra nel solo 2008 si sono spartiti una ricca torta dei ben venti milioni e mezzo di Euro di dividendi, senza colpo ferire. Ovviamente gli utili, per quanto cospicui, non sono che un’inezia rispetto a quanto Autofiori incassa: nel 2008 sono transitati 28.881.838 milioni di veicoli paganti, tra leggeri e pesanti, per un ricavo NETTO dichiarato (tolte già IVA e devoluzione all’Anas) di 130.660.000 euro: circa duecentocinquanta miliardi puliti di vecchie lire in un anno (Fonte: Bilancio 2008 A.d.F.)
Nel bilancio 2008 l’attivo è quasi a un miliardo di Euro; i costi poco meno (!!) e l’utile netto vola oltre i 57 milioni di euro.

Domanda ingenua: Visto che Autoriori S.p.A. nel suo Codice Etico si autodescrive come ben consapevole dell’utilità pubblica del servizio erogato per nostra gentile concessione pubblica, non sarebbe “più utile” destinare questa montagna di utili alla RIDUZIONE dei pedaggi? (a proposito di rilanciare l’economia…) Opinioni diverse.
Si dirà, perlomeno darà lavoro ad un esercito di persone. Non proprio. I dipendenti erano nientemeno che… 339 nel 2005 (meno di un decimo di quelli della povera Asl2 Savonese).
Visti gli aumenti e gli utili degli ultimi anni certamente avranno assunto personale, offrendo nuova occupazione in provincia… Veramente no: da 339 i dipendenti sono diminuiti a 320.
Evviva. (Fonte: A.d.F. S.p.a.).
Ovviamente sugli utili incassati si pagano le tasse, quindi se non sono troppo alti, è meglio. Accantonare dunque è cosa buona, che tanto i soldini restano in casa a fruttare ai tassi di cui sopra: le riserve accumulate già 2006 erano oltre un quinto del capitale sociale. Nel 2008 sarebbe stato accantonato da A.d.F. un altro milione e mezzo di Euro (€ 1.415.264,07 precisamente).
Ma – ribadiamo – diminuire i pedaggi dell’autostrada più costosa d’Italia, pare brutto? Proseguiamo: per avere meno utili occorre spendere di più, anche per mettere a tacere l’Anas (che è quella che rinnova le concessioni) che ha più volte messo Autofiori sotto la lente di ingrandimento, imputandole numerose inadempienze, ovviamente impugnate a difesa dei propri interessi, che tanto le spese legali si pagano coi pedaggi. Ma ne parliamo dopo.
Ora ci sono le spese del consiglio di amministrazione, una compagine variegata dove ci sono praticamente tutti. Per dovere di cronaca e per i più esperti riportiamo i nomi:

– Presidente: CARLI dott. Gian Franco
Vice Presidenti:
Marco BERTOLOTTO
Giorgio D’ALESSANDRO
Alessandro SCAJOLA
Amministratore Delegato e Direttore Generale:
BORCHI ing. Alfredo
Consiglieri:
ARONA rag. Enrico*
BOCCHETTI dott.ssa Maria Teresa
BOREA dott. Claudio
GAVIO dott.ssa Daniela*
GRASSO dott. Giancarlo
MANGIA avv. Marco
REGIS dott. Luigi
RUGGERI dott. Carlo
SACCHI dott. Alberto*
SOLINAS sig. Giovanni
TORASSA dott. Valter
VALFRE’ avv. Giorgio
ZOCCARATO dott. Maurizio

L’asterisco * indica coloro che siedono anche nel consiglio di amministrazione della controllante SIAS (http://www.grupposias.it/italiano/organi-societari/consiglio-di-amministrazione)

Seguono altre sette persone nel collegio dei Sindaci. Il costo del solo Consiglio è di un 456.000 euro l’anno. (per due/tre riunioni immaginiamo, salvo casi).

La società di revisione contabile ha anch’essa un nome molto chic: Deloitte & Touche S.p.A (la stessa di SIAS Spa) che sta nella tredissima Via Tortona a Milano. Di Tortona e dintorni una nutrita schiera di dignitari e sindaci della ferrea scuola del compianto Marcellino Gavio.

Ci sono poi una dozzina di “procuratori speciali” con varie funzioni, dall’ufficio pedaggi ai rapporti con le altre società del gruppo. Sembra un consiglio dei ministri.

Per narrare tutti i doppi incarichi e le cointeressenze servirebbe un apposito volumetto da far impallidire le scatole cinesi, e chissà che non lo scriveremo.

Su tutto il Consiglio di Amministrazione si staglia però una deroga, che riportiamo paro paro dallo Statuto della Autofiori S.p.A. modificato il 17/12/2003, che al suo art. 17.9: dice “GLI AMMINISTRATORI NON SONO SOGGETTI AL DISPOSTO DI CUI ALL’ART.2390 DEL CODICE CIVILE”.

