Fantapolitica: caccia al segretario?
di Tiberi Lamini
Gli organismi nazionali del PRC hanno deliberato il percorso congressuale ed è un fiorire di posizioni, di documenti, di emendamenti.
A
questo punto il Congresso assume un sapore strano, con un piede e la testa nella
GAD, ed il corpo del Partito che stenta a ritrovarsi in una marea di scelte,
molte solo tattiche. La conclusione sarà l’atteso risultato di Bertinotti
(basterà il 50,1%), col quale il sicuro riconfermato segretario nazionale potrà andare a governare il Paese (se vincerà le
elezioni il centro-sinistra) avendo una schiera di “fedelissimi” che non lo
tirerà per la giacchetta quando, una volta al governo, gli toccherà applicare
le direttive ed i parametri di Maastricht, tanto difese da Prodi, su previdenza,
lavoro, risorse militari, sanità, alla faccia dei movimenti. Insomma è
l'occasione per Bertinotti per scrollarsi dalle spalle pesanti presenze, zavorra
inutile per il progetto che persegue con tanta tenacia ormai da parecchi mesi. Ai lati ci
sono
dei documenti che esaurita la fase congressuale, e a seconda della percentuale
ottenuta, potranno far valere e pendere la bilancia a favore di una
ricomposizione organica nelle stanze dirigenziali. C’è pure una mozione che vede
strategicamente errato l’accordo col centro-sinistra, ma
non poi così tanto da provocare una scissione. Insomma è il momento dove tutti
debbono remigare ben in alto.
A Savona il combattimento congressuale sarà davvero
interessante se le tendenze, le sensibilità saranno tutte presenti. La federazione che
ieri poteva contare su una percentuale del 60% rifacentesi a Bertinotti (la cui
rappresentazione locale è Zunino, attuale segretario) e un 40% a Ferrando
(Turchi a livello locale) con qualche atteggiamento opportunistico e
personalistico della componente sindacale, dovrà domani logicamente frammentarsi.
Passato
il congresso alcune mozioni si ricompatteranno velocemente in occasione della
formazione dei gruppi dirigenti e per affrontare le elezioni regionali, dando
vita ad una raggruppamento utile al governo della federazione.
L’incognita
più interessante è chi ne sarà alla testa.
Occorre
infatti tenere conto che risulterà un ruolo
difficile, per la perdita secca di iscritti (stando alle pubblicazioni dello
stesso Partito), per l’allontanamento dal tessuto sociale se non in termini di
mera e stentata apparenza, per la
diversificata collocazione politica-amministrativa in una provincia devastata
nell’occupazione, dove i rapporti con i DS e con la maggiore rappresentanza
sindacale sono delicatissimi.
Il
problema potrebbe essere la figura del segretario di fede bertinottiana:
infatti, l’attuale, oltre alle pluricariche amministrative a cui si aggiungerà
quella di assessore regionale, se Burlando viene premiato per il suo silenzio,
non possiamo aspettarci che svolga ancora il ruolo di segretario della
federazione savonese, rivelatosi straordinariamente funzionale all’ascesa alle
cariche di governo, e all’aspettativa dal lavoro.
Non
sembra infatti siano emerse figure sostitutive nel misero panorama savonese.
Una
buona soluzione potrebbe essere quella già utilizzata a livello nazionale:
individuare un esterno, vicino da sempre alle posizioni di Rifondazione, sentito
come affidabile, che assuma questo incarico.
D’altra
parte Bertinotti fece la sua comparsa in occasione del Congresso che lo elesse
segretario, e l’attuale Direttore di Liberazione, giornale del Partito, è
Sansonetti, per anni condirettore dell’Unità.
Insomma
potremmo vedere la comparsa sul palcoscenico congressuale savonese di soggetti
utili (chiamati?) allo scopo?
Se così fosse, si prolungherebbe un periodo di grande recessione della politica e dei comunisti in particolare. Dove la rinuncia politica del confronto e della proposta con una base potenzialmente ampliabile di consenso lascia spazio al minimalismo e al politicismo più arretrato. Ed è un peccato perché è un terreno sul quale nessuna forza politica sembra intenzionata ormai a spendersi.