Genova. La Regione Liguria tira diritto e si dichiara in
regola. Nel senso: non c'è abuso d'ufficio
nell'organizzazione delle addizionali regionali dell'Ire
stabilita con la manovra del 2005. L'obiettivo della giunta
e del testo licenziato dal consiglio era proprio quello di
applicare le aliquote nel modo che invece è stato contestato
dalla procura d'Imperia: tre livelli di reddito con tre
quote diverse ma con l'imposta da applicare all'intero
imponibile e non per scaglioni progressivi. Del resto,
spiega la giunta, la richiesta sulla progressività era stata
espressamente richiesta da Rifondazione, in un dettaglio
anche dalla Lista Biasotti. Ma la proposta fu respinta.
Quindi. L'assessore G. B. Pittaluga non fa retromarcia: da
un lato annuncia che se la sua manovra fosse giudicata
"colpevole" per un vizio di costituzionalità, lui stesso è
pronto a dimettersi all'istante; ma dall'altro prevede che
tutto si risolverà in una bolla di sapone e per questo
attacca i magistrati imperiesi. «Se tutto dovesse risolversi
nel nulla - dice - ci sarebbe da chiedersi il senso di
questa situazione. Un atto che ha ingenerato sfiducia nel
contribuente e ha leso la credibilità delle istituzioni. La
nostra manovra è identica, nel metodo, a quella di Piemonte
e Umbria e non mi risulta che in quelle Regioni siano stati
avanzati rilievi».
Anzi, Pittaluga ironizza sulla missione voluta dalla procura
di Imperia dei due agenti della Guardia di Finanza che la
settimana scorsa sono venuti nel palazzone del consiglio
regionale per ritirare la delibera in questione. «Bastava
cercarla su internet, nel bollettino ufficiale», sibila.
Ovviamente, la polemica si riversa immediatamente nella
politica e già ieri pomeriggio l'assessore si è dovuto
difendere in commissione dall'attacco incrociato di tutta
l'opposizione di centrodestra e dei consiglieri di
Rifondazione. Pittaluga, secondo gli oppositori, avrebbe
sottovalutato il fatto, e detto che eventuali avvisi di
garanzia colpirebbero solo i funzionari. Secca la smentita.
Pittaluga ha affermato che non vi sarebbe alcuna difformità
da incriminare. Perché«l'articolo 50 del decreto legislativo
446 del 1997 a cui si richiama la legge regionale, prevede
che l'Ire, a differenza dell'Irpef, sia applicata al reddito
complessivo».
Facendo riferimento alle precedenti richieste sulla
progressività avanzate da Marco Nesci (Rc) e Matteo
Marcenaro (Udc), Pittaluga ha detto: «Un conto è fare un
discorso politico, diverso è fare un discorso tecnico. Sul
piano politico è ovvio che si possono sostenere diverse
cose, si può anche sostenere che la legge 446 dello Stato
italiano sia incostituzionale».
In questa fase di incertezza comunque il messaggio della
Regione ai contribuenti è quello di aspettare l'evolversi
dei fatti. Senza risparmiare una seconda stilettata ai pm:
«Credo che in questi casi sarebbe meglio una certa
riservatezza e non creare queste situazioni che fanno
perdere credibilità alle istituzioni nel loro complesso, e
non solo alla Regione. Ma non so spiegarmi come sia nato
tutto questo, non riesco a individuare quale è stato il
movente».
Resta un problema di fondo: se la procura dovesse aver
ragione «ci sarebbero 50 milioni in meno - ha detto
Pittaluga - e bisognerebbe impostare degli interventi
correttivi. È chiaro che risulterebbe non coperto il
disavanzo della sanità. A questo punto i liguri avrebbero un
aumento immediato di tutte le imposte, addizionale e Irpef
che scatterebbe per tutti gli scaglioni di reddito all'1,4.
Tutte le imprese della Liguria avrebbero uno scatto
immediato di Irap al 5,25% e ci sarebbe un aggravio di
imposte di 170 milioni di euro circa per i liguri».
Giovanni Mari
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