Una deroga non da poco, vista la situazione e letto il codice civile che riporta Art. 2390 c.c. “Divieto di concorrenza : Gli amministratori non possono assumere la qualità di soci illimitatamente responsabili in società concorrenti, né esercitare un’attività concorrente per conto proprio o di terzi, salvo autorizzazione dell’assemblea. Per l’inosservanza di tale divieto l’amministratore può essere revocato dall’ufficio e risponde dei danni.” Derogato per A.d.F.

Chissà cosa ne pensa l’antitrust.

Dicevamo degli utili e delle spese: non occorrono esperti di economia e finanza per capire che se un gruppo possiede decine di società che si occupano di tutto, dalla progettazione, alla manutenzione (passando per la costruzione) affiderà ad esse i lavori, per mantenere alte le spese – chiamandoli investimenti – e far ricadere i benefici all’interno del gruppo spesso. E infatti questo puntualmente si verifica. E i soldi somigliano a quelli del monopoli, che girano in casa durante le feste. Solo che qui sono veri ma finiscono nelle saccocce di ABC Spa (manutenzione e adeguamento autostrada); ASTM Spa (assistenza manageriale)
Sina Spa (consulenze); Sineco Spa ispezioni, consulenze, studi, progetti e misurazioni fotometriche (ahi ahi…); Sinelec S.p.A. (manutenzione caselli, comunicazione ed elettricità, software) Energrid Spa (utenze ed altro); Sea Spa (manutenzione, acquisti materiale, lavorazioni); Euroimpianti (manutenz. impianti)
Sistemi e servizi SCaRL (noleggi) ;Fiori Real Estate (canone di locazione immobile, si vede che al contrario dei pedaggi, non subisce aumenti annuali): Tutte società dello stesso gruppo.

Solo che leggendo la relazione del 3° trimestre della controllante SIAS parlando della sua A.d.F. scrive: “Relativamente al periodo 1° gennaio – 30 settembre 2009, i “ricavi della gestione autostradale” evidenziano un decremento pari a circa 1,3 milioni di euro determinato, sostanzialmente, dalla contrazione delle percorrenze chilometriche che ha inciso negativamente per 2,6 milioni di euro cui si è contrapposto l’effetto derivante dall’incremento delle tariffe di pedaggio decorrente dal 1° maggio 2009 che ha inciso positivamente per 1 milione di euro”.

Nel senso che, tanto se il traffico cala ci sono gli aumenti…! Nnaaaaa…

Ma c’è di più, sempre a pag. 20: “I costi operativi dei primi nove mesi del 2009 sono pari a 48,3 milioni di euro (51,9 milioni di euro al 30 settembre 2008); tale decremento è imputabile principalmente a minore attività manutentiva e ad un contenimento dei costi per prestazioni di servizi. (…)” (Fonte. www.grupposias.it costi operativi passano da 51,8 a 48,2 milioni di euro)

Ma è fantastico!!
A scriverlo nero su bianco è la Controllante della Autostrada dei Fiori Spa. Oltre che aumentare i pedaggi qui si risparmierebbe sulla quantità e qualità della manutenzione. Non male per un’autostrada tutta gallerie e viadotti, dove se buchi rischi la pelle, con una corsia d’emergenza praticamente inesistente. E dove con tutti i mirabolanti interventi realizzati le sole tre piazzole di atterraggio per l’elicottero di emergenza del 118 sono tutte nella provincia di Impera. Quella di Savona, con la tratta più trafficata, non ne ha nessuna. Eh, ma certo, la peculiarità del territorio, le difficoltà socioeconomicoculturalfinanziariecongiunturaliastrali etc etc etc. A fronte di cotonati bilanci, sarebbe meno del minimo.

Ben sotto al minimo, nonostante benefits, rincari e spalle coperte, il rapporto tanto caro alle autorità locali / azioniste, con i turisti: nelle 10 aree di servizio della A10 Savona – Ventimiglia, sapete quanti punti di informazione turistica ci sono secondo la carta dei servizi di Autostrada dei Fiori?

Nessuno.

E per stavolta la chiudiamo così, che abbiamo l’Anas che bussa e vorrebbe dir la sua. Mi sa che non è proprio contenta…

Anzi no. Riportiamo per chi ne sa capire (interpretare è altra cosa) il testo utile di un articolo della legge 102 / 2009. Accettiamo di buon grado decrittazioni non di parte.

‘che la storia è appena all’inizio.

Grazie e buon viaggio.

