LA FINE ANTICIPATA DI UN SISTEMA DI POTERE:
IL CENTRODESTRA NEL PONENTE LIGURE di Qual
Lo scioglimento del consiglio comunale di Albenga, che segue alla conquista da parte del centrosinistra del Comune di Sanremo in esito ad una vera e propria “stagione degli scandali”, rappresenta un punto di riferimento inequivocabile: il centrodestra che pareva aver costruito, nel Ponente Ligure, un sistema di potere inattaccabile sta già franando.
Tutto è avvenuto nel giro di pochi anni (meno di 10): la conquista di Albenga, realizzatasi due anni fa, aveva rappresentato il vero e proprio apogeo del centrodestra ponentino, perché la città delle Torri era sempre stata aspramente contesa per via dell'anomalia “viveriana”, la presenza cioè di un personaggio del calibro dello scomparso Angelo Viveri, discutibilissimo sotto diversi aspetti ma abilissimo a gestire, nel concreto, proprio quel tipo di situazione economica, sociale, politica.
Oggi, per il centrodestra, il quadro sembra davvero cambiare e l'idea di aver instaurato un vero e proprio “impero” tra Finale e Ventimiglia sta paurosamente vacillando.
Come si è arrivati in questa situazione, ed in così poco tempo?
Esiste, prima di tutto, un limite culturale di fondo che risale al vertice della piramide di potere del centrodestra ponentino: l'assoluta inadeguatezza del sistema di potere scajolano a gestire una situazione complessa. Insomma, Taviani non si imita tagliando nastri e pronunciando discorsi : lo scontro con la Regione è stato abbondantemente pagato e lo scarso “valore aggiunto” rappresentato da questo tipo di sistema di potere ha consentito lo svilupparsi di “principati autonomi” che, poi, alla fine non risponderanno sul terreno della linea generale (Bottini è clamorosamente caduto su di un problema di tangenti, Melgrati sicuramente, di fronte alla frana, si smarcherà rapidamente, Albenga, come vedremo sarà terreno di conquista per bande contrapposte).
Del resto questi principati si sono alimentati del corporativismo dei diversi segmenti della società che li avevano sostenuti, nel corso delle campagne elettorali: segmenti della società rappresentanti di istanze economiche entrate in crisi, proprio di questi tempi, per via della crisi del turismo, del commercio, della speculazione edilizia.
Il centrodestra non ha saputo lanciare, in una situazione dove il suo potere elettorale appariva stragrandemente maggioritario e l'avversario tentava di imitarlo ed insinuarsi nelle pieghe anziché contrastarlo, una idea unificante che riportasse “affari” nella zona: poteva essere il raddoppio della ferrovia e questo avrebbero dovuto imporre a Roma dirigenti avveduti, cercando l'appoggio pieno della Regione Liguria. Invece i tanti consiglieri ed assessori ponentini approdati alla Reggia di Via Fieschi, hanno cercato di sbranarsi tra di loro addentando le ossa di ciò che ritenevano maggiormente appetibile: agricoltura, turismo, ecc.
Questa breve analisi pone in rilievo un dato: l'assoluta inadeguatezza di un ceto politico sorto all'improvviso sulle ceneri di quello DC, con seconde linee improvvisatesi generali, molto sensibili, in più, al tema della corruzione come dimostrano le molte inchieste in corso.
Insomma: un disastro, perché conflitti d'interesse, corporativismi, meschine cordate formate per obiettivi risibili si avvertono sul territorio, in precedenza rispetto allo sconquasso che atteggiamenti simili produrranno sul piano nazionale.