Chi il colpevole? L’ uomo o Dio? Ciascuno di noi dovrà dare la propria risposta.
MARGHERITA PIRA |
Un palcoscenico. Ma forse non è un palcoscenico. E’ veramente il magazzino di un campo di concentramento nazista il giorno dopo la liberazione.
Un dramma di un giovane scrittore italiano: Stefano Massini.
Ma forse non è una rappresentazione; forse stiamo, per miracolo, assistendo ad un episodio di vita vera.
Un prigioniero con la riconoscibile divisa a strisce ed una evidente stella di Davide cucita su di essa viene trascinato con gli occhi coperti da una benda e sbattuto per terra da un ufficiale nazista.
L’ufficiale esercita su di lui ogni tipo di violenza e dice di attendere qualcuno che stabilirà il destino del prigioniero.
Due colpi bussati violentemente. Viene aperto; una donna, Elga, (Ottavia Piccolo) entra. Ha il fare deciso di chi sa, ma vuole spiegazioni.
Un cappotto copre non completamente l’inconfondibile divisa dei prigionieri.
Ha comprato dai camerati tedeschi l’ufficiale per un pacco di sigarette e quattro fette di pane.
Colpo di scena.
Le parti si invertono.
In realtà l’apparente deportato è l’ufficiale tedesco cui il vero deportato ha tolto la divisa indossandola poi come a pareggiare la partita.
Elga ha deciso di fare il processo, ma non al nazista bensì a Dio che ha permesso lo strazio inaudito del suo popolo.
Per il processo sono stati chiamati due anziani ebrei di Francoforte, due tra i saggi della comunità.
L’internato è il figlio del rabbino di Francoforte.
I convocati non conoscono l’intenzione di Elga e quando lei la spiega vogliono fuggire inorriditi da questa cerimonia blasfema. Inoltre, piamente, chiedono la presenza del rabbino come colui che sa la legge divina.
In realtà essi hanno avvertito il rabbino che giunge, inaspettato da Elga e annunciato dai terribili due colpi alla porta.
Il processo può cominciare. Elga presenterà i capi di accusa contro Dio, il rabbino sarà il difensore, il giovane sarà il segretario verbalizzatore e i due anziani i giudici.
Non manca neppure il colpevole. Dio è rappresentato dall’ufficiale tedesco. Perché?
Elga spiega il perché e ogni parola svela un dramma vissuto.
“Eravamo – dice Elga – nello spiazzo del campo in una gelida mattina d’inverno. Noi ebree in fila tutte nude e non sapevamo se piangere per l’offesa alla nostra dignità violata o per il freddo.
Forse inconsciamente piangevamo per entrambe le cose e le lacrime si ghiacciavano sulle guance. Gli ufficiali nazisti, ben protetti dalle loro divise, sghignazzavano guardandoci.
Tu, Sharfuhrer,ti sei avvicinato a caso ad una di noi. Ero io.
Mi hai ordinato di inginocchiarmi davanti a te, perché tu per me, donna di razza inferiore, eri Dio.
Al mio rifiuto deciso, hai puntato la tua pistola alla mia bocca spalancata e hai premuto il grilletto. La pistola si è inceppata. Tu hai pensato che fosse un segno divino e mi hai risparmiata. Tutte le altre sono morte nella camera a gas. Ora voglio vendicarle e vendicarmi su di te di quel Dio che hai detto di rappresentare.”
Inizia il processo in uno stato di tensione massima. Elga accusa Dio di aver tradito il suo popolo, di averlo ridotto in schiavitù, di averlo venduto, di avergli tolto ogni umanità ed esibisce le prove.
Lettere, immagini, oggetti, registri trovati negli archivi del campo. Tutto è terribilmente provato e tutto accusa quel Dio che Elga vuol condannare e il rabbino difendere.
Un solo punto a favore della difesa: una lettera in cui un prigioniero dice di aver compreso nella pietà e nel dolore l’enorme misericordia di Dio.
Un unico dubbio: è Dio il colpevole o lo sono uomini che con le loro azioni e le loro farneticanti teorie ne hanno usurpato il nome?
Il giudizio non verrà pronunciato dai presenti .Oggetti sacri trovati in una delle tante povere valigie di deportati rinvenute nel magazzino del campo e la presenza del rabbino chiamano a giudicare quel Dio a cui spesso anche altri essere umani chiedono risposte sul perché del proprio dolore.
Elga lascia una solo pallottola nella pistola e punta l’arma alla bocca dell’ufficiale.
Cala il sipario.
Chi il colpevole? L’ uomo o Dio?
Ciascuno di noi dovrà dare la propria risposta.
Margherita Pira