Dal decreto legge “Anticrisi”

9. L’articolo 1, comma 459, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e’ soppresso. (( 9-bis. Dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il comma 1021 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e’ abrogato e la misura del canone annuo corrisposto direttamente ad ANAS Spa,ai sensi del comma 1020 del medesimo articolo 1 della legge n. 296 del 2006, e successive modificazioni, e’ integrata di un importo, calcolato sulla percorrenza chilometrica di ciascun veicolo che ha fruito dell’infrastruttura autostradale, pari a 3 millesimi di euro a chilometro per le classi di pedaggio A e B e a 9 millesimi a chilometro per le classi di pedaggio 3, 4 e 5. ANAS Spa provvede a dare distinta evidenza nel proprio piano economico-finanziario dell’integrazione del canone di cui al periodo precedente e destina tali risorse alla manutenzione ordinaria e straordinaria nonche’ all’adeguamento e al miglioramento delle strade e delle autostrade in gestione diretta. Al fine di assicurare l’attuazione delle disposizioni del presente comma, i concessionari recuperano il suddetto importo attraverso l’equivalente incremento della tariffa di competenza, non soggetto a canone. Dall’applicazione della presente disposizione non devono derivare oneri aggiuntivi per gli utenti. I pagamenti dovuti ad ANAS Spa a titolo di corrispettivo del contratto di programma sono ridotti in misura corrispondente alle maggiori entrate derivanti dall’applicazione della presente disposizione. ))

Autofiori Spa, il non-traforo e l’autostrada (che non c’è)
Qualche tempo fa ci eravamo occupati dei pedaggi, rincari, bilanci & azionisti dell’Autostrada dei Fiori A10, la più cara d’Italia. La prima radiografia fu abbastanza imbarazzante, tanto che A.d.F. Spa non disse nulla, secondo la consolidata Scuola del Silenzio così cara ai manovratori vecchia maniera (largamente trasversali) che si sa, non vanno disturbati.

Domenica scorsa Autofiori lasciò un cantiere aperto nei pressi di Finale Ligure. Si formarono 7 km di coda tra Pietra Ligure e Finale (c’eravamo), che subito divennero 5 km per Isoradio (che ebbe cura di non specificarne la causa) per essere 3 km secondo il “call center” della A10. La coda si svaluta, il pedaggio resta

Il Punto del 6 gennaio titolava: Autofiori: chi brinda agli aumenti?

La storia, però, non è finita lì: la speranza dell’oblio è stata vanificata non solo dal Collega Claudio Porchia di nostra sorella Sanremonews.it che ha rilanciato la notizia nell’altra metà del ponente ligure, ma anche settimana scorsa dal capogruppo e segretario provinciale del PRC / SE di Imperia Pasquale Indulgenza

A dispetto delle facili battute sul cognome, di Indulgenza per fortuna non ne ha usata molta, presentando un’interpellanza urgente in consiglio comunale ad Imperia, e incassando una risposta degna di un azionista A.d.F (quale è il Comune di Imperia insieme a quello di Savona e moolti altri soggetti interessanti e interessati) Eccovela:

“L’assessore al Bilancio, Patrimonio e Partecipate Calcagno ha risposto sostenendo che i meccanismi e i criteri di adeguamento delle tariffe per il pedaggio autostradale fanno capo ai rapporti tra le società e l’Anas, in regime concessorio (di natura privatistica), e che nulla può, riguardo alle sollecitazioni mosse, il Comune di Imperia.”

Gli azionisti pubblici di una S.p.A. che gestisce IN CONCESSIONE un servizio pubblico “nulla possono”.

Mumble.

Fantastico. Che dire? Complimenti e Grazie, soprattutto per la difesa degli utili di un soggetto “privato” come Autofiori, rispetto agli interessi generali di una collettività in transito che tra Savona e Ventimiglia caccia ormai più soldi al casello che dal benzinaio. Retorico e populistico? Bene. Ri-cominciamo da qui.

Siamo andati a farci un oneroso giretto dulla A10, ma ve lo racconteremo la prossima volta.

Nel frattempo abbiamo realizzato un sommario raffronto tra le tariffe di tratte austostradali analoghe per lunghezza:

A1 Milano > Parma (113 Km): € 6,70
A1 – A14 Parma > Imola (127 Km): € 6,70
Padova > Bologna (111 Km): € 6,30
A4 Venezia > Verona – Aeroporto (km114): € 6,80
A7 Busalla > Milano (111 Km): € 6,50
A6 Torino > Altare (114 Km): € 9,10
A12 Deiva Marina > Livorno: (115 Km) : € 10,30 (S.A.L.T. / SIAS)
Roma > Pontecorvo (114 Km) : € 6,90
Roma > L’Aquila (108 Km): € 7,40
Firenze > Chianciano (113 Km) : € 6,30
Firenze > Bologna (119 Km) : € 7,30

And the winner is…

Savona > Ventimiglia (113,3 Km) : €11,40 (gruppo S.A.L.T. / SIAS)

Ma si, certo, si. La solita peculiarità orografica… no shame.

A pensar male si fa peccato, ma noi siamo impenitenti. Incuriositi abbiamo dato un ripassino alle carte dell’Autofiori e non solo. Nella ridda di cifre dei bilanci 2008, ce n’è una che urla:
ha un nome misterioso, di quelli che piacciono a certi Sindaci revisori non solo savonesi: EBITDA.

Tradurlo con “cresta” è giusto ma pare troppo, così cerchiamo la definizione vera che è in fondo un sinonimo: “margine operativo lordo” prima di interessi passivi, imposte e ammortamenti. E’ il “quanto frutta una Società”.
Gli esperti di finanza sanno che tipicamente gli utili industriali di impresa parametrati anche nelle gare di appalto si attestano tra il 4 e il 10%.
Noi non siamo esperti di finanza, ma nei bilanci Autofiori il margine operativo lordo EBITDA del 2008 ammonterebbe al 50,15% con un “risultato operativo” (EBIT) dichiarato al 26% dei ricavi. Straordinario per gli azionisti, flagello per gli utenti. Sarà lecito, ma anche politicamente / moralmente ammissibile? (ammesso che queste due voci abbiano ancora un qualche peso sulla cosa ex-pubblica)

La spariamo grossa: se non abbiamo capito male, se gli azionisti pubblici e privati non si mettessero in saccoccia questi utili da paura il pedaggio potrebbe costare dal 26% IN MENO fino alla metà, nell’interesse della collettività. Certo, chiuderebbero i bilanci alla pari, peccato. Una bestemmia finanziaria, ma favore degli utenti.

Il povero Enrico Mattei forse pensava qualcosa di simile per i prezzi della benzina negli anni del boom, ma qualcuno ha ritenuto opportuno sabotare con cura l’aereo sul quale viaggiava, il 26 ottobre 1962. E’ rientrato negli ammortamenti, col solito tragico incidente.

AUTOFIORI però, con 130.659 milioni di Euro di “ricavi netti da PEDAGGI” certamente verserà all’ANAS (che le ha da poco rinnovato la concessione per altri dieci anni) una bella fettona, a vantaggio delle Casse dello Stato… Come no: nel 2008 il canone di concessione ANAS sarebbe stato di poco più di 3 milioni di euro (3.293 per l’esattezza, a bilancio). Avremo letto male.

Capito perchè le autostrade facevano gola ai privati?

Ma Autofiori & le altre, guadagnano anche dalle imprese collegate. Parecchie. Da ABC costruzioni ad esempio (+900.000 Euro nel 2008) partecipata al 28,1%, e alla quale la stessa Autofiori affida diversi lavori di costruzione e manutenzione. Con gara d’appalto, s’intende…

Interessanti anche, nonostante tutti gli attivi, i quasi 9 milioni di euro di interessi passivi: tre milioni di euro per interessi su conti correnti e spese bancarie, cinque milioni e 666mila Euro per interessi su mutui a medio e lungo termine. Ma cosa mutuano con 130 milioni di euro di pedaggi incassati ogni anno?

Saranno contente le banche azioniste (Carige e Carisa) ma anche Unicredit, che oltre a 100 milioni di euro di mutui condivide con Autofiori la stessa società di certificazione contabile, l’omnipresente Deloitte & Touche, che per dovere di cronaca ha trattato la transazione con gli obbligazionisti Parmalat, dopo essere stata rinviata a giudizio per l’omonimo crack, oltre che per quello di Cirio (con Cragnotti, Fiorani, Geronzi ed altri – ANSA, 25/09/2007)

Son cose belle.

D’altra parte il costo della vita aumenta, anche se i bot non rendono più nulla, e per far risparmiare automobilisti e i camionisti Autofiori ha deciso di ritoccare leggermente anche il compenso degli amministratori, portandolo da 196.000 Euro del 2007 a 266.000 Euro nel 2008: +35,7% in un anno. Beati loro.

Il capitolo “investimenti” e sicurezza sono altri libri, ma se ai lettori il tema interessa ce lo dicano e si va ancora più a fondo.

Qualche riga la merita un’azionista dell’Autofiori: S.p.a. Albenga – Garessio – Ceva, alias: l’autostrada che non c’è.

Azionisti del fantasma sono tutti i comuni interessati dal suo tracciato, dalla “A” come Albenga e Alassio alla “Z” come Zuccarello, passando inevitabilmente per la “S” del Comune di Savona (che non è sul tracciato ma pazienza) che vi ha investito una quota nominale in azioni per ben 300 Euro, mica bruscolini…

Tra i titolari delle azioni della ALBENGA – GARESSIO – CEVA S.p.A. ci sono varie Camere di Commercio spalmate sul terrirorio e persino la Comunità Montana Ingauna. Ma se il comune di Perlo, ad esempio, possiede ben SEI azioni per un valore di 6 Euro (non è uno scherzo) le società del gruppo Gavio, tanto per cambiare fanno la parte del leone con oltre 160.000 Euro, per dare un’idea dei rapporti.
La Spa di questa autostrada fantasma, è poi a sua volta socia di tale S.I.TRA.CI. Spa, SOCIETA’ PER IL TRAFORO DEL CIRIEGIA, costituita a capitale pubblico nel lontano 1964 per favorirne la realizzazione, peraltro mai avvenuta.
O “meglio”: nel cuore di quello che oggi è il meravigioso Parco delle Alpi Marittime, fu scavato nella montagna un tòcco di galleria della quale non resta che una foto in bianco e nero che dobbiamo in esclusiva ad un inaspettata disponibilità della Provincia Granda, da dove ci dicono che là dentro ormai ci sono solo topi. Il Traforo del Ciriegia fu così indispensabile che una quindicina di anni or sono vennero persino chiuso l’imbocco di quel che restava della galleria incompiuta, per bonificare la zona.

Sembrano altrettanto bonificati i compensi a favore dei numerosi consiglieri, dal 1964. Il traforo non c’è, ma la sua società si, con un capitale sociale di oltre 3 milioni di euro. Vi partecipa buon’ultima persino la Provincia di Savona, che il 23/02/2009 dopo un estenuante dibattito si è lasciata sfuggire l’affare del secolo: l’acquisto di ulteriori quote del non-traforo dai Comuni di Entracque (CN) e dalla Comunità Montana dell’Alta Langa, un business da ben 3.300 (tremilatrecento) Euro (sic) al quale Palazzo Nervi ha poi deciso di rinunciare, mantenendo ben salda una determinante partecipazione allo 0,03% (Fonte: Provincia di Savona)

A metà degli anni ’90 la storia torna utile:

TORINO, 9 GENNAIO 1995 – Nel 2002 si transitera’ tra Italia e Francia attraverso un nuovo traforo autostradale, quello del massiccio del Mercantour. Il progetto dovra’ essere pronto entro la fine di quest’ anno e i lavori partiranno nella primavera del’96. Tempi di realizzazione, sei anni appunto, in contemporanea alla costruzione del nuovo traforo del Tenda. Sono questi gli obbiettivi, tutti confermati, durante la quarta riunione della commissione intergovernativa italo-francese per il collegamento autostradale tra Cuneo e Nizza, in Francia, che si e’ svolta oggi a Torino nella sede della giunta regionale piemontese. La commissione si era riunita in precedenza a Parigi, Nizza e Cuneo. L’ assessore regionale ai Trasporti, Ugo Cavallera, ha sottolineato che ”con questo collegamento il Piemonte sud uscira’ dall’ isolamento, anche in connessione con la prossima costruzione del tratto autostradale tra Asti e Cuneo.” (Ansa, 15 anni fa.)

Si è visto.
Anche se non ci eravamo accorti che il Piemonte, patria di auto ed autostrade, fosse in realtà così isolato…

La S.I.TRA.CI. Spa per il traforo del Ciriegia “è affidata a un consiglio di amministrazione composto da non meno di 8 e non più di 17 membri oltre al Presidente” (Fonte: Comune di Cuneo, delibera nr. 106/2004)

Dopo 36 anni è in liquidazione ma rispondono ancora al telefono! Peccato non abbiano uno straccio di immagine del traforo, che in atti ufficiali venne pure confuso con CILIEGIA provocando qualche nervosismo nella Granda. Povero traforino.

Torniamo alla nostra autostrada che non c’è. Pur non esistendo la Albenga – Garessio – Ceva, la sua Società già guadagna “modernamente”. Non tanto dai pedaggi del non-traforo a ciliegia ma da quelli della nostra Autofiori Spa, con la quale condivide qualche consigliere. Nel plotone di nove dignitari + 7 sindaci ricompare anche qui l’ex presidente della Provincia di Savona Marco Bertolotto. Al 31/12/2008 la Società dell’autostrada che non c’è ha incassato da Autofiori un miliardo di vecchie lire, e senza colpo ferire ne ha speso mezzo. Per cosa, non è chiarissimo.

L’autostrada non c’è, ma già la sua Spa oltre ad una parte del non-traforo ha comprato anche un pezzetto della Torino-Milano (0,066%) e della quotatissima SIAS (Gruppo Gavio 0,042%) Hai capito? Nel (molto) tempo libero, se la giocano in borsa. Magari con qualche piccola soddisfazione. Beati loro.

Che tanto, l’Oggetto Sociale da statuto è (leggere bene):

“LA REALIZZAZIONE DI UNA AUTOSTRADA CHE, ATTRAVERSO IL COLLE SAN BERNARDO DI GARESSIO, MEDIANTE TRAFORO, COLLEGHI ALBENGA CON GARESSIO E CEVA E LA PROMOZIONE, LA PROGETTAZIONE E LA REALIZZAZIONE DI SOLUZIONI ATTE A MIGLIORARE LA VIABILITA’ ESISTENTE TRA ALBENGA E GARESSIO REALIZZABILI ANCHE PER TRONCHI FUNZIONALI E PROPEDEUTICHE A SALVAGUARDARE LA REDDITIVITA’ DELLA SOCIETA’ ANCHE NELL’IPOTESI MINIMA DI REALIZZAZIONE, IN UN PRIMO TEMPO, DEL SOLO TRAFORO DI VALICO A PEDAGGIO.(…) LA SOCIETA’ POTRA’ INOLTRE, ANCHE ATTRAVERSO L’ACQUISIZIONE E LA DETENZIONE DI PARTECIPAZIONI IN SOCIETA’ CONTROLLATE O COLLEGATE, SVOLGERE ATTIVITA’ IN SETTORI DIVERSI DA QUELLO PRINCIPALE E, IN PARTICOLARE, NEI SEGUENTI SETTORI:

A) DELLE INFRASTRUTTURE, INFORMATICO, TELEMATICO, DELLA TELECOMUNICAZIONE, DEI SISTEMI DI PAGAMENTO E DEI SERVIZI ALLA MOBILITA’

B) DELLA LOGISTICA

C) DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE (?)

D) IMMOBILIARE… (te pareva n.d.r.)

LA SOCIETA’ PUO’ PERSEGUIRE LO SCOPO INSITO NEL SUO OGGETTO SOCIALE, SIA MEDIANTE UN’ ATTIVITA’ DIRETTA ED IMMEDIATA DI STUDIO, DI PROGETTAZIONE, DI COSTRUZIONE E DI ESERCIZIO DELLE TRATTE AUTOSTRADALI E DELLE OPERE REALIZZATE (…)”

DIRETTA ED IMMEDIATA ?! Rileggendo quest’ultima frase siamo quasi certi che ci sia un errore di trascrizione nella data di costituzione della società: 11/05/1967

Per certo divenne società per azioni il 29 settembre 2004, da Srl qual’era.

Abbiamo curiosato un po’ tra i verbali dell’Assemblea dell’ 11 maggio 2009 (Marco Bertolotto assente giustificato) ricavandone un quadretto gustoso:

TRATTO DAI VERBALI:

– Il Comune di Alassio – nella persona del suo sindaco Marco Melgrati, chiede ufficialmente il motivo per il quale si stanno distribuendo utili. Il presidente della Albenga – Garessio – Ceva S.p.A. gli risponde candidamrnte: “per dare visibilità alla Società, e va vista come un segnale positivo essenzialmente per i soci pubblici.” Testuale.

Che cosa significhi, non sappiamo.

Contestualmente viene deliberata la nomina dell’immancabile “Comitato territoriale” che dovrà essere composto da altri minimo cinque consiglieri esterni alla Società, ma non più di nove in questo caso.

La provincia di Savona nella persona di Antonella Lazzari riferisce di aver approvato il dovuto regolamento per l’elezione del Comitato Territoriale (dell’autostrada che non c’è) ma che i suoi revisori “hanno sollevato dubbi su un soggetto non previsto dallo Statuto” per quanto riguarda le indennità previste all’ art. 11 per i rimborsi spese. Dunque NO indennità, ma SI spese.

Il Comune di Garessio (rappresentato da Bruno Bologna) esprime “forte parere negativo”
Chiamandosi la Società “Albenga – GARESSIO – Ceva” a occhio diremmo che è un problema.

  Il presidente Luigi Sappa from Garessio lascia a verbale una frase indimenticabile, dove:
“ritiene che la Società debba veramente muoversi in qualche direzione operativa e strategica per consentire ai Soci Pubblici di giustificare la partecipazione con le quote azionarie in una società non operativa.”

Beati loro.

A verbale di nuovo Marco Melgrati sindaco di Alassio che chiede al Consiglio (ATTENZIONE) :

“un obiettivo concreto” evidenziando “gli aspetti positivi del progetto alternativo al nostro oggetto sociale per il quale ricorda la mancanza dei fondi necessari e l’analisi negativa dei flussi di traffico (!) ossia la tratta Albenga – Carcare – Predosa (AL)”

Poi interviene il consigliere Alfredo BORCHI – oltre che vice presidente della Garessio-Ceva Spa -è anche amministratore delegato di Autofiori Spa, l’autostrada più cara d’Italia

Chi è Borchi? Breve parentesi:

Dopo la frana di Noli e della Via Aurelia l’allora sindaco di Loano, Angelo Vaccarezza, chiede umilmente di “valutare l’opportunita’ di concedere uno sgravio al pedaggio per il tratto di percorrenza sopra citato fino al ripristino della viabilita’ sull’Aurelia” (Ansa, 19/01/2008) Alfredo Borchi, consapevole del pubblico servizio reso e vantato dalla società che amministra (A.d.F. A10 in concessione) risponde con calma quattro giorni dopo, così:
“Le concessionarie autostradali hanno il dovere di riscuotere i pedaggi comprensivi di sovrapprezzi e di Iva da versare allo Stato. Eventuali esenzioni non espressamente autorizzate configurano un’elusione fiscale. Per tale motivo non mi è possibile accogliere la sua richiesta”. Tiè. Il sindaco di Loano prende atto, ringrazia e se ne sta.
I pedaggi Autofiori finirà per pagarli la Provincia di Savona (Ansa, 23/01/2008)
La risposta è ben congegniata per dare l’idea, senza virgole, che i pedaggi ADF li debba versare allo stato, cosa che accade solo per l’IVA (ovviamente), tolto l’esiguo canone all’Anas.
Altrimenti i loro utili sarebbero una magia, no?

Torniamo al verbale d’assemblea dell’autostrada che non c’é. Mentre Melgrati parla di di traffico in calo, Borchi a verbale sostiene il contrario, ricordando casualmente come:

“le attuali norme di legge richiedano uno sforzo economico notevole per gli enti privati che volessero intraprendere iniziative progettuali non certamente affrontabili con le sole disponibilità finanziarie della Società; solo una forte iniziativa delle due Regioni su un tracciato scelto in comune accordo e previo stanziamento delle occorrenti risorse, potrà consentire la disponibilità di parte dei fondi e dare così anche alla Vostra Società la possibilità di candidarsi per partecipare allo sviluppo del progetto e/o del project financing.” (testualmente tratto dal verbale d’assemblea dell’ Albenga – Garessio – Ceva Spa, 11 maggio 2009)

I privati da 130 milioni di euro l’anno di incassi (solo per l’autofiori) non ce la fanno… Poverini, son da capire. E’ bello essere imprenditori senza rischi d’impresa e con incassi pubblici sicuri e garantiti. Beati Loro.

Segue Luigi Sappa (il Presidente) che si dice d’accordo praticamente con tutti.

Altro che convergenze parallele!

Ma per una mezza miliardata di vecchie lire questo manipolo di eroi avrà studiato l’impossibile…
Per dugare i dubbi nella Relazione del Consiglio dell’ 11/05/09 c’è scritto, chiaro, tondo e a scanso di equivoci: “Durante l’esercizio non si è svolta attività di studio e di ricerca.”

Trascritto in copia / incolla

Poi il gran finale alla voce Fattori di rischio ed incertezze: “La Società risulta esposta alle incertezze derivanti dal portafoglio partecipazioni, titoli e fondi in considerazione dell’andamento dei mercati borsistici.”

Immensi.
Beati Loro.

Quindi, se abbiamo capito : la società dell’autostrada che non c’è è socia di quella più cara d’Italia, non ha fatto ricerche né studi, non ha un progetto preciso, chiede fondi alle Regioni e gioca in borsa con i soldi pubblici?

Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale.

PS: Se poi A.d.F ci spiega dove si trova la “terza corsia ad Imperia Est” citata nei bilanci 2008, grazie.

Martedì 26 Gennaio 2010

  A10 e la “qualità percepita”
Passata pasquetta, passato merendino.

Non ancora passate le code in autostrada (23 km tra Pietra Ligure e Savona mentre scriviamo – GR Rai1), resta un incasso da urlo per chi la gestisce.

L’autostrada in oggetto è la più cara d’Italia, ci piace ricordarlo: A10 Savona – Ventimiglia 113,3 km lastricati in oro zecchino 24 carati, rifrangenti in diamante, spartitraffico di platino. E’ l’unica con i cestini per la rumenta in ermellino e le gallerie profumate da Chanel.

 Autofiori ha recentemente varato un’ indispensabile azione di monitoraggio sulla QUALITA’ PERCEPITA. Basta risate.

Pasqua 2010, casello di Savona. Mentre le luminose di Autostrade per l’Italia raccomandavano l’uso delle cinture di sicurezza, quelle di Autofiori riportavano fino all’ altroieri questa frase relativamente misteriosa: “Rilevazione Qualità percepita su www.autofiori.it“. Così pure presso gli altri caselli della tratta in concessione, da Savona a Ventimiglia.

Guardiamo sull’omonimo sito web. Trattasi di una specie di “sondaggio”, curato ovviamente dalla parte interessata. Un questionario di soddisfazione sui “servizi” offerti dall’Autofiori. Quali? Appunto. Nel sapido quiz, non UNA domanda sul prezzo del pedaggio. Strano no? 🙂

Ma soprattutto, NON conta la Qualità sostanziale ma quella PERCEPITA.
Il che sembra una contraddizione in termini, una dicotomia tra il vero e la fuffa, ma a tanto siamo giunti.

Chissà quando vedremo i risultati di questi “sondaggi”, e soprattutto quale sarà l’autorità terza che ci garantirà la loro veridicità (o verosomiglianza). In più l’automobilista sarà felice di pagare una quota parte del lauto pedaggio affinchè gli venga chiesto quanto lo soddisfi nientemeno che… prendere l’autostrada. Si vede che Autofiori Spa, che la gestisce, non riesce proprio ad immaginarselo. Dunque li aiutiamo.

Ieri, pasquetta, casello di Finale Ligure. Anche solo per riuscire ad imboccare l’agognata Autofiori, code inverosimili. Su quattro piste del piccolo casello (che’ uno grande costa) quelle aperte erano… una. In autostrada verso Savona tutti felicemente a passo d’uomo, come ora.

Le strategiche e indispensabili aree di parcheggio, attrezzate si intende, erano deserte, ma con tutti i sacchettini rosa della rumenta marchiati rigorosamente “A 10 AUTOFIORI” : per la monnezza vorrai mica usare dei sacchetti qualunque? L’autostrada più cara d’italia deve farseli disegnare ad hoc, affinchè vengano PERCEPITI come un qualcosa qualitativamente wow, che tanto il pedaggio lo paga il turista che va e quello che torna. E CHE pedaggio…

Scappa l’occhio su un articolo di qualche settimana fa: “AUTOFIORI, APPROVATO IL BILANCIO 2009. L’UTILE NETTO CRESCE DEL 43%” Nientemeno?! Ma complimenti! Ricavi netti totali a soli 142 milioni di Euro. Ma il bello arriva dopo: “… i costi operativi dell’esercizio, pari a 61,5 milioni di Euro (70,7 milioni di Euro nel 2008), registrano una diminuzione di 9 milioni di Euro – 12,9% (18 miliardi di vecchie lire, n.d.r.) per effetto soprattutto DELLA MINORE ATTIVITA’ MANUTENTIVA”

Ri- complimenti! E scriviamolo, anche. Pur affrettandosi poi a precisare “senza alcun riflesso negativo per la sicurezza”. Un autentico miracolo: come mai non lo si è messo in atto prima, vista e considerata la fame fatale di utili e fatturato?

Forse perchè le maglie larghe dei controlli sono talmente larghe da non imporre, ad esempio, la completa ed immediata sostituzione di TUTTI i guard rail. Non sfugge infatti che mentre in alcune tratte questi sono stati sostituiti con quelli rinforzati e antisfondamento – utili anche ai vacanzieri per non precipitare con la famiglia giù da un viadotto – in molte altre il guard rail è vecchio di quasi 30 anni, arrugginito, con un montante di sostegno ogni 4 metri e alto meno di uno. L’ideale per una bella capriola nel vuoto o contro il pieno di automobilisti, motociclisti e camionisti.

Non basta costruire un nuovo casello a Borghetto Santo Spirito, con tanto di cavalcavia avveniristico in materiali compositi: anche lì sotto – in curva – il guard rail che separa le due corsie di marcia arriva a malapena all’altezza del femore. Il salto di carreggiata? Questo sconosciuto, evidentemente. E così avanti, lungo quasi tutta la tratta Savona – Ventimiglia, la più cara d’Italia.

L’importante è la qualità PERCEPITA, mica il guardrail che ti salva (o meno) la vita.

E’ curioso come anche lungo strade minori e soprattutto gratuite (vedi tangenziale di Cairo Montenotte) i guardrail siano tra i più moderni, alti e robusti che il mercato offra. Altezza di m1,80 ca, (e non di un metro scarso) un montante di rinforzo ogni metro (e non uno ogni 4), “lama” a tripla onda e rinforzo di base ad unire tutti gli elementi per renderli solidali ed evitare sfondamenti anche di mezzi pesanti, nei limiti del possibile.

In A10 no. Perchè? Costano troppo? Non ci sono i soldi forse? O contrariamente a quanto viene affermato nella dichiarazione di intenti / codice etico, la sicurezza non è una “priorità prioritaria” rispetto alla qualità PERCEPITA?

Capita anche che passando si PERCEPISCA uno strano camioncino arancione fermo in un area di sosta. Avvicinandosi si nota un fior di gruppo elettrogeno caricato sul cassone che attraverso un “impianto” certamente a norma, “ciuccia” gasolio con un tubo dell’acqua da un bidone sistemato alla meglio lì accanto. A che serve? Ad alimentare le luci della galleria durante un’indispensabile operazione di make-up come la tinteggiatura in bianco-panna della cabina di trasformazione ENEL…

Ma di norma le gallerie autostradali non dovrebbero essere dotate “di serie” con un gruppo elettrogeno che ne garantisca l’illuminazione? Se arriva un temporale si rischia di entrare in un buco nero? Non si sa.

E… all’inizio delle gallerie lunghe non sarebbero obbligatori i semafori sopra ciascuna corsia? Figurati. Ne abbiamo intravisti un paio giusto ieri, rigorosamente spenti.

La lentezza della coda di pasquetta ci ha anche permesso di ammirare da vicino lo stato in cui versano le gallerie e buona parte dei loro intonaci. Stendiamo un velo, se possibile impermeabile, specie nella galleria di Orco – Feglino, dove senza troppi complimenti, piove dentro. Ma se non hai una cabrio, la cosa non viene PERCEPITA, dunque, che vuoi che sia?

Poi prosegui, ma fino a Spotorno inoltrata, con brevi eccezioni, hai accanto un guard rail vintage così leggero che pare basti guardarlo per finire di sotto. Vuoi mettere quale soddisfazione PERCEPITA mentre plani dal viadotto? (battuta che non ci piace, ma tant’è)

Mario Molinari da www.savonanews.it

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